Pensioni medici, con quota 100 criticità su tempi, Tfr e cumulo. Ecco perché

Liquidazione differita e niente cumulo tra lavoro e attività privata

mercoledì 09 gennaio 2019

Doctor News 

Il pubblico dipendente, anche medico dirigente, che voglia fermarsi a quota cento può farlo, ma la liquidazione intera la vedrà 8-9 anni dopo. Inoltre, avrà qualche soldo in meno e non potrà, di massima, far cumulo con la libera professione. È uno degli inconvenienti di "quota cento", la sperimentazione triennale - fino al 2021- contenuta nel decreto legge al varo oggi in consiglio dei ministri che consentirebbe a 430 mila lavoratori in ambito Inps, tra cui medici dipendenti e infermieri, di andare in pensione a 62 anni di età e 38 di contributi (o a 63 e 37 e così via, la somma deve fare cento). Lo stesso decreto disciplina il reddito di cittadinanza; per le pensioni implica una spesa fino a 21 miliardi in 3 anni ma non è detto che tutti utilizzeranno questa chance poiché sono in via di quantificazione penalità per chi si pensiona prima, data la più alta aspettativa di vita. Inoltre, il reddito da pensione non si potrà cumulare con altri redditi, oltre i 5 mila euro annui. In compenso, se la disciplina sulle pensioni fin qui prevedeva che da quest'anno si andasse via o a 67 anni compiuti di età o a 43 anni e 3 mesi di anzianità per gli uomini e 42 anni e 3 mesi per le donne, ora l'anzianità si blocca alle quote 2018, 42 anni e 10 mesi gli uomini e 41 e 10 mesi le donne. Infine, in caso di tagli aziendali ed accordi sindacali propedeutici a nuove assunzioni, ci si potrà (salvo interventi sul testo) pensionare a 59 anni e 35 di contributi. 

Per i dipendenti privati quota 100 scatta da aprile e per i dipendenti della Pa ad ottobre, sei mesi dopo. I pubblici dipendenti sono penalizzati anche nel percepire la liquidazione: se si pensionano a 62 anni prenderanno il Tfr o l'indennità premio di servizio compiuti i 67 anni previsti dalla legge Fornero. Altra grana: in base alla Finanziaria 2014, un pubblico dipendente che si pensioni, arrivato ai fatidici 67 anni, prende la liquidazione 12-15 mesi dopo il raggiungimento dei requisiti per fruire del diritto. Mesi che, per chi fa quota 100 quest'anno, si sommano al periodo "tecnico", fino a un massimo di 10 intercorrenti tra il 62esimo compleanno e ottobre. Inoltre, la prende tutta se fino a 50 mila euro, in due tranche tra 50 e 150 mila con completamento entro 24 mesi, e in tre oltre 150 mila euro con completamento entro 36 mesi. In sintesi, si può aspettare fino a 9 anni per avere tutte le spettanze. «Il legislatore prevede, bontà sua, la chance di un anticipo bancario, ma a quali condizioni? Caro pensionando tieni duro e attento a non morire prima», tuona nelle sue brevia (www.perelliercolini.it) il medico Marco Perelli Ercolini, vicepresidente della Federazione sanitari pensionati e vedove Federspev e presidente dell'Unione nazionale pensionati italiani. E a Doctornews sottolinea che i dipendenti pubblici a differenza dei privati contribuiscono per un 40% con soldi propri al trattamento di fine rapporto versando il 2,5% del reddito mensile. «Ci troviamo di fronte a un paradosso. Se un datore di lavoro nel privato non accantona gli importi del Tfr dei dipendenti è pesantemente sanzionato; lo Stato invece per esigenze di cassa rinvia i pagamenti dei tfr di 150 mila statali, e si tratta soldi che avrebbe dovuto tesaurizzare, a maggior ragione perché per quasi metà non sono suoi ma del lavoratore». 

Per la cronaca, il testo diffuso nei giorni scorsi prevede che i lavoratori precoci non risentano degli scatti dell'età pensionabile previsti per l'aumento della vita media, e conferma la possibilità di anticipare la pensione (Ape social) a chi ha svolto lavori usuranti per 7 anni negli ultimi 10 e ha 36 anni di contributi, nonché per le seguenti categorie con oltre 30 anni di contributi: disoccupati a seguito della chiusura del luogo di lavoro, tempi determinati scaduti che hanno lavorato 18 mesi negli ultimi 36, caregiver che assistono in forza della legge 104 coniugi o genitori figli o affini (conviventi) fino al 2° grado, invalidi dal 74% in su. Introduce quindi il reddito e la pensione di cittadinanza, altri 22 miliardi tra ora e il 2021 per dare 780 euro/mese per 18 mesi massimo a cittadini italiani con reddito Isee annuo entro 9360 euro rendita immobiliare entro 30 mila euro e beni mobili entro 8 mila euro, con 2000 euro in più per ogni familiare. Per percepire il reddito occorrerà accettare almeno un lavoro dei tre offerti, entro i primi sei mesi nel raggio di 100 km, nei successivi anche in quello di 250 km. 

Mauro Miserendino