Decreto vaccini, dubbi su chi deve certificare l'esenzione

Il ministro Fedeli ha annunciato un vademecum (una circolare, probabilmente) sulle modalità e i tempi delle nuove vaccinazioni obbligatorie

giovedì 01 giugno 2017

Doctor 33
Ancora un velo di mistero sul decreto legge sui vaccini che il governo ha annunciato e che porta a dodici i vaccini obbligatori estendendo l'obbligo vaccinale fino a 16 anni, e condizionando l'ammissione alle scuole materne all'avvenuta vaccinazione. I ministri di salute e istruzione stanno lavorando alle asperità della materia; per la scuola dell'obbligo i bambini sarebbero accettati ma alle famiglie "renitenti" arriverebbero sanzioni fino a 7500 euro e si aprirebbe un procedimento al Tribunale dei Minori. Le discussioni sembrano spostarsi dal mondo medico alla scuola: entro il 10 settembre i presidi dovrebbero raccogliere i certificati attestanti le vaccinazioni avvenute o le prenotazioni delle vaccinazioni mancanti, o eventuali certificati di esenzione o differimento della vaccinazione redatti dal medico di famiglia o dal pediatra. Il preside dovrebbe segnalare all'Ausl l'avvenuta mancata vaccinazione. Incluso fino a prova contraria il singolo richiamo saltato per un motivo burocratico e non per volontà della famiglia per il quale va capito se si avviino d'ufficio procedura sanzionatoria e segnalazione al tribunale. Il decreto legge darebbe peraltro un'ulteriore chance alternativa, l'autocertificazione. Tutte le circostanze vengono verificate in queste ore. Per togliere le scuole dall'imbarazzo il ministro Fedeli ha annunciato un vademecum (una circolare, probabilmente) sulle modalità e i tempi delle nuove vaccinazioni obbligatorie, e "una corposa norma transitoria che eviterà qualsiasi tipo di problema burocratico alle famiglie, alle Asl e alle scuole". Il Ministero della Salute dal canto suo lavora ad uniformare il servizio di "recupero" nelle regioni adeguandolo, risorse incluse, al calendario vaccinale.

Alessandro Rossi responsabile dell'Ufficio di presidenza della Società Italiana di Medicina Generale e curatore del recente istant book "Guida all'uso dei vaccini-domande e risposte" (presentato il 30 marzo all'Istituto superiore di sanità) premette: «Non saremmo arrivati a un decreto legge se non ci fosse stata una carenza vaccinale in relazione a una precisa patologia, il morbillo. Da qui si deve partire per capire perché le istituzioni si stiano indirizzando verso un decreto legge sull'obbligo vaccinale. In condizioni normali non si dovrebbero vedere leggi che subordinano l'iscrizione a scuola di un bambino all'avvenuta vaccinazione né le problematiche burocratiche che ne conseguono, per mitigare le quali si apre a un'autocertificazione che a mio avviso lascerebbe il tempo che trova. Più in generale posso immaginare come soggetti contrari a vaccinare i propri figli scateneranno ricorsi contro questo decreto. Si potrà arrivare alla Consulta, su un piatto il diritto alla salute, su un altro quello all'Istruzione. Noi aspettiamo con fiducia che il Governo chiarisca tempi, compiti, ruolo del medico di famiglia e pediatra, ma non bisogna dimenticare che tutto questo si fa e si scrive per evitare l'aggravarsi dell'epidemia di morbillo in atto in Italia, e impensabile 10 anni fa quando i tassi di copertura vaccinale erano ben più elevati».

Quanto alla certificazione che può o meno esonerare il bambino dal vaccino o differirne l'inoculazione, Rossi conferma: «Il medico di famiglia e il pediatra di libera scelta sono tra le figure titolate a certificare. Ma distinguerei tra il rinvio per motivi contingenti e quello per gravi patologie sottostanti. Nel primo caso - il bambino che non si può vaccinare lì per lì per una febbre in atto o per un'infiammazione acuta, giustificati motivi per rimandare l'appuntamento di qualche settimana - il medico del territorio può ben certificare. Ove però fossero presenti malattie di altra natura, in particolare neoplasie infantili a carico del sistema immunitario per cui non si possano fare alcuni tipi di vaccini -al certificato del medico del territorio sarebbe preferibile quello dello specialista che segue in prima persona il bambino».