In corsia l’angoscia delle mamme “Così la SEU ha colpito i nostri figli”
L’epidemia si è bloccata ma restano ancora incerte le cause che hanno scatenato l’infezione
giovedì 22 agosto 2013

Repubblica Bari
UNA ricerca disperata, che soffre di molteplici incognite, sulle quali si cimentano da giorni gli esperti: dai tecnici dell’Osservatorio epidemiologico regionale, a quelli dell’Arpa e delle Asl. Al lavoro anche i carabinieri del Nas, che ieri mattina hanno ascoltato le mamme dei piccoli ricoverati, a caccia di un elemento comune che possa condurli all’identificazione dell’agente patogeno. E che ci torneranno oggi, per parlare ancora con le mamme degli altri pazienti.
UNA ricerca disperata, che soffre di molteplici incognite, sulle quali si cimentano da giorni gli esperti: dai tecnici dell’Osservatorio epidemiologico regionale, a quelli dell’Arpa e delle Asl. Al lavoro anche i carabinieri del Nas, che ieri mattina hanno ascoltato le mamme dei piccoli ricoverati, a caccia di un elemento comune che possa condurli all’identificazione dell’agente patogeno. E che ci torneranno oggi, per parlare ancora con le mamme degli altri pazienti.
Sotto choc quella di Deborah, che abita a Palo e solo ieri si è ricordata di quel bagno, l’unico in quei giorni, che i primi giorni di agosto, la piccola di due anni ha fatto nel mare di Torre canne. Paolo no, lui e i suoi fratelli abitano a Mola e lì hanno passato le loro giornate, tuffandosi in quelle acque. Lui ha tre anni e mezzo e l’anguria, quella finita sotto accusa nelle ultime ore, l’ha mangiata.
Ma Deborah l’ha solo assaggiata: si alimenta ancora con gli omogeneizzati e gli yogurt, a parte qualcosina che i nonni le hanno fatto provare. E, in ogni caso, le angurie provenivano da due punti vendita diversi, a Brindisi e a Barletta. Nessun elemento comune tra i due, dunque, neppure nel tempo di incubazione che, hanno spiegato i medici, può variare: Deborah si è ammalata il 5 agosto, ricoverata il 7, mentre per Paolo, arrivato in ospedale il 14, l’incubaclinichezione sarebbe stata più lunga.
Si cerca, quindi, e si susseguono i campionamenti di alimenti e acque marine, perché i risultati finora ottenuti non sono stati evidentemente sufficienti. Ieri i tecnici hanno analizzato campioni di angurie, ma si sono concentrati anche su una nota località termale del sud est barese, dove sono stati eseguiti numerosi controlli.
E intanto, come fa sapere l’Osservatorio, «le condizioni dei piccoli pazienti (di età compresa tra 11 mesi e 4 anni) sono in miglioramento. Sono state dimesse sette persone per completa regressione della sintomatologia. Le autorità sanitarie hanno il pieno controllo della situazione che non presenta ad oggi un quadro di particolare gravità». Senza dimenticare «l’importanza di lavare frequentemente le mani, non consumare carne cruda o poco cotta - raccomandano - non utilizzare gli stessi utensili e le stesse superfici di appoggio per cibi crudi e cotti, conservare gli alimenti in frigorifero, lavaggio accurato di frutta e verdura, bere acqua potabile, non consumare latte crudo non pastorizzato».
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