FIMMG Medicina penitenziaria, documento per contratto nazionale
Necessario realizzare un modello unico in tutte le regioni italiane
martedì 14 giugno 2016

Fare uscire dal guado di una riforma rimasta a metà la sanità penitenziaria, dare dignità professionale e riconoscimento normativo ai circa 2000 medici che lavorano nelle carceri, assicurare ai 53.873 detenuti nelle carceri, di cui 18.000 stranieri, il rispetto di un effettivo diritto alle cure uguale per tutti a livello nazionale. Il tutto concretizzato in un documento per un nuovo contratto nazionale. Sono alcuni dei temi affrontati durante l'Assemblea di settore della medicina penitenziaria aderente della Fimmg che si è tenuta nel week end a Roma.
Risultato finale dell'incontro è stata l'approvazione del documento base per la firma di un accordo contrattuale capace di superare la situazione d'incertezza attuale dovuta ai ritardi nel traghettare alla responsabilità dei servizi sanitari regionali la tutela delle salute dei detenuti così come previsto dalla legge del 2008. «Vogliamo portare a compimento la riforma oggi ridotta ad uno spezzatino di soluzioni regionali tutte diverse tra loro che produce ingiustizie per gli operatori ed inefficienza nell'assistenza erogata - spiega l'esecutivo del settore penitenziario della Fimmg- per superare i ritardi occorre realizzare un modello unico in tutte le regioni italiane, con le identiche condizioni contrattuali per tutti i medici che vi lavorano e cosi assicurare uniformità di cure a livello nazionale. In questo senso le nostre proposte vanno oltre la semplice rivendicazione contrattuale e si fanno carico di assicurare un salto qualitativo al sistema proponendo di strutturare in forma permanente quelle che oggi sono sperimentazioni in corso in Toscana negli Istituti Penitenziari di Massa e Volterra».