Il referto tarda e il tumore peggiora

Il caso all'Oncologico dove diversi pazienti hanno aspettato due mesi per i risultati dell'esame istologico

sabato 06 gennaio 2018

Repubblica Bari

Per conoscere l'esito dell'esame istologico sono passati quasi due mesi. Un numero di giorni impensabile, per un malato di cancro. Troppi, in confronto ai 10-15 giorni necessari per definire la diagnosi e procedere con le terapie, ove possibile. Eppure all'istituto tumori Giovanni Paolo II di Bari è successo. Con il paziente in allarme perché nel frattempo — nell'intervallo di settimane fra il prelievo del tessuto e il referto — le cellule tumorali si sono moltiplicate. Qualcosa, nel reparto di Anatomia patologica, non funziona. Lo conferma il caso di una donna operata al San Paolo e costretta ad aspettare sempre un paio di mesi per conoscere il responso dell'esame istologico, che era stato portato all'Oncologico. Anche per lei, la patologia nel frattempo si è aggravata. « C'è stato un bubbone che abbiamo dovuto smaltire » , spiegano dall'ospedale di viale Orazio Flacco, e mai metafora fu più calzante. Il " bubbone" è legato al trasferimento di Anatomia patologica del San Paolo al Giovanni Paolo II: un'operazione iniziata a settembre 2017, fortemente voluta dalla Regione Puglia e che ha interessato anche Chirurgia toracica del San Paolo e Oncologia medica del Di Venere e previsto un'integrazione di 100 fra medici, infermieri e tecnici. L'obiettivo è creare un hub all'Oncologico, un punto di riferimento per tutta la regione che — una volta che andrà a regime — comporterà un risparmio notevole, dato che alcuni ospedali — Brindisi e Taranto, a esempio — mandano i campioni da analizzare a Parma e Bologna. Intanto, però, uno stallo c'è stato. E i fattori che l'hanno causato sono stati diversi. La centralizzazione dell'Istituto tumori in primis, e poi la carenza di personale, aggravata da tecnici in malattia e assunzioni bloccate. All'inizio dell'operazione all'ex Cotugno i tecnici erano soltanto sei, diventati poi 14 dopo l'arrivo di otto unità dal San Paolo. « Un numero assolutamente insufficiente sia per il volume di attività delle prestazioni, circa 40mila casi all'anno, sia per la logistica » . Intanto, dal 2 gennaio, si è arrivati a 24 tecnici, con il fine di completare la pianta organica a 30. A permettere l'implementazione un concorso fatto dalla Asl Bari, la cui organizzazione ha comportato un'ulteriore perdita di tempo. Le attrezzature provenienti dal San Paolo, poi, sono state spostate a fine ottobre e il trasferimento ha comportato il fermo delle macchine. Nello stesso periodo sono terminati i lavori edili per la stanza di campionamento, e le postazioni di campionamento sono ancora tre, perché la quarta non è stata ancora installata. « Contiamo di risolvere le criticità entro 20 giorni » , assicura il direttore amministrativo Massimo Mancini. C'è poi un altro elemento che ha peggiorato la situazione: un pregresso di quasi 500 campioni da analizzare, che ha prodotto un effetto valanga sugli altri in arrivo. Il « bubbone da smaltire » , appunto. « Stiamo recuperando facendo sacrifici estremi — dicono dall'istituto — ora siamo sulla media di 15-20 giorni, ma partivamo da un intervallo da 60 a 90 giorni di attesa per un referto». Nei laboratori del Giovanni Paolo II, però, non arrivano solo i tessuti dei pazienti dello stesso istituto — e ora anche del San Paolo e del Di Venere — ma anche quelli di altre realtà. Sono in tutto dieci, nell'elenco figurano Putignano, Corato, Monopoli, Terlizzi, Triggiano, Molfetta e Altamura. Con la messa a punto dell'hub, Anatomia patologica dell'Istituto tumori di Bari servirà anche le altre province. E sarà possibile consultare i referti online. © RIPRODUZIONE RISERVATA Trasferiti macchinari e personale che rimane carente. "Diventiamo un hub, qui gli screening da tutti gli ospedali" Il polo All'Oncologico di Bari sono stati trasferiti i servizi di anatomia patologica del San Paolo e del Di Venere. L'obiettivo è farne un hub per tutti gli ospedali: alcuni inviavano i reperti fuori regione