Veneto: Baby medici: mille assistiti per fare pratica, senza paga.

Scassola: Ancora una volta bypassati dalla Regione, che ci considera ostacolo invece di valore

mercoledì 04 maggio 2022

Non solo causa da anni la chiusura di reparti e ambulatori, adesso la drammatica carenza di medici fa pure saltare il consiglio regionale. E' successo ieri, quando la maggioranza ha cercato di far passare un pacchetto di venti emendamenti alla legge di adeguamento ordinamentale 2022 in materia di politiche sanitarie e sociali e l'opposizione ha alzato le antenne sui due aggiuntivi firmati dall'assessore di riferimento Manuela Lanzarin.

 

Provvedimenti formulati «in risposta alla carenza di organico» nelle cure primarie e in ospedale. Il primo propone, «in relazione alla contingente carenza di medici di famiglia, aggravata dagli effetti dell'emergenza Covid e per scongiurare l'interruzione di pubblico servizio», la possibilità per le Usl di assegnare ai giovani laureati iscritti al corso di formazione triennale in Medicina generale curato dalla Regione fino a un massimo di mille assistiti se frequentano il primo anno e di 1200 se invece sono al secondo o al terzo.

 

Insomma allo studio dovrebbero affiancare il lavoro in ambulatorio, che però non sarebbe retribuito ma «computato come attività pratica del corso». Si tratta di incarichi temporanei: le Regioni possono derogare fino al 30% sul limite dei 500 assistiti previsti dalla legge nazionale per i camici bianchi in formazione.

 

L'altro emendamento contestato riguarda il reclutamento di professionisti per l'emergenza-urgenza, Pronto Soccorso in particolare, declinato in tre modalità. La prima è il ricorso a contratti a tempo determinato o di collaborazione coordinata, oppure ad altre forme di lavoro flessibile, rivolti a medici che abbiano prestato servizio nel pubblico per almeno quattro anni e o nell'urgenza-emergenza anche nei 15 anni precedenti. E ciò risponde all'esigenza di ricorrere a personale con esperienza.

 

Le altre due modalità di assunzione riguardano l'acquisto di prestazioni aggiuntive con un compenso che sale da 80 a 100 euro lordi l'ora ed è quindi equiparato a quello dei liberi professionisti; e il ricorso, per il triennio 2022/2024, a laureati non specializzati da inquadrare con contratti libero-professionali. Da mantenere anche qualora entrino in specializzazione e allora presterebbero attività di supporto al di fuori dell'orario dedicato alla formazione.
Il tutto nell'ottica, spiega l'emendamento, di «limitare il ricorso alle esternalizzazioni», cioè alle cooperative, che già adesso hanno in appalto 18 Pronto Soccorso su 26.

 

Ma le opposizioni hanno bloccato l'esame del pacchetto normativo e lo stesso consiglio, pretendendone l'analisi in commissione Sanità, che in effetti si riunirà martedì prossimo. L'istanza è stata accolta dopo una riunione dei capigruppo e relativa e definitiva sospensione dell'assemblea, che avrebbe dovuto esprimersi anche sulle nuove assunzioni di personale ad hoc per Azienda Zero, finora gestita con personale delle Usl in comando e quindi a costo zero.

 

«Non è così che si risolvono le emergenze - sbotta Annamaria Bigon (Pd), vicepresidente della commissione Sanità - senza passare in commissione, senza sentire le categorie, senza rispetto dei lavoratori e dei cittadini, esautorando i consiglieri regionali. Sono stati presentati emendamenti che in realtà sono veri disegni di legge ma non risolvono la mancanza di 4.100 infermieri, 1.210 ospedalieri e oltre 500 medici di base. Così non si garantiscono i Livelli essenziali di assistenza». «Purtroppo le opposizioni si sono limitate a bloccare a priori soluzioni concrete e immediate - replica Sonia Brescacin (Intergruppo Lega-Liga Veneta), presidente della commissione Sanità e relatore del progetto di legge ordinamentale - L'ordinamentale sarebbe stata la via più breve per dare risposte veloci alle esigenze dei cittadini. Ma per le opposizioni meglio rimandare tutto, come se l'aula consiliare non avesse la stessa valenza democratica della commissione».

 

A dire il vero sono arrabbiati pure i diretti interessati. «Ancora una volta siamo stati bypassati dalla Regione, che ci considera un ostacolo invece di un valore - dice Maurizio Scassola, segretario regionale della Fimmg (medici di famiglia) -. E poi pensare di tamponare in continuazione le carenze di organico con soluzioni mordi e fuggi è un gran brutto segnale, rivela la mancanza di programmazione. Entrando nel dettaglio, i colleghi al primo anno di formazione devono studiare e basta, gli altri possono lavorare ma affiancati da un tutor».

 

Persa l'occasione per dare risposte concrete e veloci alle reali esigenze dei cittadini le anche secondo Giovanni Leoni, segretario regionale della Cimo (ospedalieri), che aggiunge: «E' imbarazzante la parificazione del compenso a 100 euro l'ora per strutturati, con relativa esperienza, e specializzandi, ancora in formazione. Non è possibile che misure su materie così delicate vengano proposte prima di interpellare i rappresentanti dei medici».

 

Fonte: CORRIERE DI VERONA