Declino Mmg, si accende il dibattito sull'aumento del massimale

Più posti in tirocinio non bastano

sabato 03 febbraio 2018

Doctor 33

Non solo non bastano i giovani usciti dal triennio post-laurea a sanare i vuoti lasciati da chi si pensiona, ma anche raddoppiando i tirocinanti, almeno per 4 anni gli ingressi non pareggerebbero le uscite e non riempirebbero la somma tra pensionamenti e zone carenti, particolarmente alta al Centro-Nord. Lo afferma Pierluigi Bartoletti vicesegretario Fimmg: per rimediare occorre anche manovrare sui rapporti ottimale e massimale -come nel recente accordo regionale lombardo - e far leva su un'organizzazione più strutturata degli studi convenzionati. Stando ai numeri Enpam nel 2018 a livello-Italia sono previsti 2.700 pensionamenti, nel 2019 saranno 3.500, fino a salire a 4 mila per altri quattro anni. In sei anni mancheranno 21mila medici sui 44 mila oggi operativi in assistenza primaria. In dettaglio, in Lombardia nel 2017 erano attesi 50 pensionamenti e ne sono arrivati 300 su 7500 medici, un addio ogni 15 mmg, da sommare a 370 carenze già esistenti. In Toscana su 70 esodi attesi, riproducendo i comportamenti lombardi, il tasso raddoppierebbe e con 140 addii nel 2018 su 2900 medici, e si prevedono 210 esodi nel 2019 e 250 nel 2020, quando si avrà un addio ogni 11 medici attivi. A Vicenza si fa fronte a un esodo imprevisto di 30 mmg, se si proietta il dato su tutto il Veneto la cifra complessiva è compatibile con quella toscana, uno su 20 dà forfait.

In Piemonte la medicina generale ha ottenuto che i posti del tirocinio passassero da 80 a 120 e ora l'assessore Antonino Saitta chiede mani ancor più libere: di qui al 2032 andranno via in 2600 su 3300, tasso medio atteso 1 Mmg via ogni 18. Uno ogni 20 in Emilia Romagna, 215 medici/anno di qui al 2025 su 4500 esistenti, ma fa paura il rapporto tra carenze e pretendenti, centinaia contro poche unità che troveranno lavoro subito. Infine, il Lazio dove nel 2021 usciranno in 650, e già ora è prevista una media di 400 l'anno su 4800 unità, via un medico ogni dodici! «Siamo passati rapidamente da una situazione di pletora a una di carenza, il comune denominatore è che il tandem governo-regioni affronta questi scenari sempre in emergenza senza programmare», dice Bartoletti. E sottolinea: «Da solo l'aumento dei posti nel triennio non basta, occorre aumentare il massimale ma non si può fare con un medico "single", si ritroverebbe oberato di compiti, occorre premiare chi ha organizzato il lavoro in modo più strutturato». 

E aprire a chi non ha il triennio? «Se in un ospedale servono quattro anestesisti non li scegli da un'altra specialità. Allo stesso modo se al territorio servono medici per fare da punto d'accesso competente al Ssn, assumendo giovani del triennio si dà garanzia d'appropriatezza, mentre con personale non formato si corre il rischio di rispondere, al solito, all'emergenza con l'emergenza. Da questa situazione si esce imparando a programmare i fabbisogni e dando un mix di risposte, le altre opzioni sono "toppe a colori". 

In convenzione «probabilmente occorrerà puntare su un aumento del massimale dove c'è carenza, evitando che ogni regione trovi soluzioni troppo peculiari e irriproducibili, e ricordando che se si fa leva troppo sui trasferimenti dal Sud al Nord di abilitati dal tirocinio, potrebbe entrare in crisi pure il Sud». Quanto alla trattativa con Sisac per l'accordo nazionale, si registrano convergenze tra sindacati e aperture di Sisac. «La speranza -dice Bartoletti - è di poter trattare su finanziamenti per sanare il periodo di vacanza contrattuale e rinviare il dettaglio della parte normativa. Ma in periodo elettorale le aperture vanno prese con le molle».


Mauro Miserendino