Il medico non può dimettere il paziente senza prima eseguire gli accertamenti
La Cassazione è pronta a condannare i medici superficiali che dimettono i pazienti senza prima effettuare gli accertamenti di rito
lunedì 16 marzo 2015

Condannato il sanitario del pronto soccorso che non effettua il monitoraggio tra il ricovero e le dimissioni del malato se ciò avrebbe consentito di intervenire tempestivamente salvando il paziente.
La Cassazione è pronta a condannare i medici superficiali che dimettono i pazienti senza prima effettuare gli accertamenti di rito, almeno quando l’esame può servire a evitare conseguenze nefaste.
È quanto risulta da una sentenza depositata venerdì scorso [1] con cui i supremi giudici hanno confermato l’omicidio colposo nei confronti del sanitario in servizio presso il pronto soccorso che aveva dimesso un malato senza i previ controlli cardiologici: controlli che, se tempestivamente eseguiti, avrebbero consentito la diagnosi di un infarto, a causa del quale un uomo aveva perso la vita nel giro di 24 ore dall’uscita dall’ospedale.
Non c’è stato nulla da fare per la difesa del medico. Tale comportamento è ritenuto dalla Corte “gravemente colposo” e dunque tale da non poter essere scusato. Ricordiamo, infatti, che la legge [2] esclude la rilevanza penale solo in caso di colpa lieve per quelle condotte che abbiano osservato le cosiddette “linee guida” o le pratiche terapeutiche mediche virtuose, purché accreditate dalla comunità scientifica.
Invece, le dimissioni avventate, frettolose e senza i previ accertamenti non rientrano nella colpa lieve, ma in quella grave: un’omissione, cioè, che porta diritta alla condanna penale. Fermi restando i profili risarcitori che vanno poi quantificati, in separato giudizio, dal magistrato civile.
Secondo la Corte, la necessità di monitorare il paziente che manifesti sintomi di una possibile patologia cardiaca “per un congruo intervallo di tempo, verificando, a intervalli regolari, la presenza di enzimi indicatori delle necrosi miocardiche e il cui esito è ottenibile a breve distanza dal prelievo (cioè la necessità di operare il cosiddetto monitoraggio continuo del paziente), per poter intervenire tempestivamente con cardiologia interventistica, è regola di comportamento comunemente seguita nel pronto soccorso”.
Nel caso di specie la consulenza tecnica acquisita nel corso del processo aveva confermato che, una volta disposto, come necessario, il monitoraggio del paziente, si sarebbe potuto intervenire tempestivamente sulla patologia e scongiurare l’infarto.
[1] Cass. sent. n. 10972 del 13.03.2015.
[2] L. n. 189/12.
[2] L. n. 189/12.