Omeopatia, il 2016 è l’annus horribilis. Andati in fumo 15 milioni di euro

Fatturato giù del 4,8%. Inoltre, con la futura registrazione richiesta da Aifa, su tredicimila medicinali ne resterebbero non più di 5-6 mila,

lunedì 10 aprile 2017

About Pharma

Il 2016 è stato l’annus horribilis dell’omeopatia italiana, che in occasione della Giornata internazionale dedicata tira le somme dell’esercizio appena archiviato. “Rispetto al 2015 – riferisce il presidente di
Omeoimprese, Giovanni Gorga – il mercato ha avuto un decremento sia in termini difatturato (-4,8%) sia in termini di numero di pezzi venduti (-7,4%). Negli ultimi 12 mesi le aziende hanno bruciato quasi 15 milioni di euro: la prima e annunciata conseguenza – sostiene – della scadenza burocratica del 30 giugno 2017, termine ultimo per i produttori per la consegna all’Agenzia del farmaco delle domande di rinnovo delle autorizzazioni relative ai prodotti già in commercio da 30 anni e più”. Dal settore si leva un nuovo appello: “Senza un dialogo con il Governo e il rinvio di alcune stringenti scadenze burocratiche, il comparto rischia il tracollo. Le aziende – spiega Gorga – hanno cominciato a ritirare i prodotti per i quali non intendono rinnovare le autorizzazioni, una procedura onerosa e complicata. Inoltre, per ogni farmaco omeopatico in commercio, esattamente come accade per gli allopatici, dovrà essere versata una tariffa annuale. Si tratta quindi, al momento, di un calo fisiologico legato a una selezione dei prodotti, che nasconde però un problema più serio”.

Da un censimento interno a Omeoimprese – riporta una nota dell’associazione nazionale delle aziende di omeopatici – risulta che sono circa tredicimila i medicinali attualmente in commercio. A seguito dei dossier di registrazione richiesti da Aifa ne resteranno sul mercato non più di 5-6 mila, avvertono i produttori. E “il motivo di questa drastica riduzione va ricercato, soprattutto per quanto concerne le piccole e medie aziende, in una motivazione di tipo economica”.
In questi mesi – ricorda Gorga – come Omeoimprese ci stiamo battendo per ottenere dal ministero della Salute una proroga alla scadenza del prossimo 30 giugno. Non si tratta di una mancanza di responsabilità da parte del settore, ma una richiesta di  ossigeno”, tiene a puntualizzare. “Senza un rinvio – ammonisce il presidente di Omeoimprese – tutto quello che non sarà stato consegnato nei termini di legge sparirà dagli scaffali delle farmacie alla fine del 2018. Una vera ecatombe per il settore con la perdita di settanta milioni di euro, la chiusura delle attività italiane più piccole e quattromila lavoratori con un futuro a rischio. Una situazione che andrebbe a vantaggio solo delle multinazionali straniere dell’omeopatia che distribuiscono in Italia e che sono dotate di altre risorse e mezzi”.

Sono otto milioni – ricorda l’associazione produttori – gli italiani che utilizzano l’omeopatia almeno una volta all’anno (dato Emg Acqua, aprile 2016), e il 4,5% della popolazione si affida alle cure complementari con una frequenza quotidiana-settimanale. Il 60,4% degli ‘users’ di medicinali omeopatici sono donne, specie fra 35 e 54 anni, e oltre la metà degli utilizzatori (53,7%) ha un’istruzione superiore. Chi ricorre all’omeopatia lo fa mediamente da 6,5 anni e ha iniziato su consiglio del farmacista (22,6%), di parenti e amici (21,7%), del medico generico (15,3%), dello specialista (14,1%). Si trattano soprattutto riniti, raffreddori, influenze (63,6%), dolori articolari o muscolari (30,4%), allergie e problemi all’apparato respiratorio (21,8%). Un medico su 3 prescrive prodotti omeopatici ai bimbi,
secondo una ricerca condotta nel giugno 2016 fra i pediatri della Federazione italiana medici pediatri Fimp.