Vaccini: il nodo dei medici di base

Nicola Pepe. La gazzetta del Mezzogiorno

domenica 21 ottobre 2012

Vaccini, a Bari il nodo dei medici di base

di Nicola Pepe

BARI - I 23 gradi di ieri e le mezze maniche potrebbero essere il «termometro» di una situazione diversa. Ma la bella stagione sta per lasciarci e con l’abbassamento delle temperature arrivano i problemi di sempre. Mancano meno di due mesi al suo arrivo ma per l’influenza non abbiamo ancora i vaccini. Una prassi, assicurano dal dipartimento di prevenzione dell’Asl, che ha già inviato una prenotazione di 280mila dosi (7mila in più rispetto all’anno scorso) ad altrettante case farmaceutiche che stanno provvedendo alla produzione e al confezionamento delle fiale che dovranno proteggerci dai tre ceppi influenzali. Nessun battesimo ufficiale, per il momento, sul nome della prossima pandemia: quel che è certo è il periodo del picco previsto tra Natale e le primi due settimane del prossimo anno.

Nel frattempo, queste giornate - dal punto di vista meteorologico - sono ormai divise in due parti: le prime ore della mattina e la sera con una temperatura da maglioncino, mentre nel corso della giornata - soprattutto con il sole - si possono indossare abiti leggeri. Tali sbalzi termici stanno però determinando i primi problemi nonostante nelle scorse settimane si sia affacciato un virus che ha inchiodato a letto parecchia gente.

Torniamo ai vaccini. Nonostante la circolare del Ministero della Salute preveda - nella sua raccomandazione - di iniziare la campagna a metà ottobre, qui a Bari dei vaccini non c’è neanche l’ombra. Come già detto, si tratta di una procedura «normale» per due ragioni: primo, perchè il vaccino possa essere messo in commercio e distribuito serve un apposito decreto del Ministero della Salute che ancora non c’è (anche se è stata già diffusa la circolare). Il secondo motivo è che il nostro territorio, per sua posizione, apre le porte all’influenza non prima del periodo natalizio, motivo per cui la campagna è sempre iniziata a metà novembre.

Siamo in tempo dunque? Proviamo a fare due conti. Siamo al 21 ottobre e i vaccini non sono stati ancora ordinati: c’è solo una prenotazione cui dovrà seguire un ordine vero e proprio. Nel frattempo, come fa sapere il direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Asl, Domenico Lagravinese nella prenotazione è stato richiesto ad alcune aziende di prevedere una fornitura superiore del 20 per cento per sopperire alle dosi di «Inflexal», il vaccino che in via precauzionale è stato ritirato dal mercato (2,3 milioni di dosi) dalla stessa azienda produttrice per un problema a un test di sterilità eseguito al Ministero.

Ipotizziamo che entro la prossima settimana parta l’ordine, occorreranno non meno di due-tre settimane prima che ci siano le prime spedizioni. Una volta giunti a destinazione, i vaccini devono essere distribuiti ai medici di base. Stando così le cose, a metà novembre, dovrebbe (o potrebbe) partire regolarmente la campagna ma per il momento è tutto fermo.

Perchè? Da parte dei medici di medicina generale c’è stata una richiesta all’Asl di una integrazione al corrispettivo dei 6 euro e 15 centesimi che ciascuno dei 1.300, tra medici di base e pediatri, percepisce per inoculare ciascuna dose. Si tratterebbe di corrispondere altri 3 euro e 80 centesimi per ciascun vaccino ma limitatamente al raggiungimento del progetto obiettivo e all’obbligo di comunicazione dei flussi informativi al Ministero. La Regione avrebbe fatto sapere, con una circolare, di non ritenere di corrispondere un centesimo in più ai medici di medicina generale che, dal canto loro, rivendicano la possibilità di utilizzare dei vecchi «residui» di bilancio. Circostanze, questa, smentita dalla Asl («non c’è alcun residuo») che comunque precisa altresì la indisponibilità di fondi aziendali. Per ora non c’è una «mancata intesa», come non è stata ancora fatta chiarezza sulle modalità di inizio della campagna di vaccinazione.

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