Allarme dagli Ordini Pugliesi: dal 2016 sempre meno medici in servizio !

Il rapporto tra pensionamenti e nuovi abilitati diventerà negativo a partire dal 2016.

giovedì 23 gennaio 2014

COMUNICATO STAMPA
Dalla Conferenza Interprovinciale degli Ordini dei Medici pugliesi, riunitisi ieri a Bari, nasce l’Osservatorio regionale sulla professione ed emerge una situazione allarmante sul fabbisogno di medici a livello regionale. Il rapporto tra pensionamenti e nuovi abilitati diventerà negativo a partire dal 2016. Con un effetto “bomba” su un sistema che già oggi fatica a coprire le falle per le carenze di personale.

23 Gennaio 2014 – I Presidenti degli Ordini dei Medici di Puglia si sono incontrati ieri in una Conferenza interprovinciale convocata per fare il punto sulla situazione critica in cui versa la Sanità regionale. Gli Ordini hanno deciso di istituire l’Osservatorio regionale sulla professione, che intende analizzare le problematiche attinenti il rapporto tra la professione e il sistema sanitario, a tutela dell’indipendenza del medico e del diritto alla salute dei cittadini.

Durante la Conferenza sono inoltre stati presentati i dati relativi al fabbisogno dei medici nella Regione, da cui è emersa una situazione allarmante. Secondo i dati raccolti dagli Ordini, il rapporto tra i medici che andranno in pensione e i medici abilitati raggiungerà nel 2016 un saldo negativo, con ripercussioni gravi su una sanità che manifesta già pesanti carenze di personale a causa del blocco del turnover. Nel quinquennio 2018-2022 avremo in tutta la Puglia circa 4mila medici pensionandi contro i 2mila scarsi nuovi medici abilitati. Si tratta di una situazione preoccupante, soprattutto se si considera che dal 2016 in poi il numero dei medici in uscita cresce esponenzialmente, mentre quello dei medici in entrata – se i vincoli sul numero chiuso all’interno delle Facoltà di Medicina rimangono quelli attuali – rimane pressoché costante. Inoltre, i dati sono sottostimati, perché prendono in considerazione solo i pensionamenti per vecchiaia e non quelli per anzianità. Quando saranno integrati con i dati della Regione e con quelli dell’Università, avremo le dimensioni esatte della “bomba” pronta ad esplodere tra due anni in un sistema che già ora fatica ad attivare il piano regionale di abbattimento delle liste di attesa per mancanza di personale e che per coprire le falle è costretto a cercare cardiologi, anestesisti e pediatri all’estero o in altre regioni. Si configura la situazione paradossale per cui a fronte del gran numero di medici precari in attesa di stabilizzazione e di medici disoccupati che non riescono ad avere accesso al mondo del lavoro a causa del numero limitato di borse di specializzazione – 4mila posti di specializzazione in Italia a fronte di 6mila laureati ogni anno - il sistema sanitario regionale si trovi in difficoltà e vada a cercare medici altrove.
Urge una programmazione, che parta dai dati forniti dagli Ordini e coinvolga rappresentanti della professione e Università per rispondere ai fabbisogni reali del territorio. Per questo gli Ordini dei medici pugliesi sollecitano la Regione ad istituire un tavolo sulle politiche della professione, quale misura imprescindibile per affrontare i crescenti, gravi segnali di crisi della sanità in Puglia, che investono l’autonomia e l’indipendenza dei medici, quale elemento a garanzia della libertà del sistema. Un tavolo di confronto a tutela dei diritti di medici e cittadini, che sono al momento entrambi vittime dei guasti della sanità e devono essere quindi chiamati a contribuire alla sua riforma.
Qualche giorno fa al sistema sanitario pugliese è stata recapitata l’ennesima bocciatura, questa volta dal Ministero delle Politiche della Salute che nel monitoraggio dei parametri relativi ai LEA – Livelli Essenziali di Assistenza, aveva certificato che la Puglia è al terzultimo posto. Peggio di noi solo Campania e Calabria.
L’Assessore Gentile invita a rilevare l’inversione di tendenza (nella precedente rilevazione la Puglia era penultima) e sottolinea gli sforzi fatti dal governo regionale nell’arco di tre anni terribili per la sanità pugliese, sottoposta al Piano di rientro. Tuttavia, i dati rimangono preoccupanti. Così come sono preoccupanti i risultati del Rapporto Oasi del Cergas Bocconi, che documenta il fallimento della gestione economicistica della sanità, come più volte denunciato dagli Ordini dei Medici. L’austerità ha infatti rimesso in gran parte i conti in ordine ma ha creato una crescente inadeguatezza dei servizi, a partire dagli effetti dei Piani di rientro imposti alle regioni con deficit, come la Puglia. Il sistema non riesce più a rispondere ai bisogni di salute dei cittadini ed a erogare servizi, a causa di tagli indiscriminati e di una mancata riorganizzazione. Il rapporto sottolinea anche che l’austerità ha fatto molto più male nelle Regioni del centro-sud, tanto che oggi il nostro è il Paese con maggiore disparità territoriale in Europa, in materia di sanità.
La sanità pugliese non può essere riformata senza il contributo fondamentale delle professioni medica e sanitarie, aprendo una nuova fase della Sanità regionale caratterizzata da un confronto continuo tra Amministrazione Regionale e Ordini professionali, istituzionalizzato attraverso il già proposto Consiglio Sanitario Regionale.
Nell'esclusivo interesse della tutela del diritto alla salute dei cittadini è sempre più necessario e urgente costruire un sistema sanitario a complessità crescente, che va riorganizzato con una integrazione funzionale rispettosa delle specificità e autonomie professionali, rigettando la logica fallimentare di trasferire competenze e responsabilità dai medici ad altre categorie professionali alla continua ricerca di risparmi economici.
Gli Ordini dei Medici e Odontoiatri di Puglia svilupperanno nei prossimi giorni tutte le iniziative a supporto di una nuova Sanità Regionale a tutela del diritto alla salute dei cittadini, così come definito dalla Costituzione Repubblicana.
Bari, 23 gennaio 2014

Altri articoli sull'argomento