I Medici siano liberi di poter curare. Non si scarichino su di loro tagli Ministero

Intervento del capogruppo Pd alla Regione Puglia, Pino Romano

giovedì 23 aprile 2015



Dobbiamo fare il possibile per non penalizzare il cuore pulsante del nostro sistema sanitario: i medici di famiglia. Su di loro si rischia di scaricare, ingiustamente e pericolosamente, i tagli che il ministero della Sanità ha deciso di praticare alla Puglia: 260 milioni di euro. Non possiamo permettere che penda sulla testa dei medici la minaccia di sanzioni economiche se si renderanno 'colpevoli' di una prescrizione ‘sbagliata’, o ‘di troppo’, di esami clinici. Chi, se non un medico, potrà valutare se quell’esame non fosse opportuno? E come faranno i medici ad agire serenamente, e ad andare in fondo al problema, se avranno paura di prescrivere esami? Dire che un medico deve pagare se prescrive un esame di troppo, equivale a dire che un medico deve pagare perché si impegna, fino in fondo, a salvare vite umane. 

Non possiamo, per un mero calcolo ragionieristico, togliere ai medici la libertà di curare. Sarebbe un paradosso, soprattutto in un sistema che ha già tanti problemi contro cui i medici lottano, ogni giorno, per offrire un servizio dignitoso ai cittadini. I medici e tutti gli operatori del mondo della sanità dovrebbero guidare le scelte della politica, non subirle. Per questo ho proposto che sia un Consiglio delle professioni sanitarie a occuparsi della sanità, idea che Michele Emiliano ha garantito metterà presto in pratica.

L’esperienza in Puglia deve insegnarci a interrompere quel ciclo di corsi e ricorsi di un sistema avvitato su se stesso. Il taglio di risorse finanziare, lo abbiamo visto sulla nostra pelle anche con il Piano di rientro sanitario, corrisponde all’emergenza costante. Se si taglia, prima poi, la spesa ritorna a lievitare. Le soluzioni nuove sono da sperimentare ma quello che dobbiamo evitare sono i ritorni al passato che, oggi più che mai, appaiono anacronistici. Interventi di calmierazione e di contenimento della spesa, che vedono sotto osservazione l’intera classe medica, odorano di naftalina a Bari (Assessorato alla Sanità) così come a Roma (Ministero della Sanità).

Tutte le riforme di cui si è dotato il genere umano, in tutte le discipline, prescindendo dagli interessi in campo e dagli applicatori materiali delle stesse, hanno sempre naufragato. In Puglia lo abbiamo visto quando abbiamo sperimentato i ticket sui ricoveri inappropriati: non ha funzionato. Lo stesso abbiamo verificato quando in Puglia (con l’Omnibus del 2006) abbiamo sperimentato il ricorso al farmaco non griffato: funzionò tre mesi dopodiché la spesa tornò a lievitare. Oggi, inoltre, la ricerca scientifica insegna che, anche se il principio attivo è uguale, l’efficacia del farmaco (griffato e non) cambia. Pertanto dobbiamo impedire la deriva per cui un diritto rischia di essere negato: chi può, prende il griffato più efficace; chi non può, prende quello generico meno efficace.

Alla luce di queste evidenze, propongo che si lavori massicciamente: verso la definizione di puntuali e rigorosi percorsi diagnostico-terapeutici; verso linee guida che mettano in sicurezza medico e paziente; verso la definizione di percorsi che facciano emergere le recidive e le improprie; verso la riduzione al minimo della permanenza dei ricoveri in quei casi in cui non si debba eseguire una terapia (ad esempio i casi in cui si attende di fare un esame che si può fare all’esterno).

Su tutta questa materia, l’Agenzia regionale sanitaria (Ares) può svolgere in modo efficace e innovativa la sua funzione. Sono tante le strade attraverso cui possiamo reingegnerizzare il sistema su una logica di efficienza-efficacia. Certo, sono consapevole che, operando in continua emergenza, appare più semplice percorrere la scorciatoia del risultato immediato. Ma questa linea, lo abbiamo ampiamente verificato, è sbagliata e non risolve il problema. Cerchiamo allora di guardare meno alla letteratura e molto di più alla vita reale di tutti i giorni.

Pino Romano