Il Paese dove si spara sulla Croce Rossa

Da Milano a Napoli: gli incredibili attacchi ad ambulanze e mezzi dei pompieri

sabato 04 gennaio 2020

Corriere della Sera - Pierluigi Battista

E'  qualcosa di morboso, e di culturalmente patologico, di socialmente inquietante in questo contagioso attacco alle ambulanze, ai pronto soccorso, ai mezzi dei pompieri che sta dilagando come un'epidemia di stupidità e di follia in Italia. Quando si dice «non sparare sulla Croce Rossa» si vuole appunto indicare la necessità e il riconoscimento di una zona franca dalla crudeltà. continua a pagina 20 

Si vuole identificare un luogo del soccorso, della pietà, della cura che dovrebbe essere patrimonio universale dell'umanità. Ora, invece, sparano petardi sulle ambulanze. Che senso ha, come è accaduto nella notte di Capodanno a Milano, fare le barricate allo scopo di impedire tra urla e sberleffi il passaggio celere di un mezzo dei Vigili del fuoco per spegnere un incendio pericoloso per persone e case? E che malattia profonda si annida nell'animo purulento di chi, riferiscono le cronache con crescente allarme proprio in questi giorni, picchia i medici di guardia nei pronto soccorso, malmena chi guida un'ambulanza, organizza pestaggi contro persone che ne stanno aiutando altre in difficoltà, malati che potrebbero essere i genitori degli aggressori, pompieri che intervengono di notte per impedire devastazioni e morti?

Se a diventare bersaglio di una furia cieca e idiota sono le istituzioni adibite al bene comune, i presidi di una società che affida loro protezione e sicurezza, allora vuol dire che si sta sbriciolando la coesione minima che tiene insieme un corpo sociale. Non c'è la bandiera dell'antagonismo, c'è solo il cupio dissolvi che non riconosce la bontà e l'utilità di enti e luoghi dove ci si prende cura delle persone. Dovunque i pompieri sono rispettati, amati, seguiti con apprensione, considerati dei salvatori che sfidano eroicamente pericoli e tragedie. Prenderli a sassate, costringendoli a indietreggiare, umiliandoli davanti alla popolazione che chiedi loro aiuto e pronto intervento sta a dimostrare che un altro legam sociale si è spezzato.

Quando qualcuno a noi caro chiama l'ambulanza noi vorremmo che i soccorritori arrivassero in fretta, che la gente si spostasse quando sente la sirena, e non possiamo neanche immaginare che qualcunc si metta a tirare sassi e petardi per ostacolare chi viene ad aiutare, chi spende il proprio tempo per soccorrere chi sta male e ha bisogno di sostegno. E i medici e gli infermieri che stanno negli ospedali nelle ore in cui tutti gli altri dormono dovrebbero essere premiati, non presi a bastonate da bande di teppisti prepotenti e vigliacchi sicuri della loro impunità. Si sta scucendo qualcosa di essenziale nelle nostre società se accade il contrario di quello che dovrebbe accadere, si sta smantellando mentalmente e culturalmente un sistema in cui i presidi minimi della cura e del bene comune vengono colpiti e terrorizzati.

 La società è fatta anche di questi corpi intermedi che dicono che un territorio è curato e che c'è gente che si occupa delle persone che chiedono aiuto. Questi corpi intermedi vanno difesi e lo Stato deve rassicurarli che si occuperà di loro e creerà le migliori condizioni per operare, anche nei territori più disagiati. Altrimenti è l'inizio della fine civile, e non c'è molto tempo per accorgersene. Amaramente. Istituzioni adibite al bene comune bersaglio di furia cieca e idiota; così si sbriciola la coesione che ci tiene insieme