«Medici e odontoiatri, opereremo per ridare autorevolezza agli ordini»

«Riorganizzazione servizio sanitario, vogliamo esserci anche noi»

venerdì 26 gennaio 2018

La Gazzetta del Mezzogiorno

ANELLI Neopresidente Fnomceo NICOLA SIMONETTI " Filippo Anelli è il neo presidente eletto plebiscitariamente per il prossimo triennio, salvo riconferma, a capo della Federazione nazionale degli Ordini dei medici e degli odontoiatri. Lo abbiamo intervistato. Qual è il suo programma e, soprattutto, quale la programmazione del suo mandato? Al centro dell'attività della Fnomceo dovrà esserci il recupero dell'autorevolezza degli Ordini, nel segno dell'autonomia e dell'unità della professione. Noi proporremo che si proceda in tempi brevi a un'approfondita riflessione sull'organizzazione attuale del Ssn per affrontare al tempo stesso il disagio dei cittadini e il malessere degli esercenti la professione medica ed odontoiatrica. La Federazione dovrà avere un ruolo e cooperare alla riorganizzazione del Servizio sanitario nazionale (Ssn), anche nell'ottica di finanziamento e sostenibilità. È importante però che questa revisione rispetti il carattere equo e solidale, valori imprescindibili del nostro sistema. Non vanno infatti dimenticate le disuguaglianze e iniquità territoriali che, purtroppo, si registrano anche nella sanità, messe in evidenza anche nella recente indagine conoscitiva della commissione Igiene e Sanità del Senato. Cosa risponde a chi lamenta eccessiva disparità nel riparto delle risorse tra le regioni? È fin troppo evidente l'equivoco relativo al riparto delle risorse: queste prediligono il parametro dell'invec- chiamento che, essendo più elevato al Nord, fa affluire maggiori somme ed attenzioni a questa parte d'Italia. Nella pratica, minori risorse permettono inferiori servizi dai quali derivano indicatori di salute più bassi. Il Sud finisce così per diventare tributario e dipendente dal Nord e le maggiori risorse accentuano il già «storico» gap che divide le due parti del Paese. La prevalenza di anziani non può giustificare un meccanismo che genera disuguaglianze e che non tien conto della povertà che è tra le principali cause di aumento delle malattie croniche, le quali, da sole, assorbono l'85% delle risorse del Ssn. Né sono da trascurare gli aspetti ambientali e il dato statistico sulla mortalità: al Sud si vive 4 anni in meno che al nord (in alcune zone come il napoletano, addirittura otto). Tema cogente è anche quello relativo alla programmazione dei fabbisogni relativi al personale e alla formazione dei medici. Noi proponiamo un nuovo modello organizzativo del Ssn e l'abbandono dei criteri aziendalistici, che prevedono un controllo della spesa con obiettivi eco-nomicistici e non di salute. Questa impostazione è di per sé superata dalla legge costituzionale n. 1/2012, che stabilisce l'equilibrio di bilancio in tutti i settori e che, quindi, anche in ambito sanitario impone di operare con le risorse disponibili. Inoltre, per perseguire obiettivi di salute, è fondamentale il contributo e la partecipazione degli operatori. Le nostre competenze (dati epidemiologici non solo numerici ma verificati anche nella pratica clinica, a diretto colloquio con il paziente, i suoi bisogni, le sue difficoltà, le sue differenze, i suoi disagi) sono indispensabili per programmare gli obiettivi da raggiungere in generale e nei singoli contesti territoriali. Il potenziamento della medicina del territorio sarà fondamentale per affrontare le cronicità, che nei prossimi anni avranno un peso crescente. Cosa fare, dunque? Come rappresentanti della professione chiediamo di poter contribuire alla costruzione di un nuovo modello di servizio sanitario, che mette in discussione anche la crescente spesa "out of pocket" degli italiani. Un aiuto potrebbe venire anche dal privato, nel suo ruolo "integrativo" e mai "sostitutivo". Gli stessi Lea vi potrebbero trovare un'opportuna stampella applicativa meno onerosa. E come cambia il ruolo del medico oggi? La «politica» colloca il medico in un ruolo di «tecnico» che deve fornire «prestazioni» e non tiene conto che la stessa Carta costituzionale gli affida invece un ruolo di tutela della salute. Proprio la fedeltà a questo compito potrà risolvere anche gran parte dei conflitti recenti riguardanti il nostro contratto. Sul fronte importante della formazione, pensiamo a percorsi formativi in cui alle Università si affiancano gli ospedali e gli ambulatori dei medici di medicina generale, in un sistema capace di valorizzare le competenze del territorio anche in un'ottica di inserimento lavorativo e crescita professionale.