Draghi, lo stato d'emergenza finirà il 31 marzo: che cosa cambierà

Costa: per gli over 50 sui posti di lavoro l'obbligo del rafforzato dura fino a 15 giugno. Il commento degli esperti

mercoledì 23 febbraio 2022

"Il Governo è consapevole del fatto che la solidità della ripresa dipende prima di tutto dalla capacità di superare le emergenze del momento. La situazione epidemiologica è in forte miglioramento, grazie al successo della campagna vaccinale, e ci offre margini per rimuovere le restrizioni residue alla vita di cittadini e imprese. Voglio annunciare che è intenzione del Governo non prorogare lo stato d'emergenza oltre il 31 marzo".

Da allora non sarà più in vigore il sistema delle zone colorate. Le scuole resteranno sempre aperte per tutti: saranno infatti eliminate le quarantene da contatto. Cesserà ovunque l’obbligo delle mascherine all’aperto, e quello delle mascherine FFP2 in classe. Metteremo gradualmente fine all’obbligo di utilizzo del certificato verde rafforzato, a partire dalle attività all’aperto – tra cui fiere, sport, feste e spettacoli. Continueremo a monitorare con attenzione la situazione pandemica, pronti a intervenire in caso di recrudescenze».

"Con il 31 marzo e la fine dello stato di emergenza inizierà una nuova fase, ci sarà l'allentamento graduale delle misure restrittive, tra cui certamente anche del Green Pass. Oggi ci sono le condizioni per non rinnovare lo stato di emergenza". precisa il sottosegretario alla Salute Andrea Costa. Sul Green Pass però va fatta una netta distinzione: per gli over 50 sui posti di lavoro l'obbligo del rafforzato dura fino a 15 giugno. Poi ci sono ancora circa 10 milioni di persone che devono fare il booster, anche per questo le misure di allentamento devono essere graduali".

"Non ci possiamo permettere di veicolare ai cittadini un messaggio che faccia intendere che le misure si allentano e quindi la dose booster non si fa: dobbiamo invece arrivare ad avere 49 milioni di italiani anche con il booster e per questo le misure saranno graduali", ha aggiunto Costa. "Il discorso del Green pass cambia per le attività all'aperto - ha sottolineato - inizieremo gradualmente con l'alleggerimento a bar ristoranti che hanno i dehors, in alcune ipotesi si potrà passare dal Green pass rafforzato a quello base".

Ma vediamo che cosa ne pensano medici, epidemiologi e infettivologi

Bassetti

"Non avevo dubbi su Draghi, dimostra di essere la persona giusta al posto giusto. Ascolta e questo è importante. Il premier ha bravi collaboratori e bravi ministri, ma poi decide lui e ha ascoltato quello che molti di noi hanno detto. Sono misure che ci riportano alla normalità, è il momento della carota dopo il bastone, senza 'sbracare' però. Ha deciso bene, bravo Draghi". Così all'Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell'Policlinico San Martino di Genova, commenta gli annunci del premier Mario Draghi sulla fine dello stato di emergenza il 31 marzo e su altre misure che verranno prese.

Galli

"Sono assolutamente del parere che si debba riaprire tutto quello che si può aprire nel Paese. Ma se questo comprende anche l'eliminazione del Green pass, seppure graduale, non sono per nulla d'accordo e non so quando potrò esserlo. Sono convinto che non sia un messaggio corretto da dare in questo momento e può essere utile solo a tenere insieme una traballante maggioranza" di governo. Così all'Adnkronos Salute Massimo Galli, ex direttore di Malattie infettive all'ospedale Sacco di Milano. Per Galli "non c'è nessuna contraddizione tra il mantenimento del Green pass e le aperture. Il mantenimento del Green pass è una garanzia. Non conosco nel dettaglio le parole del premier ma francamente messaggi di sospensione del certificato verde, per quanto graduali (e non mi è chiaro cosa significhi) sono quasi una sollecitazione a far in modo che i molti che devono fare la terza dose non la facciano e che non si proceda alla vaccinazione dei non vaccinati tra i più piccoli. E questo non va bene", dice Galli. L'eliminazione delle zone a colori? "Francamente non hanno una rilevanza in questa situazione. Noi dobbiamo riaprire il Paese, ma con il Green pass e continuare a vaccinare", conclude.

