Trenta ospedali in meno nei 400 chilometri di Puglia."Ora tante zone a rischio"

Un coro di proteste per le aree della regione dalle quali sarà difficile raggiungere le strutture sanitarie ancora aperte

giovedì 06 settembre 2018

Repubblica Bari: ANTONELLO CASSANO Trenta ospedali chiusi, riconversioni ancora in atto, sanità territoriale che non decolla e drastica carenza di personale. Quella che negli ultimi 15 anni si è scatenata sulla sanità pugliese è la tempesta perfetta. A questo cataclisma, chiamato ufficialmente "Piano di riordino ospedaliero" (a cui si è aggiunto il blocco del turn over, che ha causato una carenza di ornila unità fra medici, infermieri e tecnici, eliminato solo negli ultimi mesi), sono riusciti a sopravvivere i più forti. Le strutture ospedaliere più grandi sono ancora lì. In alcuni casi sono state potenziate.

Le altre, 30 in tutto, sono state chiuse o stanno subendo un lungo processo di riconversione. In mezzo a tutto questo ci sono i pazienti. Per loro il piano di riordino si è tradotto in meno ospedali ma più sicuri. Ma anche in file più lunghe al pronto soccorso e tempi biblici per esami e visite. Nei casi peggiori, le vere emergenze, significa incrociare le dita e evitare di allontanarsi troppo da un ospedale degno di questo nome. Le tappe delle chiusure Per comprendere come siamo arrivati fin qui bisogna tornare indietro al 2002. In quel momento gli ospedali in Puglia sono 65. L'al-lora governatore Raffaele Fitto è il primo a parlare di tagli.

Viene accolto da fischi, sputi, sindaci incatenati e in sciopero della fame. Non riesce ad attuare quel piano perché nel 2005 alla guida della Regione subentra Nichi Vendola, che ha vinto le elezioni regionali anche battendo il tasto del "no" alla chiusura degli ospedali. La tempesta perfetta si scatena nel 2011, quando il governo accusa la Regione di aver violato per due anni il patto di stabilità in tema sanitario. La punizione è durissima: piano di rientro del deficit e avvio del piano di riordino. In totale Vendola mette in atto la chiusura di 22 ospedali. Una chiusura completata dal suo successore Michele Emiliano, che in più avvia la dismissione e riconversione di altri otto ospedali (Trani, Triggiano, Terlizzi, Mesagne, San Pietro Vernotico, Grottaglie e Ca-nosa).

 Oggi le strutture pubbliche e private accreditate sono 35: cinque di secondo livello (Riuniti di Foggia, Policlinico di Bari, Santissima Annunziata di Taranto, Penino di Brindisi e Fazzi di Lecce), 17 di primo livello, dieci ospedali di base e un ospedale di area disagiata (quello di Lucerà). A questi si aggiungono i due Irccs di Bari e Castellana Grotte e i tre ecclesiastici. Un piano a metà Un processo complesso come il piano di riordino, che Emilia Romagna e Toscana hanno fatto in trent'anni, la Puglia lo ha attuato in meno di una decina di anni. Troppo poco tempo per consentire di riconvertire quei vecchi ospedali chiusi potenziando la sanità territoriale e di costruire i cinque grandi ospedali (Monopoli-Fasano, Nord Barese, Andria, Taranto e Sud Salento fra Maglie e Melendugno) in grado di coprire le zone più scoperte. La parte distruttiva del piano di riordino ha lasciato buchi, chiudendo le strutture che erano considerate superficiali e pericolose per i pazienti e per chi ci lavora. Le zone più scoperte La parte costruttiva, invece, è andata a rilento.

E allora questi buchi sono diventati più evidenti. Per esempio sul Gargano: «Siamo una delle più grandi province d'Italia -conferma il direttore generale dell'Asl di Foggia, Vito Piazzolla -pur avendo due grandi ospedali come i Riuniti a Foggia e la Casa Sollievo a San Giovanni Rotondo, gli abitanti dei 31 comuni sui monti Dauni e sulle coste del Gargano hanno difficoltà a raggiungerli, per via delle distanze e della viabilità». Diverso il caso del Nordbarese: «Tra Bari e Foggia va individuata una zona in cui sistemare un ospedale di secondo livello - dicono in Asl - perché oggi i casi più gravi come i traumi o gli infarti vengono trasferiti a Foggia o a Bari. In questo modo, però, a causa delle grandi distanze, si rischia di uscire dalla golden hour, l'ora in cui si può salvare la vita al paziente». Stesso discorso sulla Murgia.

Qui il nuovo ospedale di Altamura-Gravina, inaugurato nel 2012, funziona a me- tà per gravi carenze di personale. Un vuoto c'è anche fra Bari e Brindisi, nella zona che va da Poligna-no fino alla Valle d'Itria. Un bacino di popolazione di 300mila persone che dovrebbe fare riferimento al nuovo ospedale di Monopoli-Fasa-no (i lavori sono appena iniziati). Il piano infinito Peccato che nel frattempo sembra proprio che i tagli del piano di riordino non siano ancora finiti: «Io ho bisogno di 15 ospedali, non dei 39 che ci sono oggi», ha affermato il governatore Emiliano pochi giorni fa. In effetti, secondo la Cgil Medici, entro il 2025 in Puglia avremo 23 ospedali pubblici e 31 privati. Forse anche questo tema sarà al centro del faccia a faccia cdi oggi a Cassano delle Murge tra Raffaele Fitto e Michele Emiliano, cioè fra chi ha iniziato e chi sta portando a termine quella tempesta chiamata piano di riordino.