Seu, controlli a tappeto nei caseifici
L’escherichia coli potrebbe aver contaminato i prodotti di altre ditte (Repubblica BA)
martedì 03 settembre 2013

MARA CHIARELLI (Repubblica Bari)
Proseguono i controlli a tappeto nei caseifici del sud est barese, dove si sospetta sia nata l’epidemia di Seu, la Sindrome emolitico — uremica, che ha mandato in ospedale 18 persone, per la maggior parte bambini. Dopo il sequestro di otto tonnellate di latticini e la chiusura del caseificio Di Leo, di Monopoli, dove sono state riscontrate cattive condizioni igienico- sanitarie, la caccia all’escherichia coli è continuata nel triangolo compreso fra Monopoli, Turi e Mola di Bari.
In quella porzione di territorio, i carabinieri del Nas di Bari e i veterinari della Asl hanno provveduto ad eseguire numerosi campioni di latticini, a cominciare dalla cagliata utilizzata per produrre i formaggi e, risalendo la filiera, di latte “crudo”, quello cioè non pastorizzato. L’ipotesi è che il terribile batterio che si manifesta con dissenteria e sangue nelle feci, dolori addominali e vomito, ma che soprattutto può comportare gravi conseguenze nefrologiche, si sia annidato in aziende produttrici di latte e che, commercializzato, sia poi finito in altre ditte che lo utilizzano per formaggi e latticini.
Una ipotesi che deve però ancora avere la conferma da Roma, e cioè dall’istituto superiore di sanità, dove stanno analizzando il campione prelevato nel caseificio Di Leo, dove era stato isolato l’escherichia coli. Bisogna, in sostanza, verificare se si tratti dello stesso ceppo che ha provocato la diffusione della Seu inPuglia. Intanto migliorano le condizioni dei piccoli ricoverati all’ospedale pediatrico “Giovanni XXIII” di Bari. Lì sono approdati anche gli ultimi due casi, un bimbo di un anno e un altro di cinque, entrambi abitanti nella zona di Mola.
In ogni caso, anche se il latte e i suoi derivati restano gli indiziati numero uno per la diffusione della sindrome in Puglia, non si escludono ancora altre ipotesi, anche perché non tutti i piccoli pazienti avrebbero assunto latticini. Il percorso di accertamento è lungo e complesso e passa attraverso una quantità di variabili, tanto che nelle scorse settimane erano finiti sotto la lente di ingrandimento altri alimenti, come l’anguria, la verdura cruda e le acque, sia di mare che di falda. Tutti alimenti risultati poi “innocenti”. Le analisi dell’Istituto superiore di sanità risulteranno a questo proposito decisive.
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