Medici e infermieri con la scabbia Choc al Di Venere

Pazienti trasferiti al San Paolo, sindacati sul piede di guerra: nessuna prevenzione

domenica 05 luglio 2015

Corriere del Mezzogiorno

Tutti i dipendenti lavorava nel reparto di Cardiologia che è stato subito chiuso per le opportune operazioni di disinfestazione. La situazione è sotto controllo, ma la notizia ha provocato grande allarme considerati anche che si tratta di una delle strutture sanitarie più grandi della città. Il primo caso risale al primo luglio e a distanza di 24 ore ne è seguito un altro.

Come racconta Domenico Labate, direttore medico del Di Venere. «Immediatamente - scrive in una nota - è stato costituito un gruppo operativo al fine di predisporre un programma di azioni da attuare a tutela dei pazienti e dei dipendenti». Si è proceduto alla riduzione progressiva dell'attività di ricovero fino al blocco completo, dal 3 luglio, al monitoraggio dei casi sospetti oltre alle visite dermatologiche su tutti i dipendenti di Cardiologia e dei pazienti e al trasferimento degli stessi pazienti (una ventina) all'ospedale San Paolo, per permettere lo svolgimento delle procedure di profilassi igienica e ambientale. «Assicureremo durante questo periodo di stop dei ricoveri - continua Labate - l'assistenza ai pazienti che necessitano di interventi cardiologici in emergenza». Secondo una prima stima, nel giro di una settimana il reparto di Cardiologia potrà essere riaperto e nuovamente operativo.

 «Abbiamo agito subito appena ci è stato comunicato il primo caso di scabbia - spiega il direttore generale della Asl di Bari, Vito Montanaro - provvedendo al trasferimento dei pazienti, alla messa in sicurezza del reparto e all'avvio delle operazioni di disinfestazione. Nel giro di pochi giorni - prosegue il manager tornerà tutto alla normalità e comunque nessun paziente è stato infettato. I dipendenti contagiati resteranno a casa per una quindicina di giorni», precisa. Non si sa ancora la provenienza del paziente zero e resta quindi un mistero l'identità di chi, in sostanza, ha portato la scabbia nel reparto. E non è neanche la prima volta: la clinica di Dermatologia, ad esempio, fu chiusa nel 2009 e in quell'occasione ad infettarsi furono cmque ìnrermiere.

Il Di Venere accoglie migranti e senza fissa dimora da tutta la provincia e la scabbia prolifera proprio su pazienti che vivono in condizioni di degrado e di malnutrizione. Proteste dai sindacati, che lanciano l'allarme. «La circostanza è di una gravità inaudita - denuncia Piero Albenzio della Fials -, non è concepibile che tutti i dieci dipendenti della Cardiologia del Di Venere abbiano potuto contrarre la malattia nello stesso momento, n che significa - aggiunge - che le misure di prevenzione e protezione sono state evidentemente ignorate dalla direzione sanitaria dell'ospedale». n sindacato ha chiesto alla Asl di Bari di intervenire immediatamente e procedere con la bonifica degli ambienti.

 «Chiediamo che sia avviata con urgenza un'apposita indagine interna - conclude il sindacato -per individuare eventuali responsabilità, da segnalare all'autorità giudiziaria competente ed evitare che episodi del genere si ripetano». Intanto tra i corridoi dell'ospedale serpeggia la preoccupazione per la diffusione della scabbia, sia tra i dipendenti sia tra i pazienti ricoverati in altri reparti. E tra questi ultimi, c'è chi sta valutando l'ipotesi di chiedere un trasferimento. Anche sul web impazza la polemica sull'incremento dei casi di scabbia: c'è chi punta il dito contro i migranti, chi invece contro la scarsa attenzione da parte delle strutture sanitarie in termini di prevenzione e di sicurezza.