L'Asl Bari taglia tre milioni ai centri privati di riabilitazione

"Licenzieremo 200 dipendenti" Il tetto di spesa passa dai 34 ai 31 milioni. L'ira delle cinque cliniche accreditate.

venerdì 24 aprile 2015

A. Cassano (Repubblica Bari)

Tre milioni dieuro in menoerischio di licenziamento per 200 dipendenti. È caos tra le aziende private che gestiscono la riabilitazione a Bari e provincia. A scatenare larivolt a delle 5 cliniche che operano nel settore, la scelta dell'Asl Bari di ridurre da 34 a 31 milioni di euro il tetto massimo di spesa che sarà pagato dal sistema pubblico nel corso del 2015 per le prestazioni erogate dalle private accreditate.  

Questo è quanto previsto in una delibera, la 480 del 31 marzo scorso, con cui l'A-sl ha riportato il tetto al limite previsto nel 2009. Ma le aziende sono sul piede di guerra e sono pronte a licenziare fino a 200 dipendenti se non si ristabiliscono i tetti di spesa del 2014. In realtà l'origine dei problemi risale proprio allo scorso anno, quando la precedente dirigenza dellAsl barese decise di aumentare improvvisamente il tetto di spesa per le cliniche private accreditate (8 in tutto, 5 in provincia e 3 lucane che esercitano in provincia di Bari ).

Quel tetto è così passato da 31 milioni di euro (la spesa storica sin dal 2009 ) a 34 milioni, che diventano quasi 3 7 se si aggiungono 2,7 milioni di euro dati alle 3 cliniche lucane. Ma con l'arrivo di Montanaro alla direzione cambia tutto e con la delibera 480 si riporta il tetto a 31 milioni di euro: «Non sappiamo davvero per quale motivo la vecchia dirigenza abbia aumentato così tanto il tetto» dice Montanaro. Quel che è certo è che il direttore generale si è mosso sulla base di una nota con la quale la Regione ha chiesto all'azienda chiarimenti su quell' aumento del tetto di spesa. «Noi - dice - abbiamo solo riportato tutto alla normalità».

 Due giorni fa il dg ha incontrato le 8 cliniche private che gestiscono la riabilitazione a Bari e provincia. Il tema dell'incontro era: "Riabilitazione privata: garanzie occupazionali". Le aziende infatti hanno minacciato licenziamenti pesanti. Se i tagli al tetto fossero confermati, le 5 cliniche che operano in provincia (Padre Pio a Capurso. Frangi ad Acquaviva, Riabilia a Santo Spirito, Kentron a Putignano e Sant'Agostino a Noicattaro) sarebbero pronte a licenziare dai 15 0 ai 200 dipendenti.

Solo la Padre Pio di Capurso, che rischia di perdere 1,5 milioni di euro col nuovo tetto di spesa, potrebbe mandare a casa almeno 50 dipendenti. «Minacce che lasciano il tempo che trovano» commenta ancora il dg Montanaro che tuttavia ora cerca soluzioni alternative. Le ipotesi per disinnescare quest a nuova bomba occupazionale sono due: chiedere alla Regione un aiuto per cercare di aumentare, temporaneamente, il tetto di spesa per le 5 cliniche private che operano sul territorio provinciale, oppure ridurre il tetto di spesa affidato alle 3 cliniche lucane per aumentare quello delle cliniche baresi. In attesa di nuovi incontri, i sindacati stanno alla porta e sperano in una risoluzione positiva della vicenda: «Altrimenti - dicono - a pagare, come sempre, saranno solo i lavoratori».