Pochi medici, le regioni in campo

In alcune regioni verranno richiamati in servizio medici in pensione. In altre, verranno assunti neo laureati senza specializzazione

giovedì 15 agosto 2019

Italia Oggi

Pensionali richiamati in servizio, assunzione di neolaureati, borse di studio, corsi di formazione Pochi medici, le regioni in campo In alcune regioni verranno richiamati in servizio medici in pensione. In altre, verranno assunti neo laureati senza specializzazione, procedura resa ancora più semplice dall'approvazione del «decreto Calabria». Diversi enti hanno aumentato il numero di borse di studio o di corsi di formazione. In certi casi, invece, si pescherà dal personale medico militare. Sono solo alcune delle misure messe in campo dalle regioni per attenuare la carenza del personale medico. Damiani a pag. 21 Le iniziative delle remoni contro la mancanza di medici. Da ieri in Veneto ok ai movard Lo specializzando va in corsia Neolaureati per scongiurare la carenza di personale di Michele Damiani In alcune regioni verranno richiamati in servizio medici in pensione. In altre, verranno assunti neolaureati senza specializzazione, procedura resa ancora più semplice dall'approvazione del «decreto Calabria». Diversi enti hanno aumentato il numero di borse di studio o di corsi di formazione. In certi casi, invece, si pescherà dal personale medico militare. Sono solo alcune delle misure messe in campo dalle regioni per attenuare la carenza del personale medico ospedaliero, fenomeno con cui si devono confrontare tutti i territori italiani. Le regioni. L'ultimo intervento è stato realizzato dalla giunta regionale del Veneto, che ieri ha approvato due delibere con le quali si dà il via libera all'assunzione di 500 giovani medici, laureati e abilitati, ma non ancora in possesso della specializzazione. I giovani prenderanno parte a un corso di formazione al termine del quale 320 verranno introdotti nell'area del Pronto soccorso, mentre 180 saranno divisi tra medicina generale e geriatria. L'assunzione di neolaureati è prevista anche in Sicilia, in Lombardia, in Toscana e in Calabria. Altre regioni, inve- ce, hanno cercato di risolvere il problema partendo dalla popolazione più anziana invece che da quella più giovane, andando a definire la possibilità per Asl e ospedali di assumere medici già andati in pensione. Tra queste, la Sicilia, il Piemonte, la Liguria e l'Abruzzo. In alcuni casi (Emilia-Romagna e Lombardia ad esempio) sono state aumentate le borse di studio e i corsi di formazione di competenza regionale. C'è chi punta al rientro dei medici operanti all'estero, come in Puglia dove è stata avanzata una mozione per favorire il rientro. In Campania potranno essere dirottati in Pronto soccorso medici specialisti in altre branche per coprire tutti i turni. Infine, in Molise, per sopperire alla carenza si farà ricorso al personale medico militare. I numeri. I dati sulla mancanza del personale ospedaliero in Italia sono stati messi insieme dall'Associazione medici-dirigenti del Ssn Anaao-Assomed in uno studio dedicato. Secondo il report, dall'analisi delle curve di pensionamento e quelle dei nuovi specialisti formati, al 2025 è previsto un ammanco di circa 16.700 medici, con un margine di errore che si aggira intorno al 5%. Saranno coinvolte tutte le regioni italiane ad eccezione del Lazio, che nel 2025 avrà un surplus di 905 specialisti. Il decreto Calabria. L'assunzione di specializzandi, come detto, è stata facilitata dal decreto Calabria (di 35/2019), che all'articolo 12 stabilisce come possano essere ammessi alle procedure concorsuali per l'accesso alla dirigenza medica gli operatori in formazione specialistica, nonché i veterinari iscritti all'ultimo e al penultimo anno del relativo corso. Una norma contestata prima da un contingente di 100 medici che ha definito incostituzionale il provvedimento in una lettera inviata al Presidente della repubblica Sergio Mattarella, al Premier Giuseppe Conte e ai presidenti delle due camere Fico e Casel-lati. Lo scorso 9 agosto è stato il presidente dei medici italiani Filippo Anelli ad avanzare dei dubbi sul reclutamento degli specializzandi da immettere in servizio, principalmente nei reparti di Pronto soccorso. Per il presidente Anelli: «Vi sono forti dubbi sulle conseguenze di tale scelta sulla qualità dell'assistenza che sarà erogata da professionisti i quali non hanno completato il loro iter formativo»