Farmaci costosi per la psoriasi al via i controlli

Una spesa regionale di 7,5 milioni di euro nei primi sette mesi dell'anno che diventeranno 15 alla fine del 2018

giovedì 25 ottobre 2018

Antonello Cassano (Repubblica Bari)

Una spesa regionale di 7,5 milioni di euro nei primi sette mesi dell'anno che diventeranno 15 alla fine del 2018. Un uso troppo disinvolto di farmaci biologici costosissimi e soprattutto il mancato rispetto delle linee guida dell'Aita, l'Agenzia del farmaco, sulla prescrizione di quei farmaci per pazienti pugliesi affetti da psoriasi, la malattia cronica della pelle che causa lesioni e desquamazioni e colpisce circa 160mila pugliesi. La Regione ora ha scoperto un alto livello di inap- propriatezza da parte dei medici nel prescrivere farmaci per combattere questa malattia, notando che i dermatologi preferiscono indicare l'uso dei costosi farmaci biologici prima di tentare altre strade e altri approcci terapeutici.

Tutto parte da un controllo avviato dagli uffici dell'assessorato regionale alla Salute nell'ambito delle politiche di contenimento dell'altissima spesa farmaceutica pugliese, confermata anche quest'anno dall'Alfa ha certificato che la Puglia è sul podio (addirittura prima per consumo di antinfiammatori e di farmaci per curare l'osteoporosi e terza per uso di antibiotici).

Questa volta sotto osservazione sono finiti i farmaci immuno-sopressori sistemici ad alto costo per il trattamento (non esiste una cura definitiva) della psoriasi a placche di grado da moderato a severo. La Regione ha notato un aumento della spesa: solo nei primi sei mesi di quest'anno 7,5 milioni di euro in biologici che diventeranno 15 milioni a fine 2018. Secondo le linee guida dell'Aita il trattamento della psoriasi deve avvenire per step e il ricorso ai farmaci biologici deve essere solo l'ultimo step.

 Prima bisogna tentare la strada dei farmaci topici (pomate). Nei casi più gravi si passa alla fase intermedia, caratterizzata dall'uso di farmaci come azatioprina, ciclo-sporina o metatrexate. Solo nel caso in cui anche questo trattamento sia fallimentare, la determina Aita autorizza l'uso dei biologici. Ma la verifica fatta dagli uffici regionali ha dimostrato l'esistenza di tutt'altra prassi: «Mediante un'analisi retrospettiva effettuata tramite il sistema informativo regionale Edotto, circa il 45 per cento dei pazienti arruolati al trattamento di farmaci Anti-Tnf Alfa, Anti-Il o Inibitori della Pde4 (tutti farmaci biologici), non ha mai ricevuto precedenti prescrizioni di farmaci tradì- zionali, ovvero quelli prescritti negli step precedenti». La verifica è stata fatta su 1.300 pazienti trattati con biologici.

In sostanza, per la metà di questi pazienti i medici hanno prescritto i farmaci biologici, prima ancora di tentare le terapie precedenti, così come previsto dall'Alfa. In questo modo la Regione certifica che è stato indotto «un incremento ingiustificato e inappropriato della spesa farmaceutica». Una differenza non da poco in termini economici, visto che un ciclo annuale di cure con ciclospori-na non supera i 2mila euro all'anno, mentre una cura annuale con biologico tocca i I5mila euro all'anno.

Ecco perché in Regione si parla di inappropriatezza, ma il sospetto è che questi medici dermatologi preferiscano prescrivere i biologici perché più costosi, evitando anche di utilizzare i biosimilari (vale a dire i biologici con brevetto scaduto che hanno costi dimezzati, pari a circa 7mila euro l'anno per cura annuale). «Si può pensare - dicono negli uffici regionali - che i medici si comportano in questo modo perché attraverso il biologico puntano a ottenere un risultato migliore in tempi rapidi». Ora per evitare un salasso alle casse regionali, in assessorato sono state studiate le contromosse: «Stiamo mettendo in piedi un sistema di monitoraggio su Edotto che sarà disponibile per tutte le Asl -dicono i tecnici dell'assessorato alla Sanità - saranno incrementati i controlli sulle prescrizioni e i direttori generali di tutte le Asl verranno invitati a incentivare i medici nell'utilizzo dei meno costosi farmaci biosimilari, richiamando quelle che sono le raccomandazioni dell'Alfa».