Intramoenia, giro di vite al Policlinico

E dai medici arrivano le prime rinunce. L'azienda fa scattare i controlli sul rispetto degli accordi

sabato 22 dicembre 2018

La Repubblica Bari

SILVIA DIPINTO Il casus belli sarebbe stato l'annuncio di un noto professionista pubblicato su un giornale, in cui il medico vantava la presenza in un prestigioso studio di operatori affermati, col suo nome in evidenza di fianco a pensionati e colleghi libero professionisti. Peccato che il medico fosse un dipendente del Policlinico di Bari con contratto di esclusiva. E che per esercitare attività extramoenia al di fuori dell'ospedale ci si può mettere in rete soltanto con altri medici col medesimo status. Il nuovo direttore generale del Policlinico, Giovanni Migliore, la definisce un'operazione ordinaria di controllo su condizioni e incassi dell'attività intramuraria dei dirigenti medici del più grande ospedale pugliese. Eppure una verifica così capillare non si ricorda facilmente. I primi a dovere presentare la documentazione per dimostrare di essere allineati con i regolamenti e con la legge sono stati 118 medici che esercitano l'attività intramuraria "allargata", che non è svolta all'interno dell'ospedale ma in studi privati o ambulatori esterni dopo autorizzazione della direzione. Già 43 hanno risposto serenamente, presentando autocertificazioni che confermano la posizione autorizzata. Qualcuno, però, ha preferito fare un passo indietro e rinunciare al contratto di esclusiva e alla conseguente indennità di quasi 1.000 euro al mese. Undici, invece, hanno chiesto di rientrare nel Policlinico. Per affezione all'azienda, assicura Migliore. Perché non operavano in studi con le caratteristiche richieste, insinuano i più maliziosi. È un tema particolarmente dibattuto, la necessità di gestire in modo diverso gli equilibri fra l'attività pubblica dei medici al servizio del sistema sanitario nazionale e la loro libera professione in regime di intramoenia. Il dibattito è approdato in consiglio regionale, dopo che il consigliere Fabiano Amati ha presentato una propo- sta di legge per abbattere le liste d'attesa sospendendo l'attività libero professionale qualora i tempi d'attesa delle visite del servizio sanitario superino di cinque giorni quelli dell'intramuraria. Mentre in consiglio infuria il dibattito, al Policlinico scattano i controlli sulla base del regolamento aziendale già esistente e della legge 189 del 2012. La professione dell'attività libero professionale per i dipendenti del Policlinico è garantita, ma nel rispetto di precisi parametri. Va esercitata al di fuori dell'orario di servizio, intanto, e i volumi delle prestazioni non devono superare quelli accumulati durante l'orario di lavoro. Le norme sono ancora più stringenti quando si tratta non dell'intramoenia "pura" all'interno degli ambulatori e delle sale dell'ospedale, ma dell'intramuraria "allargata" negli studi degli specialisti. Fuori dai confini dell'ospedale bisogna assicurare comunque la tracciabilità dei pagamenti (ricordiamo che le tariffe sono pubblicate sul sito del Policlinico): nel caso in cui si divida lo studio con altri professionisti, è vietato farlo con chi non è in regime di esclusività o alle dipendenze del servizio sanitario nazionale. I controlli della direzione del Policlinico si sono concentrati proprio sul rispetto di questi punti. «Abbiamo avviato un'azione di verifica su due livelli - spiega Migliore - a partire dal volume delle prestazioni per arrivare al controllo delle condizioni degli studi esterni, che devono essere allineate al nostro regolamento». Il primo bilancio si fa con i numeri forniti dal direttore. I dirigenti medici dipendenti del Policlinico sono 940: 200 universitari, il resto ospedalieri. A esercitare la libera professione intramoenia sono in 485, un centina- io (94 per la precisione) non in regime di esclusività. In 118 hanno scelto la strada dell'intramoenia "allargata": è proprio su quest'ultimo campione che da ottobre è partita la verifica, attraverso la richiesta di presentare documentazione anche mediante autocertificazione. Dei 118, già 43 hanno risposto confermando la loro posizione. Altri 11, invece, hanno ritenuto opportuno abbandonare la libera professione allargata, qualche altro ha chiesto di passare al rapporto di non esclusività, perdendo la significativa indennità e accettando una decurtazione dello stipendio per una cifra che tocca i 1.000 euro al mese. «Se c'è stato qualche disallineamento, siamo certi sia accaduto senza dolo - assicura Mi- gliore - Vogliamo considerare positivamente la scelta dei professionisti che vogliono rientrare in azienda». Per completare le statistiche si attendono le risposte dei medici mancanti all'appello. «Comunque possiamo parlare di numeri non alti, se consideriamo il totale dei 1.000 dipendenti», riflette Migliore. E se per molti il sistema intramoenia è la causa delle lunghe liste d'attesa, non la pensano così Cgil, Cisl e Uil. Che lo ritengono piuttosto una conseguenza dei tempi biblici per prenotare una visita. «Voglio fare una proposta alla Asl di Bari - rilancia Migliore - Mi piacerebbe discutere sulla costituzione di un Cup unico, in cui la Asl possa prenotare per il Policlinico prestazioni altamente specialistiche di secondo livello». I punti Ce L'ingresso del Policlinico Un giro da 10 milioni di euro in 11 hanno fatto retromarcia ILe regole I dipendenti del Policlinico con contratto di esclusiva che esercitano attività intramuraria allargata devono condividere lo studio soltanto con colleghi che hanno lo stesso status 2 1 controlli Le verifiche sono partite da 118 medici che fanno intramoenia fuori dall'ospedale. Una parte dei 485 professionisti che associano le visite private al servizio pubblico: la metà del totale 3 Le rinunce Dopo i controlli 11 medici hanno ritenuto opportuno abbandonare la libera professione allargata. E qualcun altro ha chiesto di passare al rapporto di non esclusività, perdendo l'indennità di 1.000 euro 4 1 volumi L'attività intramoenia nel 2017 ha fruttato ai medici del Policlinico 10 milioni di euro (fonte Alpi). Per ogni prestazione viene erogato ai medici il 70 per cento della tariffa: il resto va all'azienda