Nasce a Bari l'osservatorio sulla medicina di genere
Iniziativa dell'Ordine dei Medici per promuovere la ricerca e la sensibilizzazione sul tema
mercoledì 29 aprile 2015

L’Ordine dei medici della Provincia di Bari ha istituito il primo Osservatorio sulla Medicina di Genere in italia, che intende promuovere progetti di ricerca, ma anche sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica rispetto a questo innovativo approccio alla medicina, che rappresenta una nuova prospettiva per il futuro della salute.
Bari, 9 Aprile 2015. È nato, in seno all’Ordine dei medici della Provincia di Bari, il primo Osservatorio sulla Medicina di Genere in Italia, che intende promuovere progetti di ricerca, ma anche sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica rispetto a questa innovativa interpretazione della medicina, che studia le differenze e le somiglianze biologiche, psicologiche e sociali tra i sessi e la loro influenza sullo stato di malattia e rappresenta una nuova prospettiva per il futuro della salute. L’Osservatorio è un’assoluta novità per il panorama italiano in cui la medicina di genere è poco diffusa.
La medicina di genere non è, come spesso si pensa erroneamente, la “medicina delle donne”, ma un approccio alla medicina che indaga le relazioni tra differenze di sesso, variabili ambientali, sociali, culturali e appropriatezza delle terapie nel trattamento di determinate patologie. L'obiettivo è quello di giungere a garantire a ogni individuo, maschio o femmina, la cura più appropriata.
Se il cuore di una donna è diverso da quello di un uomo, le malattie che lo colpiranno
saranno le stesse? E si manifesteranno con gli stessi sintomi? E soprattutto, andranno curate nello stesso modo?
In quest'ottica, la definizione del concetto di genere si amplia e, oltre alla differenza relativa ai caratteri sessuali degli individui, include anche e soprattutto numerose peculiarità che derivano sia dalla differente anatomia e fisiologia di uomini e donne, sia dai fattori relativi all'ambiente, alla società, all'educazione, alla cultura e alla psicologia dell'individuo.
La medicina di genere valuta anche quindi alcune variabili socio-culturali come la partecipazione al mondo del lavoro e la presenza in determinate professioni. Per esempio, nel caso della SARS – una patologia apparentemente non legata a fattori di genere – si è scoperto che le donne erano a maggior rischio di contagio perché il personale di assistenza e infermieristico che offriva le prime cure ai pazienti era per la maggior parte di sesso femminile.
A lungo, tuttavia, per la scienza medica uomini e donne sono stati uguali, fatte salve alcune visibilissime differenze anatomiche. La diversità tra uomini e donne è stata considerata un fattore secondario (quando non è stata addirittura ignorata) nello sviluppo di nuove soluzioni farmacologiche e nell'individuazione di trattamenti e forme di prevenzione dalle patologie. Lo dimostra, tra l'altro, una tradizione di studi effettuati prevalentemente su pazienti maschi. L'effetto di questa minor presenza di donne nelle fasi di sperimentazione è quello di terapie che non sempre e non pienamente sono adeguate alle esigenze femminili. L’elemento cruciale è che l’approccio della medicina di genere non serve soltanto a comprendere meglio la fisiologia femminile, ma anche quella maschile: riconoscere e valorizzare le differenze può migliorare la salute delle donne, ma anche quella degli uomini. In Italia, come in tutto il mondo, lo scarso studio e la scarsa considerazione delle differenze biologiche e sociali fra i due sessi, ha prodotto il cosiddetto paradosso donna che ha evidenziato come le donne pur vivendo più a lungo degli uomini, si ammalano di più rispetto ai maschi.
MEDICINA DI GENERE: UN VOLANO PER LO SVILUPPO SOCIO-ECONOMICO
L’OMS ritiene oggi fondamentale considerare, nei processi di prevenzione e cura il genere in quanto le differenze biologiche e sociali influenzano in maniera significativa la salute. Secondo le organizzazioni internazionali, la salute e la medicina di genere sono un obiettivo strategico sia per la sanità pubblica che per l'appropriatezza della prevenzione e della cura e, in accordo con la Banca Mondiale, un volano per lo sviluppo sociale ed economico.
