Ho pagato 122 euro un esame persalvare mio figlio neonato
Attese lunghe, abbiamo pagato così siamo riusciti a curarci
sabato 09 aprile 2016

Immediata la telefonata all'ospedale pediatrico di Bari Giovanni XXIII: primo elettrocardiogramma utile -racconta la neomamma - a dicembre 2016. "Avrei dovuto aspettare il compleanno di un anno, impensabile". L'alternativa, in provincia, in un ospedale per adulti; o a pagamento, in regime di intramoenia. "Ho pagato 122 euro, e prenotato la visita dopo quindici giorni, nello stesso reparto, con lo stesso medico: con un bambino appena nato, non ci ho pensato due volte". Nello sportello Alpi dell'ospedaletto, un piccolo paziente ha affisso un disegno. A rap- presentare l'Attività Libero Professionale Intramuraria, ci sono le montagne più alte d'Italia: ostacoli invalicabili, come quelli che devono affrontare tanti genitori. La prima data utile di una visita a ortopedia per i pazienti junior, è novembre 2017. Per un esame cardiologico non urgente, bisogna aspettare il prossimo febbraio.
"Al Cup propongono altri ospedali, che fanno riferimento alla Asl - spiega Biagio Auciello, Fp Cgil Bari - ma questo è l'unico polo pediatrico, con una serie di specializzazioni e con gli operatori formati per accogliere i bambini". Con gli altri componenti della segreteria aziendale, lo ripete da tempo: se il personale fosse a regime, le macchine funzionerebbero mattina e pomeriggio. Le lungaggini, poi, non si fermano alla prima visita. Lo sanno bene le famiglie seguite dall'associazione Dalla Luna, che assiste i bambini autistici nel percorso psico-educativo. "Sei mesi per la diagnosi, incerta, su mio figlio di due anni - si sfoga una mamma di Molfetta - poi l'inserimento in una serie di laboratori, inadeguati, e alcuni neppure partiti, come quello di logoterapia". Per ogni appuntamento di controllo, almeno altri sei mesi:un tempo infinito, per un minore in difficoltà. E sei mesi avrebbe dovuto aspettare Caterina, settantenne di Noicattaro. Dalle coliche al sospetto di tumore renale. "Sono andata in farmacia per prenotare una risonanza d'urgenza - racconta sua figlia -ma avremmo dovuto aspettare sei mesi". Inevitabile il ricorso al privato, al costo di 250 euro, per una visita dopo due giorni. "Mi tocca dire che per fortuna abbiamo pagato, visto che mia madre ha davvero un tumore, e grazie al cielo l'abbiamo scoperto subito".
Non è andata meglio ad Anna Fiore. Due anni per una mammografia, nonostante il decesso della mamma per tumore al seno: la soluzione l'ha trovata nel privato convenzionato, dopo mesi di tentennamenti, perché la Asl rimpinguasse i fondi. Non tutti, però, possono permettersi esami e cure, con la corsia preferenziale.
Angelo Giardinelli, 78 anni, ha dovuto girare l'Italia per un problema al ginocchio sinistro. Bari, Bologna, Perugia e Firenze. "La pensione vola così - s'infuria - ora mi chiedono 400 euro per una Tac, per non aspettare ancora, ma non posso permettermelo: dico a mia moglie, prendo gli antidolorifici".
Di una nuova questione meridionale, parla ormai l'Ordine dei medici di Bari. "Chiediamo una diversa distribuzione del fondo sanitario nazionale, che tenga conto della povertà e dei fattori ambientali", ripete il presidente Filippo Anelli. Senza risorse, e rassegnato a vivere coi dolori a un braccio, resta Giorgio De Marco, resi- dente nel quartiere San Paolo. La prima risonanza magnetica, prenotata a giugno 2015 per febbraio 2016. "Due giorni prima mi chiamano, per dirmi che il macchinario è rotto", ha denunciato alla Federazione Pensionati della Cisl di Bari, che in un dossier ha raccolto le sofferenze e gli affanni dei soggetti più deboli. "Ora l'esame è fatto, senza però essere giunti a diagnosi.
Mi toccherà attendere ancora, e nel frattempo i dolori sono arrivati anche all'altro braccio". Seicento euro ha speso invece Francesco Loiudice, di Japigia. "Due interventi alla cataratta, fatti in ospedale - racconta - i problemi però sono sorti per le visite di controllo". Scadenze prescritte dai medici, massimo due settimane dall'operazione. Posto in lista, almeno dopo sei mesi. "Sono andato in intramoenia, cento euro a controllo: per fortuna posso ancora permettermelo".