L'omeopatia è inefficace: studio australiano. Replicano Amiot e Fiamo

In Italia i farmaci omeopatici vengono impiegati con successo da 11 milioni di italiani e prescritti da 20.000 medici iscritti all'Albo

lunedì 16 marzo 2015

L'omeopatia non è efficace contro nessuna malattia, almeno stando agli studi clinici esistenti. Lo afferma un documento redatto dal National Health and Medical Research Council (Nhmrc), il principale ente di ricerca medico australiano, che ha analizzato tutti i test clinici condotti su questo tema. Immdiata la replica dell'Amiot e della Fiamo che contestano gli studi "che non sono mai stati pubblicati". 

A dispetto di una popolarità altissima specie in rete, che fa sì che vengano consigliati praticamente per qualunque problema di salute, dall'influenza ai tumori, non c'è alcuna prova scientifica che i farmaci omeopatici abbiano un effetto su una qualsiasi malattia. Le conclusioni del rapporto del National Health and Medical Research Council, il principale ente di ricerca medico australiano, non lasciano spazio a dubbi, e anzi avvertono sulla pericolosità dell'affidarsi a tali rimedi. Una posizione duramente contestata dalla Federazione medici omeopati.

Il rapporto è la versione definitiva di una bozza pubblicata lo scorso anno e sottoposta a revisione anche sulla base delle segnalazioni dei pazienti. I ricercatori hanno analizzato 225 ricerche pubblicate e 57 revisioni sistematiche, valutando la qualità di ogni singolo studio. Anche nei pochi casi di ricerche che hanno mostrato un effetto dei farmaci omeopatici, si legge nel documento, si sono riscontrati problemi ed errori nella progettazione dei test, che sono inoltre stati condotti su troppo poche persone per supportare l'idea che l'omeopatia abbia un qualunque effetto diverso da quello che si avrebbe con un placebo. Alle stesse conclusioni è arrivato un panel indipendente che ha analizzato gli studi. ''In base alle evidenze che abbiamo trovato - conclude l'Nhrmc in un position paper - non ci sono malattie o condizioni cliniche per cui c'è una evidenza affidabile che l'omeopatia sia efficace. Le persone che la scelgono possono mettere a rischio la propria salute se rifiutano o ritardano trattamenti per cui c'è una buona evidenza di sicurezza ed efficacia''. Nei rimedi omeopatici il principio attivo è talmente diluito da non avere effetti diretti ma secondo i fautori può lasciare una 'memoria' nell'acqua o nell'alcol.
 
In Italia sono soprattutto le donne ad usarli, tanto che secondo una ricerca condotta dall'Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna (O.N.Da) nel 2013 il 72% delle italiane conosce e ha utilizzato almeno una volta medicinali omeopatici e nel 57% dei casi dichiara di aver avuto un'esperienza decisamente positiva. Il 43% di loro si e' avvicinata prima volta all'omeopatia su consiglio del medico, il 32% del farmacista, il 26% di un'amica. Il rapporto Istat 'Tutela della Salute e accesso alle cure', su un campione di 120mila persone e coordinato dalla Regione Piemonte, ha però trovato che tra il 2000 e il 2013 il consumo è passato dal 7% al 4,1% della popolazione. Conclusioni, quelle dello studio australiano, contestate dalla Federazione Italiana Associazioni e Medici Omeopati (Fiamo). La cosa che ''più colpisce di questo lavoro australiano - afferma la presidente Fiamo Antonella Ronchi - è l'idea originaria di fare una valutazione complessiva su una strategia terapeutica. Le revisioni, al contrario, di norma si fanno su un farmaco o al massimo su una categoria di farmaci per una determinata patologia, come ad esempio sugli antibiotici per trattare alcune patologie, ma mai su una strategia terapeutica per trattare una varietà di patologie''. E' da decenni che ''si documentano le migliaia di studi positivi sui medicinali omeopatici per diverse patologie, tutti pubblicati su riviste scientifiche indicizzate. Perché di questo nessuno parla?", si chiede inoltre Simonetta Bernardini, responsabile dell'Ospedale pubblico di Pitigliano che è anche il primo centro di medicina integrata con l'omeopatia in corsia, denunciando i ''criteri faziosi utilizzati nella scelta degli studi a sostegno del rapporto australiano''.
 