Le differenze di genere nella salute rappresentano, ad oggi, uno dei principali fallimenti della sanità pubblica e una indubbia urgente sfida per il futuro. Oggi numerosi organismi e istituzioni internazionali (OMS, ONU, FDA, NHI, Commissione Europea) dedicano all’argomento importanti progetti di ricerca e finanziamenti e la letteratura internazionale evidenzia la necessità di una particolare attenzione alle problematiche inerenti la valutazione epidemiologica, le dimensioni psicosociali nonché economiche, senza dimenticare quelle scientifiche e mediche.
Oggi sta maturando una nuova sensibilità e, anche sulla base delle indicazioni che provengono dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (e, in Italia, dall’Istituto Superiore di Sanità e AIFA), sulla differenza di genere in medicina si va concentrando un'attenzione crescente. È un modo tra i più promettenti per dare concretezza al concetto di centralità del paziente nella ricerca e messa a punto di trattamenti efficaci e innovativi per la tutela della salute.
IL PROGETTO PILOTA DELL’OMCEO BARI
L’Osservatorio sulla medicina di genere costituito dall’OMceO ha avviato un progetto pilota per la costruzione di una rete gender oriented per la formazione e sensibilizzazione dei medici di base, finalizzata a valorizzare l’importanza nell’approccio al paziente di determinate informazioni, che consentono di individuare la cura più appropriata per ogni individuo. L’appropriatezza della terapia non è un fattore limitato alla dimensione clinica, ma un aspetto che incide anche sui costi sanitari di gestione. Per questo, in una fase di esiguità di risorse, introdurre il principio della medicina di genere nel sistema sanitario rappresenta un’opportunità di maggiore efficienza, oltre che di maggior tutela del paziente.
COME È NATA LA MEDICINA DI GENERE
La valutazione delle differenze di genere è un problema di cui la medicina s’è fatta carico solo di recente, sia in termini diagnostici sia in termini clinico-applicativi e farmacologici, quando, cioè, ha intrapreso la strada di una revisione critica dei suoi paradigmi fortemente appiattiti sulla centralità del ‘maschio’, con estensione alla donna dei risultati raggiunti sull’uomo. Negli anni Novanta, in America, la medicina ha assunto progressivamente la consapevolezza della necessità di una distinzione tra il genere maschile e il genere femminile, soprattutto in ordine all’adeguatezza del trattamento medico di alcune patologie, che avrebbe potuto migliorare solo con una più obiettiva valutazione “gender-oriented”. In tal senso hanno avuto un ruolo fondamentale il rapporto pubblicato alla fine degli anni Ottanta dal Dipartimento della Salute degli Stati Uniti d’America sulla scarsa conoscenza da parte dei medici della biologia di base delle donne, in seguito al quale fu costituito un gruppo di ricerca per la valutazione dell’inclusione delle donne negli studi clinici ed il volume monografico Exploring the Biological Contributions of Human Health. Does Sex Matter?, pubblicato alla fine degli anni Novanta dall’Institute of Medicine, in cui per la prima volta in campo scientifico-clinico ci si poneva il problema del ruolo giocato dalla ‘differenza sessuale’ in medicina con l’obiettivo di offrire ai pazienti il miglior trattamento possibile.
Membri dell’Osservatorio sulla Medicina di Genere dell’Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri della Provincia di Bari:
Dr. Franco Lavalle, Vicepresidente Omceo Bari, Chirurgo e Coordinatore
Dr.ssa Anna Maria Moretti, Pneumologa
Prof.ssa Maria Trojano, Neurologa
Prof.ssa Anna Ciampolillo, Endocrinologa
Prof.ssa Cinzia Germinario, Igienista
Dr.ssa Maria Zamparella, Medicina Generale