“Se il medico è in ferie e percepisce i premi la colpa non va data sempre alla politica”
Continua il braccio di ferro tra Vendola e gli ordini professionali. Che replicano “Scelte sbagliate alla base dei disservizi”
giovedì 31 luglio 2014

LELLO PARISE (Repubblica Bari) «Non si può sempre dire che è colpa della politica ». Nichi Vendola perde la pazienza. Ce l’ha con l’Ordine dei medici, che continua a difendere l’onore di una categoria letteralmente calpestata dagli ispettori ministeriali, gli autori della «verifica amministrativo- contabile» all’Asl Bari. «Sono rimasto molto impressionato» racconta il governatore «dalla lettura della relazione del Mef. Tant’è che abbiamo reagito sostenendo la necessità da parte di tutti i protagonisti di questa storia, di fare autocritica. Non c’è la voglia di cercare un capro espiatorio, ma esiste l’esigenza di mettere a fuoco come funzionano le dinamiche corruttive» all’ombra della sanità. Peraltro elencate con dovizia di particolari nel dossier firmato dal dirigente dei Servizi ispettivi di finanza pubblica. L’altro giorno invece, dal quartier generale dei sanitari avevano sparato ad alzo zero contro il presidente della Regione: se gli specialisti accumulano ore di lavoro al di là di quelle previste e, per questo, ricevono lauti compensi «con conseguenti maggiori e elevati costi aziendali, non sempre giustificabili» facevano notare gli “007” dell’Economia, gli errori sono degli amministratori della cosa pubblica. «Tutto dipende dai tagli alle spese seguiti al piano di rientro» aveva tagliato corto il brindisino Emanuele Vinci. Vendola, a questo punto, ascolta e trasecola: «Parla lui che è stato per sei anni, dal 2005 al 2011, direttore sanitario di Asl Brindisi. È andato via» spiega «per il conflitto con il direttore generale, Paola Ciannamea, proprio sul tema delle prestazioni aggiuntive». Che, a quanto pare, anche da quelle parti sarebbero state concesse forse con eccessiva generosità. La testarda Ciannamea tentava disperatamente di rimettere le cose a posto e a giugno dell’anno scorso era stata vittima di un atto intimidatorio: aveva ricevuto una busta che custodiva tre proiettili calibro 9 accompagnati da frasi minatorie contro la donna manager. È un mondo, quello della salute, con due facce: convivono quelli che «mettono il dito nella piaga» e quelli che «mettono la maschera » perché non saltino fuori chissà quali e quante magagne. Ma «chi ha operato in una certa maniera non può recitare tutte le parti in commedia» è la conclusione di Vendola e ogni riferimento al solito Vinci non sembra casuale. Appare sorprendente, insomma, che chi avrebbe fatto ricorso «in maniera esorbitante e difforme da ciò che si considera normale » alla liquidazione delle prestazioni aggiuntive (rieccole!), gestite in prima persona, poi alzi la voce. Il fatto è, aggiunge il leader di Sel e capo dell’amministrazione di centrosinistra a lungomare Nazario sauro, che ci sono «tantissimi medici» disposti a sgobbare perfino oltre l’orario di lavoro, «con spirito di abnegazione, amore nei confronti dei pazienti, delicatezza e competenza». Però se girate la medaglia, scoprite pure «altri medici» che armati di «furbizia» fanno spallucce e «violano le regole». Scuote la testa, Vendola: «Questo non va bene. Perché se un medico è in vacanza e contemporaneamente viene remunerato» in ragione delle benedette-maledette prestazioni aggiuntive, «c’è qualcosa che non funziona». La reazione dei diretti interessati, non si fa attendere. L’impressione, però, è che non vogliano incrociare le spade. Gli ordini dei medici delle sei province pugliesi assicurano di non avere l’intenzione di «alimentare inutili polemiche», predicano un «confronto onesto e leale», esprimono «solidarietà, stima e vicinanza a Vinci, oggetto di un inutile attacco personale». L’esternazione di martedì, la giustificano così: «Abbiamo posto temi di politica sanitaria e richiamato alla responsabilità il governo regionale. Se un chirurgo lascia il bisturi nella pancia di un paziente, lo sbaglio è del medico. |