Bari, pronto soccorso presi d'assalto: "Vengono qui anche per un mal di gola

Sistema sanitario in tilt durante l'estate, con un numero ingestibile di accessi giornalieri al Policlinico, al Di Venere e al San Paolo. "Ma bisogna tener conto del numero crescente di turisti"

venerdì 16 agosto 2019

Repubblica Bari (web)


Pronto soccorso presi d'assalto, 118 in difficoltà, reparti al completo e pazienti ricoverati in barella. Il sistema sanitario è in tilt. Oltre 230 accessi al giorno nel pronto soccorso del Policlinico di Bari, 190 accessi al Di Venere, più di 200 accessi al San Paolo. Una condizione costante nel corso dell'anno, ma che si aggrava nei mesi estivi a causa della necessità di garantire le ferie del personale ospedaliero, dell'accorpamento di reparti e della chiusura degli studi dei medici di base.

Al Policlinico c'è un "notevolissimo afflusso di pazienti - come conferma il primario del pronto soccorso, Vito Procacci - la gente ormai è abituata a rivolgersi a noi e non alle strutture territoriali". L'afflusso è superiore alla media annuale: "Medici, infermieri e ausiliari stanno facendo i salti mortali per garantire l'assistenza in una situazione di oggettivo disagio". Situazione aggravata dai lavori in corso per ristrutturare il reparto, con il cantiere che occupa l'80 per cento degli spazi. "Speriamo di chiudere i lavori entro i prossimi due mesi".

Nel frattempo restano le criticità, come dimostra il caso del pronto soccorso nell'ospedale Di Venere. Qui i medici definiscono la situazione "pazzesca" a causa dell'alto afflusso di pazienti: "Siamo nell'ordine di 190 accessi al giorno. Il Di Venere ha 140 posti letto. Bisogna considerare pure che siamo tre medici di mattina e tre il pomeriggio e i pazienti presi in carico dal 118 vengono smaltiti in egual misura tra noi e il Policlinico, che però ha 1.300 posti letto".

Problemi simili al San Paolo: "Riscontriamo anche qui un grande afflusso di pazienti con molti codici non urgenti - dicono i medici del pronto soccorso - A fine mattinata siamo arrivati già a 80 referti. Di questo passo fino alla fine della giornata arriveremo a 240 accessi, ma la nostra media annuale è di appena 160 accessi giornalieri. Ci arriva di tutto, da pazienti con problemi di stitichezza, a febbri, bronchiti e traumi di 15 giorni fa".

Il motivo è chiaro, il filtro rappresentato dalla medicina territoriale e dagli studi dei medici di base, che dovrebbero evitare di intasare i pronto soccorso con richieste poco o per nulla urgenti, non funziona. A complicare la situazione c'è la carenza di posti letto, ridotti dopo anni di piano di riordino e ulteriormente ristretti nei mesi estivi a causa degli accorpamenti fatti dalle direzioni generali delle Asl per consentire al personale ospedaliero di andare in ferie.

Ne sa qualcosa il personale del 118 che ha difficoltà a liberare le barelle delle ambulanze per via della carenza di posti letto. È quello che si è verificato il 14 agosto per esempio nel reparto di neurochirurgia del Di Venere, dove oltre ai posti letto pieni, si sono aggiunte altre otto barelle per fare spazio ai pazienti in eccesso.

Ma le criticità riguardano buona parte dei reparti di Di Venere e San Paolo e, in misura leggermente inferiore, i padiglioni del Policlinico. Le unità operative più sollecitate sono quelle internistiche e geriatriche (a causa del caldo che aumenta gli scompensi degli anziani) e i reparti ortopedici con le sale operatorie per effetto dell'alto numero di incidenti stradali.

La situazione è simile nelle altre Asl della Puglia. Va detto che una variabile da non sottovalutare per spiegare l'alto afflusso nei pronto soccorso è quella delle presenze turistiche, come fa notare il capo dipartimento Salute della Regione, Vito Montanaro: "È vero che la carenza di personale è importante e per questo stiamo avviando concorsi unici regionali per ogni disciplina in tutte le Asl. Ma bisogna tenere conto dei flussi crescenti di turisti. Ormai anche Bari è una importante meta turistica. Nei prossimi mesi verificheremo qual è l'affluenza nei pronto soccorso dei cittadini residenti e quale quella dei non residenti. C'è bisogno di cambiare approccio, dovremo inventare un'organizzazione differente nei reparti di emergenza-urgenza nelle zone ad alta affluenza turistica".