Fuga dai pronto soccorso: in due anni meno 1,5 milioni di pazienti

Le strutture sono però ancora affollate a causa della carenza di posti letto. In molti si rivolgono al privato

lunedì 07 novembre 2016

DOTT-NET
Sempre di meno al Pronto soccorso. E' una vera propria 'fuga' quella segnata dagli italiani negli ultimi 2 anni: gli accessi alle strutture di emergenza sono infatti calati di circa 1 milione e mezzo dal 2011 al 2013. Un dato in controtendenza rispetto al passato che vede alla base varie ragioni, anche se resta una apparente contraddizione di fondo: diminuiscono gli accessi, ma i Pronto soccorso continuano ad essere piagati dal sovraffollamento. Il nuovo quadro emerge dal confronto tra l'ultimo rilevamento contenuto nell''Annuario statistico del Servizio sanitario nazionale 2013' - appena pubblicato sul sito del ministero della Salute - e il rilevamento relativo all'Annuario 2011.

Ma il trend di diminuzione degli accessi è confermato anche dai dati dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) relativi al 2014. In 2 anni, dunque, gli accessi sono calati dai 22.036.558 del 2011 ai 20.551.053 del 2013, mantenendosi ad un livello analogo anche nel 2014, mentre la percentuale di ricoveri è pressochè invariata: dal 14,9% del 2011 al 14,7% del 2013. Calano invece, nello stesso arco temporale, i posti letto negli ospedali pubblici (da 161.430 a 154.091). Un aumento si è invece registrato per gli accessi ai Pronto soccorso pediatrici, che passano da 1.472.933 del 2011 a 1.609.287 del 2013. Dato positivo è invece l'aumento dell'assistenza domiciliare integrata: i pazienti trattati salgono infatti da 605.896 del 2011 a 732.780 del 2013 (+126.884). Ma come si spiega questa inversione di trend? Sicuramente ha pesato l'effetto delle campagne informative ed anche il rafforzamento dell'assistenza domiciliare, tuttavia, commenta il segretario della Fp-Cgil Medici Massimo Cozza, "temo che un'altra spiegazione sia nel senso di sfiducia degli italiani dopo anni di tagli e questo sarebbe un ulteriore allarme per la tenuta della del Servizio sanitario nazionale: i cittadini, a fronte delle lunghe attese e dello stato di impoverimento degli ospedali, accedono sempre di meno alla sanità pubblica.

Basti pensare che negli stessi due anni sono diminuiti di oltre 7000 i posti letto ospedalieri, di 3000 unità i medici dipendenti pubblici, di 4500 unità gli infermieri. Dunque, chi può si rivolge sempre di più al privato, e gli altri cittadini si curano sempre di meno". Per la presidente della Società italiana di medicina di emergenza urgenza (Simeu) Maria Pia Ruggieri, al contrario, è innanzitutto "il positivo effetto delle campagne di informazione per un corretto utilizzo del Pronto soccorso la ragione principale alla base del notevole calo di accessi". In questo modo, sottolinea, "è venuta meno una quota di accessi inappropriati, e ciò è un importante passo avanti". Tuttavia, nonostante il calo, afferma, "i Pronto soccorso in tutta Italia continuano a registrare situazioni di criticità e di costante sovraffollamento. Ciò significa che la causa del sovraffollamento non era, se non in minima parte, il numero di accessi impropri. La vera causa, che ancora persiste - denuncia - è da ricercarsi invece nel continuo taglio dei posti letto nei reparti ospedalieri". E' infatti la mancanza di posti letto che "rende molto spesso impossibile il ricovero dei pazienti in reparto, con la conseguenza che i malati restano 'bloccati' in Pronto soccorso, determinando così - conclude - le condizioni di sovraffollamento che, purtroppo, non vedono ad oggi miglioramenti".