Carenza di personale: errori di programmazione ed insoddisfazione professionale

Anelli: "Necessario garantire stipendi e qualità del lavoro in linea con gli standard europei"

martedì 30 luglio 2024

E' ormai da tempo che la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici denuncia errori di programmazione nell'accesso al corso di laurea in Medicina e Chirurgia e ai percorsi formativi post-laurea ed oggi il frutto della malprogrammazione si traduce nella nota carenza di personale sanitario.

"Per formare un medico ci vogliono sei anni di corso di laurea e almeno quattro di specializzazione.Dieci anni fa, per consentire un idoneo accesso a Medicina, che rispondesse alle esigenze legate alla curva pensionistica di oggi, si sarebbe dovuto tenere meglio conto delle uscite. E invece la programmazione è stata sbagliata e quest'anno ci troviamo con quindicimila pensionamenti, mentre nel 2014 a Medicina si sono iscritti solo in diecimila. E quella sottostima si accompagnava ad una programmazione di seimila borse universitarie di specializzazione all'anno. Quindi si e creato un imbuto. Questo sistema, nel tempo, ha fatto accumulare ben ventimila medici laureati ma non specializzati. Per fortuna, negli ultimi anni la politica ci ha ascoltato e le borse di specializzazione sono salite a diciottomila, cosi come sono aumentati i posti nelle facoltà di Medicina". - spiega il presidente della Federazione degli Ordini dei Medici italiani, Filippo Anelli, e aggiunge - “Oggi abbiamo un numero di borse di specializzazione sufficiente. E tra dieci anni andranno in pensione seimila dottori mentre a Medicina quest'anno entreranno in ventimila, quindi in troppi. Ci sarà un problema di rispetto dei giovani, le prospettive attuali saranno ribaltate. Nel giro di due o tre anni risolveremo le carenze di personale, e dopo ci saranno esuberi, sempre più gravi. Ma se consenti ai giovani di fare un percorso formativo complesso come quello di Medicina, non puoi dare loro certezza di disoccupazione”

Alla malprogrammazione, inoltre, si aggiunge l'insoddisfazione professionale. Carichi di lavoro sempre più pesanti e riduzione del potere di acquisto del salario dei medici (circa -6,1% rispetto al 2015) stanno comportando un esodo di massa dal sistema sanitario pubblico e un aumento del ricorso a forme di lavoro precario, per una spesa che nel 2022 si è aggirata intorno ai 3,5 miliardi di euro.

Le soluzioni?

"Prima di tutto bisogna risolvere la questione economica: il governo adesso deve investire sulle professioni. Dopo il PNRR, che ha stanziato soldi per le strutture, e il momento di pensare ai lavoratori. Gli stipendi non si possono distaccare dalla media europea, va frenata la fuga all'estero." - afferma Anelli - "In secondo luogo c'è una questione di soddisfazione professionale. Si è scelto di introdurre meccanismi economistici nel Servizio sanitario nazionale, ma oggi dobbiamo decidere se la priorità è la spesa, o sono le esigenze dei cittadini."

Conclude infine, il presidente FNOMCeO: "Bisogna investire sulla Sanità, recuperare la partecipazione dei cittadini e dare maggior peso alle professioni. Vanno raggiunti obiettivi di salute, non ragionieristici. E tempo che si diano risposte a tutto il mondo medico che è in grande sofferenza”