Dopo sospensione medico per mancata Ecm, possibile boom sanzioni nel 2020. Ecco i rischi

Anelli:Tra le professioni sanitarie quella medica appare la più aderente al rispetto dei fabbisogni formativi

giovedì 02 maggio 2019

Doctor News

Le sanzioni per chi diserta l'Ecm sono già operative. Quest'anno ancora medici e professionisti sanitari possono recuperare i crediti non maturati in passato, dal 2020 non è scontato che il tempo medichi le mancanze dei singoli. E potrebbero crescere censure e altre sanzioni ordinistiche previste dalla legge. Come quella comminata dall'Ordine dei Medici di Aosta ad un odontoiatra, 6 mesi di sospensione poi ridotti a 3 dalla Commissione Centrale Esercenti Arti e Professioni sanitarie.

Una pena che fa scalpore per entità, per la conferma in secondo grado e perché è la prima volta che si colpisce un insufficiente aggiornamento. Il dentista opera fra Italia e Francia, fu denunciato per condotta colposa da una paziente in seguito a un intervento di fine 2011 poi ricondotto a mancanza professionale da omesso aggiornamento. Il professionista era già stato sanzionato Oltralpe e segnalato da Nizza.

Ha impugnato la sanzione per cinque motivi, tra cui il "ne bis in idem" (si reputava punito due volte per la stessa problematica), la mancata contestazione di specifiche violazioni disciplinari (ma la CCEPS ricorda che ha avuto regolare accesso agli atti e si è potuto difendere adeguatamente in quanto contro-deduce l'avvenuto aggiornamento) e appunto il fatto che aveva accumulato 89,5 crediti ECM. Ma qui la Corte di secondo grado - che ha potuto decidere solo lo scorso dicembre perché bloccata per anni per controversie sulla composizione - fa leva sull'insufficiente numero dei crediti per sottolineare come "aggiornarsi" non sia la stessa cosa dell'assolvere il programma di formazione continua come obbligo di legge. La Cceps riconosce però che la sanzione è eccessiva - in parte l'odontoiatra si è aggiornato - e la dimezza.
Filippo Anelli presidente Fnomceo ritiene casuale che sia capitato a un libero professionista, di essere il primo "punito". «Non ci sono professionisti più o meno a rischio. Il libero professionista si confronta in un libero mercato e per lui la qualità è fondamentale a garantire una prestazione adeguata. Lo stesso vale per chi lavora in contesti organizzati, tutte le professioni sanitarie sono alla continua ricerca di qualità e competenza, che senza formazione continua non si garantisce».

E' vero che dal 2020 ci saranno sanzioni ordinistiche più frequenti per chi non si aggiorna? «Le sanzioni ci sono già oggi per legge, e il Codice deontologico pone la formazione continua tra i caratteri fondanti della professione, ma in tempi di carenza di personale l'applicazione delle norme ha trovato ostacoli. Alcune aziende sanitarie non hanno adempiuto all'obbligo di somministrare ai medici i percorsi formativi da contratto, specie nel triennio 2014-16. Abbiamo rimediato incrementando l'offerta formativa e dato tempo anche quest'anno di spostare i crediti conseguiti sulle annualità precedenti.

Con il 2019 si completa il triennio in corso, dal 2020 contiamo che la situazione sia normalizzata. Come Fnomceo stiamo supportando gli ordini provinciali, e fornendo gli elenchi dei medici che ancora non hanno ottemperato al fabbisogno. In passato abbiamo cercato di snellire ridondanze, concesso margini di oscillazione sui crediti da totalizzare, esentato i pensionati che non esercitano in modo continuativo ma vogliono restare iscritti all'ordine. L'anno prossimo ambiamo ad affrontare il tema del rispetto degli obblighi contrattuali nelle aziende e abbiamo istituito una Commissione di Verifica e monitoraggio degli adempimenti formativi nelle regioni; contiamo di formalizzare il passaggio con l'insediamento della nuova Commissione ECM in Agenas». Anelli offre poi le seguenti riflessioni: «Tra le professioni sanitarie quella medica appare la più aderente al rispetto dei fabbisogni formativi (il 54% degli iscritti Fnomceo ha raggiunto in tempo il target di crediti 2014-16 ndr). Spesso gli iscritti ci manifestano aspetti burocratici, che vanno affrontati anche se in parte sono giustificati dalla necessità che lo stato tuteli i pazienti e i medici garantendo la qualità e la trasparenza dei processi formativi anche da speculazioni economiche». Quanto alla sentenza, «chi non si aggiorna rischia; è automatico che un legale a seguito di una denuncia acquisisca la posizione formativa del professionista e la utilizzi in sede di contenzioso. Del resto, intraprendere una professione sanitaria vuol dire affrontare un percorso in cui aggiornarsi è fondamentale, un po' come iscriversi a un corso di laurea dove la frequenza è obbligatoria. Non bastano per noi undici anni di formazione, si deve essere disposti ad affrontare sfide che cambiano, e a veder alzare l'asticella ogni giorno».

Mauro Miserendino