Sanità, una Tac chiamata desiderio

Tempi d’attesa record, mancano 100 addetti: disservizi in tutta la regione (Repubblica BA)

domenica 11 agosto 2013

ANTONELLO CASSANO  (Repubblica Bari)

A Barletta  e Andria le risonanze magnetiche vengono accese solo nel turno di mattina. Manca il personale per farle funzionare tutto il giorno. Poi magicamente quelle stesse macchine si riaccendono anche il pomeriggio. Questa volta però per l’attività intramoenia. In questo caso il personale non manca e i pazienti devono tirare fuori diverse centinaia di euro per le risonanze.

Nell’Asl di Brindisi gli esami radiologici vengono effettuati dai tecnici e non dai medici. Tutto completamente fuori legge. Al Perrino sono ormai una leggenda le due camere iperbariche ferme da 17 anni e costate 10 miliardi di lire, mentre le liste d’attesa per una risonanza al Vito Fazzi di Lecce vanno oltre il 2014.

Tac che funzionano poco o male, risonanze magnetiche acquistate e mai utilizzate, camere iperbariche nascoste negli scantinati degli ospedali. Sono le grandi macchine pugliesi, costate milioni di euro e non sfruttate a pieno perché mancano medici e tecnici radiologi in grado di farle funzionare.

In tutta la Puglia per coprire le falle servirebbero almeno 100 tecnici e altrettanti medici. A denunciare i disservizi sono la Cgil e il Fassid, il sindacato dei radiologi.

Tutte le Asl sono alle prese con lunghe liste d’attesa. A cominciare da Bari dove per una risonanza dell’encefalo servono 300 giorni al Policlinico e 340 negli ospedali dell’azienda sanitaria locale. Al Di Venere le macchine funzionano solo un paio d’ore la mattina, mentre al San Paolo si regge fino alle dodici ore al giorno.

Le difficoltà vere sono nei piccoli ospedali di provincia: «I sindacati scoprono l’acqua calda — dice il direttore generale dell’Asl di Bari Domenico Colasanto — sappiamo da tempo di avere una spaventosa carenza di personale. Abbiamo problemi in periferia soprattutto negli ospedali di Terlizzi, Corato e Molfetta dove c’è un solo primario per tre ospedali.

Un problema che si acuisce in estate per le necessarie ferie dei medici in organico». Grandi sofferenze di personale anche al Policlinico e all’Oncologico dove recentemente è andato in pensione il primario di radiologia. Ora la risonanza magnetica si regge solo sul duro lavoro di un solo medico: «La situazione in radiologia è disastrosa, tempi di attesa troppo lunghi per pazienti alle prese con malattie devastanti» conferma Vito Galiano dell’Usb.


Nella Bat è Luigi Marzano della Cgil provinciale a denunciare le carenze di personale. Alquanto singolare quello che a quanto pare accade nell’ospedale di Barletta dove per l’attività istituzionale la risonanza magnetica resta accesa solo di mattina. Troppo pochi i medici per garantire la continuità dei turni anche nelle ore successive.

Nel pomeriggio però quelle stesse macchine si riaccendono per l’attività intramoenia. In quel caso la carenza di personale diventa un problema relativo. Per i pazienti basta pagare: da 150 euro per una risonanza al ginocchio a 400 per l’encefalo. Il fatto è stato denunciato qualche giorno fa dall’ex primario della radiologia di Andria, Alberto Maggialetti, nel corso di un tavolo tecnico convocato dall’Ares sulle grandi macchine in regione: «Considerato che le liste d’attesa nell’Asl Bat sono sterminate sarebbe meglio rispondere prima alle prestazioni istituzionali.

Dal punto di vista deontologico quello che accade a Barletta non è il massimo» afferma Biagio D’alberto segretario generale della Fp Cgil Puglia. Nella Asl di Taranto le risonanze di Martina Franca e Castellaneta restano ferme tutti i pomeriggi. Le liste d’attesa si aggirano tra 6 e 9 mesi. Stessa storia a Lecce. Nel Vito Fazzi, il più grande ospedale della città, la risonanza è vecchia di 20 anni, mentre le tac di Campi Salentina e San Cesareo sono spente. Poi ci sono le camere iperbariche di Brindisi, costate 10 miliardi di lire e ferme da 17 anni.

Secondo la direttrice sanitaria della Asl Graziella Di Bella rimettere in sesto le due macchine costa troppo. «Ormai siamo  arrivati al capolinea — commenta il segretario regionale del Fassid Fernando Lupo — far conciliare le richieste dell’utenza che attende mesi per una prestazione con quelle del personale medico e tecnico è diventato impossibile».