Pochi prof, Medicina taglia le iscrizioni
A rischio cinque corsi di laurea con i posti per le matricole che si ridurrebbero a 270 rispetto ai 300 attuali
domenica 12 marzo 2017

FRANCESCA RUSSI POCHE RISORSE e pochi docenti. Così la Scuola di medicina dell'Università di Bari rischia di dover tagliare il numero di posti a disposizione per gli aspiranti camici bianchi e di dover fare a meno di cinque corsi di laurea relativi alle professioni sanitarie. «Da congelare per un anno, un fatto transitorio» prova a stemperare l'allarme il preside Loreto Gesualdo. Nei fatti, però, per quanto temporanea, si tratterebbe di una chiusura: i ragazzi per l'anno accademico 2017 /2018 non potrebbero immatricolarsi a quei corsi destinati a finire al centro dei tagli. In più i posti per Medicina verrebbero ridotti di 30 unità. Il problema è finanziario. Perché per poter tenere in piedi un corso di laurea sono previsti dei requisiti minimi: è necessario avere un determinato numero di docenti, tra ordinari e associati, incardinati. E questo numero non è sufficiente. «C'è una mancanza di docenti - dice senza giri di parole il professor Gesualdo - solo per il corso di Medicina il numero minimo dei docenti incardinati è passato da 66 a 86 e per poterlo tenere attivo abbiamo bisogno di 20 docenti in più tra associati e ordinari. Il punto è che abbiamo al nostro interno ricercatori abilitati, che hanno conseguito l'idoneità nazionale da associati, ma mancano i soldi per poter fare la chiamata e quindi lo scatto di carriera. È una questione legata ai tagli e alle risorse del fondo di finanziamento ordinario: le università del sud sono le più penalizzate, mancano le risorse economiche». Il preside, però, si è già attivato per cercare di recuperare docenti da altri dipartimenti o da altri atenei ma all'appello mancano ancora 19 docenti. Così su un'offerta formativa di ben 34 corsi di laurea bisognerà intervenire con i tagli. «Sto rivedendo l'offerta formativa - prosegue il preside - per tenere in piedi tutto ho bisogno di 254 docenti, me ne mancano 19 ma abbiamo già 8 ricercatori abilitati da sbloccare, ne devo recuperare altri 11 che, sono ottimista, saranno chiamati con la nuova dotazione organica del prossimo anno accademico». Intanto, però, la programmazione dei corsi per il 2017/2018 si chiude adesso e il taglio - salvo interventi straordinari - sembra inevitabile. A cominciare dai posti per il corso di laurea a numero chiuso di Medicina e chirurgia I banchi a disposizione per le matricole si ridurrebbero dai 300 attuali a 270. «Non posso far ricadere la scure solo sui corsi delle professioni sanitarie - prosegue ancora Gesualdo - se scendo di 30 unità a Medicina recupero 5 docenti da mettere sugli altri corsi». A rischiare il congelamento poi, come lo definisce il preside, ci sono quelle lauree con un tasso di job placement (il tasso di occupazione post-laurea) inferiore al 50 per cento. «Parliamo di quei corsi, dai quattro ai sei, che offrono meno possibilità sul mercato del lavoro - spiega il preside della Scuola di medicina - A rischiare ci sono i tecnici di laboratorio biomedico che nell'ultimo anno hanno avuto un job placement pari al 23 per cento sul territorio». E poi la magistrale in Scienze motorie e il corso in Tecniche audioprotesiche. Non ci stanno, però, gli studenti. «Ci troviamo a prendere atto in maniera tardiva degli esiti di una pianificazione poco lungimirante - protesta Anna Santamaria, rappresentante in consiglio di amministrazione di "Studenti per" - La Scuola di medicina sarà costretta a operare una selezione tra i corsi con l'obiettivo di scremare gli "eccessi" per reindirizzare le docenze. È doloroso constatare che l'unico scenario possibile prevede il congelamento di alcuni corsi. Lo riteniamo inaccettabile: così si lede il diritto allo studio, noi non ci arrendiamo». In una nota i rappresentanti delle liste Studenti Per e Obiettivo professioni sanitarie chiedono uno sforzo per la ricerca di soluzioni alternative