Test Medicina e modello francese: possibili conseguenze nel nostro Paese

A partire da luglio nuove regole per l’ingresso alla facoltà di Medicina ed abolizione del test d’ingresso.

giovedì 22 maggio 2014

A partire da luglio nuove regole per l’ingresso alla facoltà di Medicina ed abolizione del test d’ingresso.
Con un annuncio sulla pagina Facebook del suo partito il Ministro della Pubblica Istruzione Stefania Giannini conferma il passaggio ad una nuova modalità di accesso a Medicina, basata sul modello adottato dai Francesi, il quale prevede un primo anno aperto a tutti, con una selezione che avviene soltanto all’inizio del secondo anno, legata agli esami sostenuti ed al merito degli studenti. 

Il Ministro prosegue dichiarando che non è stato possibile reperire fondi per portare le borse dei corsi di Specializzazione ad un numero pari a quello dello scorso anno.

Due affermazioni contrastanti dunque nell’ambito dello stesso annuncio,  perché se da un lato non si riesce a dare occupazione ai nuovi medici aumentando il numero di borse, dall’altro si crea futura inoccupazione aumentando il numero studenti aspiranti tali, rendendo il primo anno accessibile a tutti. Se si fa infatti riferimento all’ultimo test d’ingresso, erano 64000 gli studenti che hanno partecipato al concorso per 10000 posti disponibili, in un periodo nel quale viene garantito l’accesso solo per pochi al periodo formativo post-laurea, con sole 3300 borse di specializzazione e meno di 1000 borse per il corso di formazione MG disponibili.

Lo scenario che si aprirebbe con l’adozione del modello francese vedrebbe decine di migliaia di studenti frequentare il primo anno universitario, con uno sbarramento netto al secondo, basato sul superamento di esami e su un “merito” che il ministro non chiarisce meglio, riconsegnando di fatto la Facoltà di Medicina in mano ai clientelismi baronali che ne avevano tristemente caratterizzato la storia degli anni passati, vanificando le tante battaglie per l’ottenimento di un concorso di specializzazione nazionale, senza peraltro considerare che per molti studenti le nuove regole significherebbero la perdita di un anno di studi, in un Paese come il nostro in cui l’ingresso nel mondo lavorativo post-laurea è già tra i più tardivi d’Europa.

Una decisione che appare dunque priva di un supporto logico, in netta antitesi rispetto ai proclami di una volontà di programmazione rigorosa, considerando che in un recente documento la FnOMCeO, analizzando i fabbisogni lavorativi reali degli anni venturi, aveva stimato in 7000 per il prossimo anno accademico gli accessi universitari sufficienti a coprire il turn-over dei medici ed aveva individuato in una programmazione eccedente tale numero una potenziale fonte di futura disoccupazione/sottoccupazione medica.

Saverio Cramarossa