Giovane morì per ascesso cerebrale, a giudizio il medico di base

Per l'accusa la patologia non venne prontamente diagnostica dal medico di base del giovane

venerdì 14 ottobre 2016

ANSA DOTT-NET
Un medico di famiglia imperiese è stato rinviato a giudizio dal gup Massimiliano Rainieri per la morte di Matteo Maragliotti, lo studente e ballerino imperiese di 16 anni, deceduto il 21 gennaio del 2013 all'ospedale di Sanremo per un ascesso cerebrale. Per l'accusa la patologia non venne prontamente diagnostica dal medico di base del giovane. Il medico, secondo l'accusa del sostituto procuratore Roberto Cavallone, non avrebbe prescritto al ragazzo gli esami necessari per diagnosticare la malattia.

Al giovane in base ad alcune visite ospedaliere, venne in un primo tempo diagnosticata una mononucleosi e successivamente una rino-sinusite che ha portato all'ascesso. Secondo il giudice dopo la rino-sinusite il medico di base avrebbe dovuto prevedere altri accertamenti. Escluse responsabilità dei medici della Asl. Il processo comincerà il 9 gennaio.

L’ipotesi accusatoria è che la gravità delle condizioni di Matteo sia stata sottovalutata che il caso sia stato trattato con superficialità, evitando ad esempio, nonostante il sintomo principale accusato dal ragazzo fosse un fortissimo mal di testa, di sottoporlo ad una Tac. La denuncia presentata ai carabinieri che ha fatto scattare l’inchiesta era stata presentata dai genitori di Matteo circa un anno dopo la morte del ragazzo. Ma in quel lasso di tempo l’infettivologo genovese Enzo Profumo, su incarico degli stessi genitori, aveva eseguito una perizia. Risultati che sono finiti nel fascicolo della Procura di Imperia.

Secondo quanto era emerso dall’autopsia all’origine dell’infezione ci sarebbe stata una forte sinusite, che avrebbe iniziato a manifestarsi un mese e mezzo prima del decesso, con il mal di testa come sintomo principale. Al reparto di malattie infettive di Sanremo, Matteo era stato portato dopo essere transitato ancora una volta dal pronto soccorso di Imperia. Il ricovero era durato solo poche ore: nella notte, le sue condizioni si erano aggravate, l’infezione aveva camminato inesorabilmente. Raggiungendo il cervello. Il quindicenne era entrato in coma. Era stato portato in Rianimazione. Ma il suo cuore, nonostante i tentativi dei medici, aveva smesso di battere.