Grande fuga dagli ospedali organici e strutture carenti "Sos medici e posti letto"

`Pronto soccorso ingolfati dai codici verdi

venerdì 02 settembre 2022



Quotidiano di Puglia

`Pronto soccorso ingolfati dai codici verdi

`Amendola: "Soprattutto mancano Nei reparti -30 per cento di disponibilità gli specialisti, paghiamo 10 anni di ritardi"
L'esiguità del personale nella sanità barese, tra Policlinico, Di Venere e San Paolo, crea un danno profondo per la medicina ospedaliera: la disaffezione dei medici verso gli ospedali. Gli operatori del pronto soccorso arrivano a lavorare 12 ore di fila, in molti si licenziano e decidono di andare a lavorare nelle cooperative, con turnazioni più sostenibili e ore meglio ridistribuite. Un quadro che racconta l'inefficacia di soluzioni politiche e l'affaticamento della medicina ospedaliera e territoriale. Gli ospedali hanno in attivo meno posti letti di quanto dovrebbe averne: quasi il 30% per cento di meno. Questo comporta meno ricoveri nei reparti e più persone in pronto soccorso.

"L'altro giorno ero al pronto soccorso per un tamponamento: c'erano 60 pazienti da assistere, quanto un reparto intero. Una marea di gente che non è distribuita", spiega Stefano Andresciani, segretario aziendale Anaao-Assomed e riconosce la ragione di questo sovraffollamento in un dato: "Il pronto soccorso dovrebbe accogliere codici rossi e arancioni. I codici verdi non possono essere anche a loro carico. E' la medicina territoriale che dovrebbe filtrare i codici bianchi e verdi. L'assenza di questo anello di congiunzione sancisce abnormità d'attese". Aumentano i numeri di pazienti per medico di famiglia e il sistema di welfare secondo Andresciani è un abuso di parola. Il vero cappio della dotazione organica è la legge del 2004, per cui non si può assumere il personale in servizio in più rispetto quello previsto nel 2004, se non con un incremento del +1,4%. Numeri bloccati da leggi inadeguate per rispondere alle esigenze contestuali.

Antonio Amendola è il presidente dell'associazione Aaroi Emac e spiega: "Non ci sono i medici e gli infermieri, ma soprattutto gli specialisti. Noi stiamo scontando una politica rimasta al 2010: una normativa che obbliga ad avere un certo numero di borse per la specializzazione, ma poi è mancata una programmazione numerica sul lavoro nei reparti. Noi siamo riusciti a sbloccare questo processo, convincendo a determinare un incremento del numero di borse di studio per gli specializzandi che sono raddoppiate quest'anno. Quasi 16.000: un numero che consente il deflusso di questi colleghi".

Una scelta necessaria ma che non basta: le borse di studio per medicina d'emergenza sono rimaste vacanti per 500 posti in tutta Italia, anche a Bari. Il ministero della salute ha rivisto la tabella delle equipollenze per i concorsi di specializzazione, ovvero come queste si equivalgono poiché nessuno vuole fare medicina di emergenza. Su questo Stefano Andresciani aggiunge: "Adesso hanno tirato fuori che chi accede alla specializzazione di medicina emergenziale può fare anche cardiolo- Numeri bloccati da leggi obsolete Non si possono assumere unità in più rispetto a quelle del 2004 gia, geriatria e medicina interna. Quindi si può fare il cardiologo così? É una soluzione che peggiora la situazione. I codici verdi aumentano, i pronti soccorsi si ingolfano, i pazienti non possono essere curati così". Il policlinico inoltre viene definito un cantiere in fieri: una condizione che non consente dunque alla struttura ospedaliera di utilizzare appieno tutte le sue funzionalità e di mettere a servizio i posti di ricovero di cui potrebbe disporre.

Le liste lunghe d'attesa sono lo specchio e il simbolo di una catena di montaggio che nella sanità barese non funziona fin dall'università: i medici che si laureano sono in eccesso rispetto i posti messo a bando per le borse di specializzazione; eppure oggi i medici sono necessari nelle strutture pubbliche; chi presta servizio nel pubblico è però stressato per le lunghe e frequenti turnazioni. Francesca Biallo, rappresentante degli studenti studenti di medicina in inglese per Studenti Per, iscritta al terzo anno spiega: "Non si può eliminare il test d'ammissione perché non ci sono sufficienti strutture che possano ospitare numeri così alti". Molti medici, poche borse per specializzandi, troppi specializzandi per un'esigua pianta organica. Una catena che può spezzarsi solo con un tavolo partecipato tra regione e sindacati.