Istat, spesa Ssn tra le più basse in Europa. Marino: così il sistema non tiene
Doctor News: A certificarlo è l'Istat nel quinto rapporto
mercoledì 23 gennaio 2013
Fonte Doctor NewsLa spesa sanitaria pubblica in Italia è di parecchio inferiore a quella di Paesi come Germania, Francia e Gran Bretagna. Per non dire dei Paesi Bassi o del Lussemburgo, che guidano la classifica.
A certificarlo è l'Istat nel quinto rapporto "Noi Italia: 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo". Dopo di noi pochi Paesi in forte recessione come Spagna, Portogallo e Grecia. Secondo i dati relativi al 2011, la spesa sanitaria pubblica italiana è di circa 112 miliardi di euro, pari al 7,1 per cento del Pil e 1.842 euro annui per abitante.
«Trovano conferma la mie denunce in Senato quando vennero presentati i Decreti su Spending review e Balduzzi» d ice Ignazio Marino (foto), Senatore del Partito Democratico e Presidente della Commissione d'inchiesta sul Servizio sanitario nazionale. «Secondo i dati Ocse 2012, la spesa pubblica annuale pro-capite o, come amo definirla io, l'investimento sulla salute dei cittadini, è pari a 2.359 dollari, contro i 3.061 della Francia e i 3.331 della Germania. Di questo passo, con l'andamento del Pil attuale e i continui tagli, si prevedono, per il 2017, cifre pari a 2.409 dollari da noi, 3.410 in Francia e 3.687 in Germania, con una forbice che andrà ad allargarsi sempre più. Oltretutto la nostra popolazione invecchierà più delle loro: nel 1921 avevamo 49 centenari, nel 2011 16.145. Con questi finanziamenti non è più sostenibile un modello pubblico di accesso alle cure».
Secondo l'Istat, le famiglie contribuiscono con proprie risorse alla spesa sanitaria complessiva per una quota pari al 19,5%, con un contributo che ammonta a 909 euro per famiglia nel Mezzogiorno e a 1.163 euro nel Centro-Nord.
Nel 2010 le regioni sono state interessate da circa 597 mila ricoveri ospedalieri di pazienti non residenti. «Per questo sono contrario ai tagli lineari» prosegue Marino. «Ci sono Regioni ad alto indice di fuga, come la Calabria e altre ad alto indice di attrazione come l'Emilia Romagna. È un errore tagliare allo stesso modo, tenuto presente che ogni anno, dal Sud al Nord, si sposta oltre un milione di persone».
Nicola Miglino (Doctor News)
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