Retribuzione medici di famiglia, due modelli allo studio
Ecco come potrebbero cambiare i guadagni
martedì 12 aprile 2016

Premiare lo sforzo prodotto dai medici di famiglia per migliorare la salute dei pazienti cronici e in subordine per mantenere le compatibilità di spesa: Mario Alparone, direttore generale Asst Melegnano e Martesana ed Emanuele Vendramini, docente all'Università Cattolica di Piacenza propongono un modello di retribuzione che può essere un'ipotesi di studio per la Sisac. Premessa: l'attuale quota capitaria è calibrata sui pazienti anziani e non sulle cronicità e sulle complessità dei pazienti trattati. L'ultimo accordo nazionale indirizza i 20,29 euro/assistito/anno aggiuntivi alle scelte sopra i 75 anni d'età. Alparone e Vendramini, sul Sole 24 Ore sanità, ipotizzano un nuovo modello di retribuzione basato sulla pesatura degli assistiti secondo 14 categorie prevalenti di cronicità su cui vengono clusterizzati i pazienti.
Spesa preventivata e spesa osservata - In Lombardia i cronici, pari al 30-35% degli assistiti, consumano l'80% delle risorse e nella Banca Dati Assistito della Regione ogni cronico è classificato per categoria patologica sulla base delle terapie verso le quali più si è indirizzata la spesa per curarlo. Il budget annuale del Mmg, nell'ipotesi formulata, è la somma del budget dei cronici e del budget dei non cronici. Il budget dei cronici è ottenuto come somma dei prodotti del numero di assistiti cronici per la "spesa standard" (rappresentata da valori di confronto rilevati da recenti osservazioni su alcune ASL lombarde), ovvero è la somma dei budget per le categorie prevalenti (budget diabetici, budget broncopneumopatici, etc). Il budget dei non cronici è il prodotto del numero di assistiti non cronici per la "spesa standard" dei non cronici.
Primo modello - Alparone e Vendramini ricordano che nell'Asl Monza Brianza - presa come campione- il grosso dei pazienti cronici è costituito dai cardiopatici, 16% del totale, la cui spesa, che è un quarto della spesa sanitaria complessiva, cresce costantemente, come quella per gli oncologici che addirittura supera il budget. Due i modelli che premiano i medici in base a come si approcciano ai pazienti complessi: nel primo, a isorisorse, si suppone che - fatta cento la remunerazione massima, equiparata allo stipendio medio attuale come ipotesi di lavoro- il 70% della retribuzione sia costituito da quota capitaria e il 30 da quota variabile che verrebbe a sua volta ripartito in un 20% a premiare i risultati di compliance qualitativa raggiunti sui pazienti e in un 10% a premiare il rispetto degli obiettivi di budget di spesa.
Secondo modello - «Più sfidante - sottolinea Alparone - sarebbe retribuire i medici in modo che possano guadagnare qualcosa di più. Il secondo modello considera che la retribuzione di partenza sia costituita al 100% dal costo della convenzione cui si aggiungerebbe una quota variabile costituita dalla differenza tra il tetto di spesa previsto a livello di Asl o Regione per la medicina generale e la spesa effettivamente sostenuta per quell'anno: ove si ottenessero risparmi, una parte in proporzione sarebbe redistribuita tra i medici che hanno raggiunto i migliori livelli sugli indicatori di compliance». Alparone sottolinea cinque aspetti della ricerca: «I contributi scritti a quattro mani con il professor Emanuele Vendramini nulla a che fare hanno con il modello Creg, sono analisi teoriche, non sono riflessioni condivise con istituzioni, non sono state sperimentate da nessuna parte, non sono oggetto di dibattito in questo momento di trattativa in cui peraltro possono apparire di stretta attualità. Abbiamo soltanto inteso applicare al tema della retribuzione i criteri del performance measurement ai medici di famiglia nell'ambito una riflessione di carattere accademico».
Mauro Miserendino