Asl Brindisi, appalti agli amici

Arrestati funzionari e imprenditori In cinque anni truccate 36 gare

mercoledì 13 novembre 2013


Francesca Cuomo (Corriere del Mezzogiorno)

BRINDISI — Erano molto accorti, ben organizzati e capillarmente infiltrati in ogni livello di controllo delle gare d'appalto gestite dell'Azienda sanitaria locale di Brindisi. Il sistema illecito smascherato dalla procura, attraverso le indagini di Guardia di finanza e Nas di Taranto, tra il 2006 e il 2010, aveva controllato e manipolato l'assegnazione di almeno 36 gare d'appalto, per un totale di 34 milioni di euro. Oltre alle 23 ordinanze di custodia cautelare che ieri mattina hanno portato all'arresto di dipendenti Asl ed imprenditori del settore, sono 133 gli indagati per associazione per delinquere, turbativa d'asta, falso in atti pubblici, corruzione, frode in pubbliche forniture, violazione del segreto d'ufficio. Gravissimi gli indizi a carico di quello che i pubblici ministeri Nicolangelo Ghizzardi e Giuseppe De Nozza nella loro tesi accusatoria hanno definito il «sistema Corso», dal nome del dirigente dell'Area tecnica dell'Asl, Vincenzo Corso, considerato il capo dell'organizzazione. In questi anni, grazie alla complicità di alcuni dipendenti dell'area tecnica, peraltro membri delle commissioni esaminatrici della documentazione delle diverse gare, imprenditori e familiari dei dipendenti erano riusciti ad aggiudicarsi a rotazione tutti gli appalti relativi alla ristrutturazione degli ospedali di Brindisi, Francavilla Fontana, Mesagne, Ostuni e San Pietro, quelli per le forniture di materiale medicale, strumentazioni e persino per i pannoloni da distribuire nelle varie strutture. Le gare venivano truccate attraverso la manomissione delle buste: uno dei faccendieri, Giovanni Borromeo, estraneo alla struttura, apriva le buste contenenti le offerte delle aste a ribasso e comunicava alla ditta da favorire le cifre che venivano adeguate per essere vincenti. Gli undici finiti in carcere sono: Vincenzo Corso, Giovanni Borromeo, Roberto Braga, Emilio Piliego, Antonio Ferrari, Vittorio Marra, Adolfo Rizzo, Cesarino Perrone, Antonio Camassa, Giuseppe Rossetti, Tommaso Vigneri. Mentre la misura di custodia cautelare ai domiciliari è stata applicata ad Armando Mautarelli, Gianluca Pisani, Giovanni De Nuzzo, Mauro De Feudis, Claudio Annese, Cosimo Bagnato, Grazia Cito, Daniele Di Campi, Francesco Perrino, Salvatore Perrino, Ivo Grifoni. 
Tutto il sistema era mirato a favorire le ditte amiche che, in alcuni casi, ripagavano con denaro, regali, quote societarie, viaggi e, in altre occasioni, cedevano in sub appalto lavori e forniture ad altre società riconducibili ai parenti dei dipendenti Asl. «Abbiamo dovuto esaminare una quantità di documenti monumentale - ha spiegato il procurato capo di Brindisi Marco Dinapoli - e ne è venuto fuori un quadro davvero gravissimo in cui gli amici avevano la certezza di vincere mentre gli altri imprenditori non avevano alcuna possibilità di vincere concorrendo secondo le regole. Oltre all'alterazione del mercato, questo ha comportato anche una diminuzione della qualità dei servizi forniti ai cittadini». Per risparmiare sulle forniture, infatti, venivano distribuiti prodotti di scarsa qualità e persino i lavori di edilizia erano realizzati con materiali scadenti. 
Un ulteriore margine di opacità, come lo ha definito il procuratore Dinapoli, è rappresentato dalla presenza esterna di alcune figure politiche che, sebbene non in maniera diretta, riuscivano a pilotare gli appalti. Tra gli arrestati ci sono Borromeo, membro del consiglio di amministrazione (in rappresentanza del Pd) della società Santa Teresa in house della Provincia, ed il consigliere comunale Antonio Ferrari, eletto nell'Udc e attuale capogruppo di Centro democratico che dal partito di Casini era stato espulso dopo aver chiesto (ma non ottenuto) al sindaco Mimmo Consales una delega speciale ai servizi cimiteriali. Ma tra gli indagati c'è anche Cosimo Elmo, consigliere comunale del Pdl, ex assessore ai Lavori pubblici per i sette anni di consiliatura di Domenico Mennitti: nonostante la Procura ne avesse chiesto gli arresti ai domiciliari, il giudice Valerio Fracassi ha ritenuto il suo coinvolgimento «secondario» e comunque prescritto, perché riferito a fatti del 2007. Nell'ordinanza ci sono anche i nomi dell'ex consigliere regionale del Pd Vincenzo Cappellini, del componente del consiglio di amministrazione delle Ferrovie Appulo Lucane Carmine Dipietrangelo (Pd), gli ex direttori generali dell'Asl Guido Scoditti e Rodolfo Rollo.