L’AMIOT - Associazione Medica Italiana di Omotossicologia - prende una posizione chiara e forte contro il National Health and Medical Research Council (NHMRC), Istituto australiano di ricerca medica, secondo il quale l’omeopatia sarebbe una pratica inefficace per il trattamento delle patologie mediche e potrebbe mettere a rischio la salute di chi la utilizza. Gli esperti e ricercatori dell’AMIOT sottolineano come il rapporto Australiano non sia uno studio basato su prove scientifiche di efficacia, e ne contestano anche il carattere di novità. 
 
“Si tratta banalmente della riproposizione e completamento di un’analisi già ampiamente pubblicizzata a settembre dell’anno scorso - ha dichiarato Leonello Milani, medico specializzato in Neurologia e membro del Comitato scientifico AMIOT - che non apporta alcun elemento innovativo o prova significativa nel più ampio panorama della letteratura scientifica. Stupisce che alcune riviste strumentalizzino la vicenda ‘strombazzando’ di un ‘nuovo studio scientifico’: la scientificità di una ricerca è determinata in via esclusiva dalla pubblicazione su riviste indicizzate peer-reviewed. Dove è stato pubblicato il documento Australiano? Su nessuna rivista scientifica, solo sul sito dell’istituto di ricerca stesso che l’ha prodotto: penso non occorra aggiungere altro”. Il documento Australiano - come precisato dall’Homeopathy Reserch Institute, una delle più prestigiose organizzazioni per la ricerca scientifica di alta qualità in omeopatia - “non riflette in modo accurato i risultati degli studi di ricerca originari sull’omeopatia, e la conclusione che non vi siano evidenze per dimostrare che l’omeopatia sia un trattamento efficace per le patologie cliniche riportate è fortemente esagerata; inoltre, le reazioni pubblicate su alcuni mass-media hanno interpretato tale conclusione ‘a senso unico’, sottendendo che non esistano studi positivi che dimostrino che l’omeopatia è efficace, è questo è falso”.
 
Le parole del Prof. Paolo Roberti di Sarsina, dell’Osservatorio Metodi per la Salute dell'Università di Milano - Bicocca, Medico ed esperto di fama internazionale nell'ambito delle Medicine Non Convenzionali - confermano peraltro i dubbi di Milani: “Gli studi negativi presi ad esempio da questo documento Australiano utilizzano sempre l’omeopatia in modo difforme dal protocollo della corretta pratica omeopatica, pertanto i risultati non potranno che essere che scarsi. Ma le prove di efficacia della medicina complementare e non convenzionale sono ormai così numerose e solide che solo chi è in mala fede può ignorarle. Così facendo, non si aiuta certamente il progresso della scienza e della ricerca, e si ostacola la libertà di scelta terapeutica degli stessi medici e pazienti”. 
 
Seguendo questo metodo davvero discutibile - hanno aggiunto gli esperti AMIOT - certamente l’omeopatia risulterà inefficace, ma seguendo il medesimo metodo anche qualunque medicinale allopatico risulterebbe “inefficace” o poco efficace. “Ormai - aggiunge Roberti di Sarsina - sono numerosi, nonostante i pregiudizi e l’assenza di finanziamenti per la ricerca, gli studi scientifici pubblicati che confermano la superiorità delle Medicine Non Convenzionali rispetto al placebo, prova ne sia che la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha emanato di recente il nuovo piano strategico mondiale pluriennale per la valorizzazione della Medicina Non Convenzionale”. 
 
