Asi,dove i disabili non possono entrare

Accade nella sede della ASL Bari in Via Martiri di Via Fani

giovedì 25 maggio 2017

Rpubblica Bari
SILVIA DIPINTO Sul campanello, all'ingresso la lettera «h» è a portata di carrozzina. L'indicazione è chiara. «Montascale guasto», c'è scritto a stampatello. I disabili possono suonare per ricevere assistenza: è il messaggio sottinteso. È quasi mezzogiorno e gli uffici sono stracolmi. Anziani coi bastoni e donne coi passeggini affrontano le scale armati di buona volontà, invocando l'aiuto di chi capita a tiro. Impossibile superare la rampa per chi è in carrozzina. Proviamo anche noi a citofonare, pigiando sul pulsante «h». Cinque minuti, dieci. Venti. Mezz'ora. Nessuno risponde, dell'assistenza neppure l'ombra. Un vigilante parla al telefono e cammina nella hall del Poliambulatorio di via Caduti di via Fani. «Scusi, se un disabile deve raggiungere l'ufficio protesi, come fa?», chiediamo. «Il citofono è guasto, così come il montascale», conferma il vigilante, dopo avere testato in prima persona. «Solitamente arriva un addetto che accompagna gli utenti in carrozzina dall'ingresso sul retro», assicura l'uomo. La porta di servizio del poliambulatorio è un garage su via Melo, aperto all'occorrenza per consentire l'accesso ai disabili. Si alza la serranda, entra chi non può affrontare le scale. Una ripida discesa conduce all'ufficio protesi al piano interrato: prima però le carrozzine attraversano il parcheggio e superano le auto in sosta. Il cartello «ingresso» (di fortuna) è circondato da rifiuti e scarti di lavorazioni edili. «Se i funzionari della Asl facessero un controllo in un pubblico esercizio, e trovassero queste condizioni, non lo chiuderebbero?», ripete come provocazione un utente in fila per chiedere l'ausilio prescritto. «Eppure questo è il più grande poliambulatorio della città, nuovissimo, una bella struttura - denunciano i pazienti - Siamo costretti a vivere affrontando mille difficoltà, almeno nei presidi sanitari vorremmo muoverci senza problemi». La prima segnalazione sul montascale guasto era stata pubblicata da Repubblica lo scorso febbraio. «Per l'accesso dei disabili rivolgersi in portineria», era scritto allora sul cartello beffa, che non considerava l'impossibilità di raggiungere il gabbiotto con il supporto automatizzato fuori uso. Immediatamente il direttore generale della Asl di Bari, Vito Montanaro, si era attivato per risolvere il disservizio, con esito positivo. Con tutta l'intenzione di non appannare il lustro di una struttura nuovissima e iper tecnologica, inaugurata a fine 2015 (dopo sette anni di attesa) come fiore all'occhiello dell'azienda sanitaria barese. Sei piani di ambulatori a due passi dalla stazione Centrale di Bari, venti discipline e quaranta specialisti, per garantire 850 ore settimanali, da mattina fino a sera. Le potenzialità del presidio del quartiere Murat l'hanno fatto diventare di diritto punto di riferimento per tutta la città di Bari. Ci sono voluti cinque milioni di euro di fondi Fesr per ristrutturarlo, e per accogliere i pazienti fino allo scorso anno dislocati nelle strutture Asl di piazza Chiurlia, Picone e Madonnella. «Ora anche le pratiche per le protesi sono concentrate qui, e non più nell'ex Cto», ricorda un dipendente allo sportello Cup. «Sono davvero dispiaciuto e allerterò subito chi si occupa delle manutenzioni, per intervenire quanto prima», assicura il direttore generale Montanaro. Inevitabile una nota di malumore, dopo l'ennesima segnalazione di guasti. «Probabilmente il problema di via Caduti di via Fani non rientra in questa casistica, ma siamo inondati di denunce di apparecchi guasti perché distrutti dagli incivili - confessa il direttore - I citofoni per primi si rompono a tempo record. E, solo per citare l'ultima notizia arrivata, all'ospedale Di Venere ci hanno smontato tutti i maniglioni antincendio per rubare le parti in ottone».