Tre medici aggrediti al Policlinico: Spintoni e minacce per la cartella clinica di una bimba operata

Un uomo accusava lo staff di aver «manomesso» la cartella clinica della figlia «Vieni fuori, ti spacco la faccia»

domenica 05 ottobre 2014

La Gazzetta del Mezzogiorno MASELLI  

Accusava lo staff di aver «manomesso» la cartella clinica della figlia «Vieni fuori, ti spacco la faccia» Medici aggrediti al Policlinico Minacce di primario di Neonatologia Nicola Laforgia e a due assistenti

ISABELLA MASELLI " «Se ti prendo fuori da qua ti spacco la faccia. Sei un bastardo». Era inspiegabilmente aggressivo e violento.

Sua figlia aveva rischiato di morire per una malformazione cardiaca ma i medici del reparto di Neonatologia e terapia intensiva neonatale del Policlinico di Bari le avevano salvato la vita otto mesi fa.

Venerdì scorso l'uomo, un 41enne barese, residente a Torre a Mare, è tornato in quel reparto accusando il primario, Nicola Laforgia, di aver manomesso la cartella clinica per giustificare la mancata diagnosi immediata di una malformazione cardiaca congenita. Un'aggressione verbale prima, con spintoni e minacce dopo.

L'episodio, denunciato al locale posto di Polizia, è avvenuto intorno alle 9,30 durante la piena attività del reparto, tra medici e infermieri indaffarati a visitare pazienti e rassicurare genitori. L'uomo sotto accusa, entrato nell'ufficio del primario, ha chiesto spiegazioni in merito ad un intervento chirurgico al quale la figlia era stata sottoposta alcuni giorni dopo la nascita.

La piccola, riferiscono i medici, presentava un restringimento dell'arteria aorta, tecnicamente una «coartazione aortica», che tuttavia non sempre è possibile diagnosticare nei primi giorni di vita. La bambina era stata infatti dimessa tre giorni dopo la nascita, dopo tutti i controlli previsti per neonati, senza alcun sospetto di patologia, compreso lo screening per le cardiopatie congenite.

 I sintomi e la successiva possibilità di diagnosi intervengono in questi casi tra i 2 e i 7 giorni, quando cioè si chiude il dotto arterioso pervio che collega l'aorta all'arteria polmonare. Alla piccola è accaduto cinque giorni dopo, quando era ormai a casa. Difficoltà respiratorie avevano spinto i genitori a rivolgersi prima al pediatra curante che aveva prescritto una terapia aerosolica, poi ai sanitari del Policlinico, dove la bambina era nata.
Diagnosticata quindi la malformazione cardiaca, la bimba era stata trasferita al pediatrico Giovanni XXIII e operata con successo. Dopo otto mesi, venerdì mattina, il padre è tornato al Policlinico aggredendo prima verbalmente, e poi con spintoni, i medici che avevano avuta in cura la figlia nei primi giorni di vita.

Avrebbe urlato minacciando il primario alla presenza di altri medici, infermieri e genitori dei piccoli pazienti e spintonando alcuni operatori sanitari presenti nel reparto. H primario ha risposto alle sue domande ma le spiegazioni fornite non sarebbero bastate a calmarlo. «Non avete fatto n controlli - ha continuato l'uomo - e adesso avete anche manomesso la cartella». Spintoni non solo al primario, ma anche al dottor Osvaldo Montagna dello staff della Neonatologia e ad un'altra dottoressa.

La situazione si è placata soltanto con l'intervento di un agente di Polizia che è riuscito ad allontanare l'aggressore. «Tale atteggiamento violento -spiega il primario - ha sicuramente creato scompiglio nel mio reparto, creando un vero e proprio disservizio. Tutti i miei collaboratori erano agitati in maniera evidente ed è stato difficile riprendere la giusta serenità per continuare il lavoro quotidiano.

Nella nostra unità operativa -continua Nicola Laforgia nella denuncia - curiamo circa 2mila neonati l'anno e spesso dobbiamo affrontare problematiche complicate, ma mai in passato è accaduto un fatto di tale inaudita violenza, peraltro da parte di un genitore la cui figlia è stata salvata da morte certa in assenza di qualunque sospetto diagnostico pre o neonatale». All'episodio hanno assistito alcuni genitori dei bimbi ricoverati. Una giovane coppia con quattro gemelli, tutti maschietti, nati un mese fa, e ancora in incubatrice, commenta la vicenda. «Qui non ci sono medici ma santi - dice un papà ai medici aggrediti -: questi dottori non lavorano solo con le mani ma con il cuore e noi dobbiamo ringraziarli per tutto quello che fanno per i nostri figli».