Anche Simonetta Bernardini, Medico e responsabile dell’Ospedale pubblico di Pitigliano, il primo Centro in Italia di Medicina Integrata che prevede l’uso di medicine complementari in corsia, conferma le critiche al documento Australiano: “Il peggiore ‘bias’ scientifico è il pregiudizio, ovvero il giudizio confezionato a prescindere, basato su informazioni parziali: è incredibile che per l’analisi australiana siano stati presi in esame, non si capisce in base a quale criterio, 225 studi - guarda caso tutti critici verso l’omeopatia - a fronte di migliaia di lavori scientifici che documentano al contrario quanto siano efficaci i medicinali omeopatici per diverse patologie”. 
 
In Italia i farmaci omeopatici sono parte della categoria dei farmaci non convenzionali per la cura delle malattie - si tratta di farmaci, così classificati dalla Direttiva Europea sul farmaco, non di “rimedi” - che vengono impiegati con successo da 11 milioni di italiani e prescritti da 20.000 medici iscritti all'Albo, segno di una vera e propria apertura alla medicina complementare per la cura e per la prevenzione delle malattie e per il mantenimento in buon equilibrio dell’organismo.
 
L’AMIOT è convinta del fatto che l’omeopatia può essere “pericolosa” solo nel momento in cui viene utilizzata da “mani non mediche”: l’Associazione ha quindi come priorità la formazione e valorizzazione di una classe medica di professionisti in grado di utilizzare al meglio le metodiche della medicina complementare, per garantire ai pazienti corrette diagnosi e trattamenti appropriati che rendano l’accesso ai farmaci non convenzionali estremamente affidabile, sicuro e funzionale al miglioramento del loro stato di salute.
 
I farmaci omeopatici ''sono efficaci''. A sostenerlo è la Federazione Italiana Associazioni e Medici Omeopati (Fiamo), contestando lo studio australiano che boccia come del tutto inefficace l'omeopatia. ''Perche' - rileva la presidente Fiamo Antonella Ronchi - condannare l'omeopatia, quando il problema è che non c'è sufficiente ricerca o almeno non della qualità attesa da questi ricercatori australiani? Quel che è certo è che questo tipo di condanne non servono a far progredire la scienza''. La cosa che ''più colpisce di questo lavoro australiano - prosegue - è l'idea originaria di fare una valutazione complessiva su una strategia terapeutica. Le revisioni, al contrario, di norma si fanno su un farmaco o al massimo su una categoria di farmaci per una determinata patologia, come ad esempio sugli antibiotici per trattare alcune patologie, ma mai su una strategia terapeutica per trattare una varietà di patologie''.
 
 
E' da decenni che ''si documentano le migliaia di studi positivi sui medicinali omeopatici per diverse patologie, tutti pubblicati su riviste scientifiche indicizzate. Perché di questo nessuno parla?", si chiede inoltre Simonetta Bernardini, responsabile dell'Ospedale pubblico di Pitigliano che è anche il primo centro di medicina integrata con l'omeopatia in corsia, denunciando i ''criteri faziosi utilizzati nella scelta degli studi a sostegno del rapporto australiano''. L'omeopatia, quando ''affidata a mani non mediche, come purtroppo accade spesso in Australia, può essere pericolosa allontanando i pazienti da corrette diagnosi e per conseguenza da trattamenti appropriati. Per fortuna questo non accade in Italia e l'utilizzo di questi medicinali è sempre affidabile e sicuro", osserva Bernardini. In base ai risultati clinici, afferma anche Osvaldo Sponzilli, direttore dell'ambulatorio di medicina anti-aging, omeopatia e agopuntura dell'ospedale Fatebenefratelli di Roma, ''i medicinali omeopatici sono farmaci efficaci, sicuri e utili non solo in patologie lievi, ma anche patologie croniche, recidivanti e importanti che spesso non sono state risolte dalla medicina cosiddetta ufficiale".
 
 
 
 
 
Fonte: ansa, amiot, fiamo