Napoli, petardi e bottìglie contro i medici. In Italia tre aggressioni al giorno

Nella città partenopea due episodi di violenza ai danni di sanitari il primo dell'anno. Il ministro: «Votare subito la legge per difenderli»

venerdì 03 gennaio 2020

Il Messaggero

IL FENOMENO Un petardo lanciato contro l'ambulanza, a Napoli nel quartiere Barra, a Capodanno, ed esploso quando il medico ha aperto lo sportello. «Il rischio che l'ambulanza saltasse in aria era reale! Presenza di ossigeno gassoso a bordo e benzina», sottolinea l'associazione Nessuno tocchi Ippocrate che ha segnalato l'accaduto. Sempre a Napoli, poco dopo la mezzanotte del nuovo anno, presso l'ospedale San Giovanni Bosco, una dottoressa è stata aggredita da un paziente verbalmente e fisicamente con una bottigliata. «Fatti che non avvengono neppure nei territori di guerra in quanto i mezzi di soccorso e il personale sono protetti dalle convenzioni internazionali», dice il presidente provinciale della Croce Rossa, Paolo Monorchio. «La punta dell'iceberg di quella che è diventata una vera emergenza di sanità pubblica», per il presidente Fnomceo-Federazio-ne nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, Filippo Anelli. A misurare il fenomeno sono i numeri.

 TRE AL GIORNO Nel 2019 sono state 1.200 le aggressioni a personale medico, secondo l'Omceo: circa tre al giorno. Stando ai dati Anaao Assomed, quasi sette medici su dieci - il 66% - sono stati vittima di aggressione. La percentuale sale al 72% al Sud e nelle Isole. H "Dossier violenza" Fimmg rileva che le vittime sono donne nel 66% dei casi e la fascia oraria più a rischio è la notte con il 65% degli episodi. Fin qui solo i dati noti. «I numeri sono molti di più - afferma Massimo Tortorella, presidente Consulcesi, riferimento legale per medici e operatori sanitari che ha attivato da oltre un anno il telefono rosso, servizio gratuito di tutela legale e supporto psicologico - buona parte dei medici, come ci rivelano le oltre 200 segnalazioni del telefono rosso, non denuncia per vergogna, rassegnazione o timore di ulteriori soprusi».

Per Anelli, le aggressioni reali sono «quasi tre volte più» di quelle denunciate, «una vera carneficina silenziosa». Il problema è evidente e in aumento. Dal sondaggio condotto da Anaao Assomed su 1.280 medici iscritti all'Associazione emerge che il 65% è stato vittima di aggressioni, tra questi il 33,81% fisicamente. Le percentuali salgono all'80,2% in Pronto Soccorso e 118, dove le aggressioni fisiche sono il 20,26% del dato totale. La percentuale sul totale di attacchi fisici arriva al 34,12% presso Psichiatria/Sert. Il 23,35% ha detto di essere a conoscenza di aggressioni che hanno portato a invalidità permanente o decesso. Il 70% è stato testimone di attacchi verso personale sanitario. L'ultimo sondaggio Fnomceo rivela che oltre il 38% dei professionisti sanitari si sente poco o per nulla al sicuro e più del 46% è preoccupato di subire aggressioni.

Oltre il 56% di chi ha subito violenza ritiene potesse essere prevista. Il 48% di chi ha subito un attacco verbale considera l'evento «abituale», il 12% «inevitabile». Stando a recenti dati Fp Cgil, il 60% delle violenze è costituito da minacce, il 20% da percosse, il 10% da violenza a mano annata, il 10% da vandalismo. Il 49% è commesso dai pazienti, il 30% dai familiari, 1*11% dai parenti, l'8% da utenti in generale. «Le aggressioni a chi ogni giorno si prende cura di noi sono semplicemente inaccettabili. Bisogna approvare al più presto la norma, già votata al Senato, contro la vio- lenza ai camici bianchi. Non si può aspettare», ha scritto su twitter il ministro della Salute Roberto Speranza. La Federazione auspica che l'esame in Parlamento riprenda già questo mese e che il ministro riconvochi l'Osservatorio permanente per affrontare i «problemi di carattere organizzativo rimasti un po' fuori dal Disegno di Legge».

LE MISURE Tra gli interventi che Fnomceo ritiene fondamentali, «ampliamento della procedibilità d'ufficio, ricollocazione degli ambulatori di guardia medica in ambiente protetto, istituzione, presso ciascun pronto soccorso, di un presidio fisso di polizia e quindi idoneo a garantire un'adeguata tutela di incolumità e sicurezza del personale, composto da almeno un ufficiale di polizia e da un numero di agenti proporzionato al bacino di utenza e al livello di rischio della struttura interessata». Da prevedere «videosorveglianza a circuito chiuso negli spazi comuni». La Fimmg da tempo chiede «il riconoscimento dello status di pubblico ufficiale» per i medici. Consulcesi, da undici mesi ha lanciato una petizione su Chan-ge.org per dire no all'odio tra medico e paziente e promuovere la creazione del Tribunale della Salute: oltre 21milale firme raccolte. Valeria Arnaldi