Liste attesa, 400 milioni alle Regioni per mettere in chiaro le agende dei Cup

La Conferenza Stato-Regioni si pronuncia sul riparto di 400 milioni stanziati dal governo in 3 anni per far fronte alle liste d'attesa.

martedì 30 luglio 2019

Doctor 33

Il Ministero della Salute, come prevede la Finanziaria, ha inviato alla conferenza i criteri - già individuati sia con il Ministero dell'Economia sia con il Coordinamento tecnico della commissione salute delle Regioni-con cui intende ripartire la somma e gli importi per regione. I 400 milioni si ricavano aggiungendo ai 350 milioni stanziati dalla Finanziaria 2019 i 50 milioni del decreto fiscale 119/2018 convertito nella legge 136/18, finalizzati a ridurre i tempi di attesa per l'erogazione delle prestazioni sanitarie come previsto dal vigente Piano Nazionale di Governo delle Liste di Attesa (Pngla), in tutto la spesa autorizzata è 150 milioni quest'anno, 150 il prossimo e 100 nel 2021. Il monitoraggio su come le somme vengono spese sarà effettuato, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, dal Comitato permanente per la verifica dell'erogazione dei livelli essenziali di assistenza. La destinazione è prevalentemente informatica. «Grazie ai 350 milioni -ha spiegato il Ministro della Salute Giulia Grillo sul portale istituzionale- aiuteremo i territori a potenziare i servizi di prenotazione implementando i Cup digitali e tutte le misure per rendere più efficiente il sistema. A Sud e a Nord, le regole saranno uguali per tutti, questo servirà a ridurre le diseguaglianze».

Accanto ai criteri di riparto, il tavolo con Mef e Regioni ha elaborato anche indicatori e relative soglie al cui raggiungimento i fondi saranno effettivamente erogati. Tendenzialmente ci sono un obiettivo visibile, le liste d'attesa "in chiaro" per gli utenti Ssn, e uno sensibile, il rispetto delle attese promesse. Il Piano nazionale fissa tempi massimi per prestazioni ambulatoriali e di ricovero raggruppandole in categorie secondo urgenza. Classi di priorità riviste dettano i tempi sia per i ricoveri sia per le visite e gli esami specialistici. I ricoveri sono classificati in gravi (A), da farsi entro 30 giorni in caso di rischio della vita; complessi (B), entro 60 giorni, per casi con intenso dolore, gravi disfunzioni e disabilità ma non soggetti ad aggravamento imminente; meno complessi (C), entro 180 giorni, per casi con minimi dolore, disfunzione, disabilità; non gravi (D), espletabili entro 12 mesi. Sono stabilite quattro classi - UBDP -pure per esami e visite specialistiche: Urgenza da espletarsi entro 72 ore; Urgenza Breve espletabile entro 10 giorni; Differibile: attesa entro 30 giorni se per visita specialistica, entro 60 giorni se per esame ma alcune regioni al Centro-Nord hanno tempi migliori e la Toscana ha dimezzato l'attesa per alcune prestazioni; Programmata da espletarsi entro 120 giorni. Aziende e regioni garantiranno che almeno il 90% delle prestazioni specialistiche brevi e differibili (e dal 2020 anche programmate) trovi risposte nei tempi massimi indicati. La mancata realizzazione degli obiettivi determina l'obbligo per le regioni di restituire l'acconto allo Stato che può procedere al recupero sulle somme a qualsiasi titolo spettanti negli esercizi successivi.

Per la cronaca, il Pngla chiede ai medici di famiglia di indicare in ricetta non solo le classi di priorità di ricoveri ed esami ma soprattutto la distinzione tra "primo accesso" se per il paziente si tratta di primo contatto con strutture e specialisti Ssn, o di approfondimento con specialista diverso dal primo osservatore, o di peggioramento del quadro clinico in una cronicità, e "accessi successivi" per approfondimenti su pazienti già presi in carico da un primo specialista, per controlli o follow-up. Inoltre in ricetta va sempre espresso il quesito diagnostico. Il piano sancisce poi che, se i tempi non sono rispettati nel Ssn, il paziente effettuerà la prestazione in libera professione intramuraria pagando solo il ticket e non l'intero valore; i sanitari in libera professione intramuraria potranno essere pagati dall'azienda in base a un contratto di libera professione aziendale. E' previsto il blocco delle prestazioni in attività intramuraria, se le proporzioni con l'attività istituzionale non fossero rispettate. Regioni come Puglia, Toscana, Umbria hanno introdotto restrizioni ulteriori.