Vaia

"Troviamo nelle parole del presidente Draghi quanto da noi da sempre affermato: è tempo di considerare le misure per la popolazione (il Green pass in primis) strumenti e non ideologismi. Strumenti temporanei che hanno avuto ed hanno un senso in momenti determinati. Ora l’innovazione, il progresso, i vaccini e le terapie segnano questo tempo. Non dobbiamo più tornare indietro. Molte bene presidente Draghi, l'Italia va avanti per non tornare più indietro". Così il direttore dell'Inmi Spallanzani di Roma, Francesco Vaia. "Ora serve una spinta, anche del Parlamento, perché si adottino, con decreto del presidente del Consiglio, le linee guida per gli impianti di ventilazione nelle scuole. Andiamo nella direzione auspicata", conclude Vaia ricordando l'importanza della ventilazione meccanica nel permettere la massima sicurezza nelle aule.

Andreoni

"Quella del premier Draghi è una scelta precisa con motivazione comprensibili ma, dal punto di vista epidemiologico, dobbiamo essere cauti". Così all'Adnkronos Salute Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit). "La situazione deve essere tenuta sotto controllo perché i casi sono ancora alti e abbiamo un numero di morti tra i più alti in Europa", ha aggiunto. "Tutte le scelte, mi sembra, vanno nella direzione di considerare l'epidemia sotto controllo anche se i numeri Covid sono alti - ha proseguito Andreoni - La fine dello stato di emergenza, lo stop alle mascherina all'aperto in altri luoghi, la fine delle zone a colore stanno ad indicare che la diffusione del virus è considerata endemica e non più pandemica". "Tutto questo è comprensibile sotto l'aspetto politico ed economico, ma - ha rimarcato - dobbiamo avere cautela e stare comunque attenti".

Rasi

Quando anche l'Italia potrà vivere il suo 'Freedom Day', data della liberazione da tutte le restrizioni anti-Covid? "Il 'quando' verrà questo giorno è meno importante del 'cosa' lo farà scattare", avverte Guido Rasi, consulente del commissario all'emergenza coronavirus, generale Francesco Paolo Figliuolo, che invita a monitorare "parametri precisi". Sostanzialmente due: "La circolazione del virus, perché non dimentichiamo che Omicron ha fatto 7 milioni e mezzo di infetti e può darsi ne faccia ancora - spiega l'esperto all'Adnkronos Salute - e l'occupazione dei posti letto negli ospedali. Perché non è tollerabile averne neanche uno di più sottratto all'assistenza dei malati con altre patologie". Dopo che il premier Mario Draghi ha annunciato che il 31 marzo non verrà ulteriormente prorogato lo stato di emergenza, quello che succederà dal primo aprile "andrebbe deciso il 29 marzo innanzitutto in base a come si sono svuotati gli ospedali. Il nostro problema in questo momento è curare le persone che hanno altre malattie" diverse da Covid-19, sottolinea l'ex direttore esecutivo dell'Agenzia europea del farmaco Ema. "Quindi, se gli ospedali sono ragionevolmente sgombri e possono finalmente dedicarsi al resto, si può pensare di allentare lo strumento del Green pass". Bisogna "osservare l'evoluzione del parametro ospedali e della circolazione virale - ribadisce Rasi - e allargare prontamente le libertà appena si apre la possibilità di farlo". "Oggi - evidenzia il microbiologo - il Green pass ha principalmente lo scopo di incentivare al massimo la vaccinazione. E finché negli ospedali c'è un 70% dei posti letto occupato da persone che potevano evitare il ricovero, resta difficile accettare di togliere l'unico strumento di incentivazione a fare il vaccino". Lo stesso ragionamento vale per l'eventuale mantenimento dell'obbligo di vaccino Covid-19 agli over 50 anche dopo il 15 giugno: "Anche qui, vediamo com'è l'andamento della pandemia, dei parametri oggettivi che abbiamo detto", esorta Rasi.

Ora resta in dubbio la posizione del Generale Figliuolo, Commissario per l'emergenza. L'articolo 122 comma 4 del decreto legge 18/2020 stabilisce che "il Commissario opera fino alla scadenza dello stato di  emergenza. Del conferimento dell'incarico è data immediata comunicazione al Parlamento e notizia nella Gazzetta Ufficiale". Per decidere un'eventuale proroga del ruolo del generale Figliuolo servirà quindi una nuova norma. Possibile l'eventuale coinvolgimento della Protezione Civile. Il governo ha iniziato da tempo  a mettere mano a quella che sarà la gestione de post temergenza Covid.  In concreto significa che alcune competenze, come la gestione dell'acquisto dei vaccini, resteranno in capo al ministero della Salute, al quale dovrebbe finire anche tutto ciò che riguarda gli acquisti di farmaci per la lotta al virus. Partita, quest'ultima, che però potrebbe riguardare anche le Regioni, alle quali dovrebbero invece tornate tutte le competenze su ciò che riguarda la campagna vaccinale e gli eventuali richiami, con un graduale passaggio della gestione dai grandi hub ai medici di famiglia, ai pediatri e agli ospedali.