Certificati sportivi, medici contro iniziativa parlamentare di riforma

L'ecg a tutti è l'unica vera prevenzione della morte improvvisa.

martedì 14 luglio 2015

Dopo la risoluzione della Commissione affari sociali, che chiede di esentare dal certificato chi pratica attività non agonistica così da avvicinare vecchi e giovani allo sport, molte sono le reazioni dei medici, in genere favorevoli allo screening elettrocardiografico. Ma si spaccano i medici dello sport; alcuni ribadiscono che l'ecg è fondamentale per scoprire fattori di rischio morte improvvisa, altri danno il benvenuto alla revisione della normativa sostenendo che la differenza tra sport - agonistico e non - si trova sia nelle finalità (a scopo "performance" il primo e a scopo di benessere il secondo) sia nella tipologia di sport e per assurdo l'attuale normativa impone test agonistici ed ecg annuale persino a chi pratica il bridge agonistico.

Per Francesco Fedele cattedra di Cardiologia all'Università La Sapienza di Roma e presidente della Fondazione cuore e circolazione, il principio da cui parte la Commissione affari sociali non è assistito da competenze mediche. «Per la Commissione a DoctorNews hanno parlato un uomo di sport e una donna di legge (gli onorevoli pd Filippo Fossati, Unione Italiana Sport-Uisp e Donata Lenzi, ndr) e hanno taciuto i medici. È demagogico l'argomento secondo cui chi vuol praticare l'elettrocardiogramma a tutti gli sportivi allontana dallo sport. Eccezion fatta per bocce e carte, tutti gli sport incluso il tiro con l'arco richiedono un impegno cardiovascolare e vanno valutate con controlli periodici tra i quali l'ecg è fondamentale».

 Fedele sostiene la necessità di ecg periodico per tutti gli sportivi, agonisti e non, e sottolinea: «Il ragazzo che corre la campestre non agonistica dopo mangiato a scuola e la campionessa di nuoto Federica Pellegrini ben possono alla prova dei fatti sottoporre il cuore allo stesso sforzo. Per capire il rischio di qualsiasi sportivo, quale che sia il motivo per cui fa sport, occorre tener conto dell'allenamento, del potenziale e soprattutto del fatto che non si muore in corrispondenza del proprio record, ma la massimalità e tollerabilità dello sforzo di fatto la decide il cuore. Oggi gli strumenti a disposizione per un controllo di massa di questi parametri sono limitati e il più efficace si chiama ecg. Se in nome dei falsi negativi che l'ecg presenta lo aboliamo, contravveniamo al principio che ogni medico dovrebbe tener presente, che per ogni vita salvata facciamo "bingo".

 Lo stesso principio che il Ministero dell'Istruzione ha peraltro sposato aderendo al progetto in base al quale a Roma sui ragazzi delle elementari l'Università la Sapienza pratica lo screening elettrocardiografico di massa. Ogni anno muoiono circa mille sportivi nel nostro paese; abolendo l'ecg di fronte a un evento ineluttabile, a una morte improvvisa, la responsabilità sarà di chi ha chiesto di togliere il controllo, in questo caso del legislatore. La posizione della Fondazione è nota ma a questo punto la rilancio: vogliamo fare il minor numero possibile di ecg? Quest'anno pratichiamoli a tutti e avremo una mappa del rischio, per il futuro si provveda come indicheranno le nuove regole».
Mauro Miserendino