L'obbligo del Pos per professionisti e imprese scatta il 1° gennaio ma non c'è il decreto attuativo

Pagamenti tracciabili in stand-by

lunedì 11 novembre 2013

Valentina Melis (Sole24ore)

«Cari colleghi, dal 1° gennaio 2014 non potrete rifiutare pagamenti con il bancomat dai vostri pazienti». È questo il senso della lettera che Amedeo Bianco, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici, ha scritto nei giorni scorsi ai vertici provinciali della categoria. Due pagine per ricordare l'obbligo previsto dal decreto sviluppo-bis del Governo Monti (Dl 179/2012, articolo 15, commi 4 e 5), che impone ai professionisti e alle imprese di dotarsi del Pos a partire dal nuovo anno.
I medici, in realtà, hanno già iniziato questo percorso, almeno i 64mila che svolgono attività intramoenia. Dal 30 aprile scorso, infatti, chi svolge la professione in convenzione con il servizio nazionale nel proprio studio, deve avere a disposizione il Pos (lo prevede il decreto sanità, il Dl 158/2012).
I nodi dell'attuazione
Per l'obbligo generalizzato previsto dal Governo Monti, è il ministero dello Sviluppo economico a dover fissare le regole di attuazione per tutti i professionisti e le imprese. Il decreto, ad oggi, manca ancora all'appello, ed è difficile che sia emanato entro la scadenza del 1° gennaio. Il Mise ha avviato incontri con i professionisti, e sta lavorando al testo con il supporto della Banca d'Italia.
I punti critici sono essenzialmente due: l'individuazione di importi minimi sotto i quali l'obbligo di bancomat potrebbe non scattare, e il nodo dei costi per gli esercenti e i professionisti (che suscita vivaci proteste tra gli interessati).
L'introduzione di una soglia minima, anche se possibile, in base alla disposizione del Dl 179/2012, non sarebbe ben vista dai tecnici della Banca d'Italia, per non indebolire il sistema, nel momento in cui si punta sulla dematerializzazione dei pagamenti.
Per ridurre i costi di gestione a carico degli esercenti, le strade allo studio sono diverse. Il Dl sviluppo-bis apre la possibilità di usare «ulteriori strumenti di pagamento elettronici anche con tecnologie mobili». In pratica, il decreto attuativo potrebbe aprire ai pagamenti tramite smartphone o tecnologie alternative al Pos. L'altra ipotesi è quella di un'applicazione selettiva del nuovo obbligo, ad esempio in base al fatturato delle imprese o dei professionisti coinvolti.
Sul fronte del taglio alle commissioni, peraltro, è atteso da tempo un altro provvedimento (questa volta del Mef), previsto dal Dl salva-Italia, proprio per ridurre gli oneri sugli esercenti legati al pagamento con le carte. Una misura, questa, che servirebbe a preparare la strada a una maggiore diffusione della moneta elettronica.
Il fronte dei professionisti
Per Armando Zambrano, presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri e coordinatore della Rete delle professioni tecniche «sarebbe opportuno rivedere la platea dei professionisti obbligati al Pos in base al numero di fatture emesse nell'anno e al tipo di clientela: chi lavora con imprese e società – spiega – non ha certo il problema della mancata tracciabilità dei pagamenti, che avvengono prevalentemente tramite bonifici o assegni».
È dello stesso parere Marina Calderone, presidente del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro e del Comitato unitario degli ordini professionali (Cup): «Se l'obiettivo è la lotta all'evasione fiscale, vanno azzerate le commissioni. Inoltre – aggiunge – dovrebbero essere esentati dall'obbligo del Pos i professionisti che lavorano con le aziende e i dipendenti degli studi».
La Pa ancora indietro
La Pa, intanto, prende tempo: l'obbligo, per gli uffici pubblici, di accettare pagamenti con strumenti elettronici e via internet, entrato in vigore il 1° giugno scorso, potrà essere completamente tradotto in pratica, in tutte le amministrazioni, entro il 31 dicembre 2015. È la tabella di marcia fissata nelle linee guida dell'Agid, l'Agenzia per l'Italia digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri. «È una rivoluzione che riguarda migliaia di uffici», spiega Maria Pia Giovannini, dirigente Agid. «L'obiettivo – continua – è garantire percorsi chiari al cittadino, anche tramite i servizi offerti dalle amministrazioni su internet, e, per gli uffici, poter controllare con esattezza gli incassi legati a ciascuna prestazione erogata».

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