Sanità, ecco cosa cambia dalla Puglia al Veneto. Le classifiche del ministero sull'assistenza

Ecco perché la Puglia non è il Veneto La classifica del ministero: livelli minimi raggiunti, ma ospedali ancora troppo inefficienti

mercoledì 03 ottobre 2018

La Gazzetta del Mezzogiorno

MASSIMILIANO SCAGLIARMI " BARI. In Toscana tre over 65 su quattro vengono trattati per la frattura di femore entro due giorni. In Puglia soltanto uno su due. In Veneto il 18% dei bambini nascono per taglio cesareo, contro il 32% della Puglia. In Puglia il tempo medio di arrivo dell'ambulanza dalla chiamata è di 20 minuti, contro i 17 del Piemonte. Tre minuti possono fare la differenza. Il ministero della Salute ha diffuso la classifica dei Lea, i Livelli essenziali di assistenza, e dunque c'è la conferma: nel 2016 la Puglia ha garantito - di un soffio - gli standard minimi richiesti dalla legge. Ma non c'è da stare allegri. Il grafico a destra propone un raffronto dei parametri più significativi registrati in Puglia (dodicesima) e nelle tre migliori Regioni italiane per l'assistenza sanitaria, oltre che in Basilicata (undicesima). In nessuno degli otto aspetti presi in esame la Puglia ha centrato il target ministeriale, ma avendo superato i 160 punti (per fare un esempio, ogni casella verde vale 9 punti) è stata considerata adempiente: nel 2015 era necessario anche non aver riportato nessuna casella rossa. La situazione più critica (non consideriamo la sanità veterinaria) è quella degli screening, ovvero i controlli preventivi per il tumore di utero, mammella e colon retto. Il parametro si valuta con un punteggio che esprime il numero di controlli effettuati: nelle Regioni migliori (Friuli ed Emilia) vale 15, il ministero chiede che valga almeno 9, in Puglia è pari a 2: il peggior dato d'Italia, come la Calabria, che insieme alla Campania è l'unica Regione inadempiente del 2016. L'altro scandalo è il numero dei parti cesarei, che in Puglia sono un vero e proprio sport: fa peggio solo la Campania. Delle fratture di femore agli anziani abbiamo detto, così come dei tempi di attesa dell'ambulanza che però in Puglia scontano obiettive difficoltà geografiche (il Gargano). Un altro parametro interessante è quello relativo alla percentuale di farmaci a dispensazione ospedaliera. È un indice di organizzazione territoriale efficiente, perché tutto quello che non viene distribuito in ospedale va acquistato in farmacia (e costa di più). Il Piemonte distribuisce in ospedale il 93 % dei medicinali, la Puglia solo il 66% ed infatti è la Regione meno virtuosa dal punto di vista della spesa farmaceutica. Un po' lo stesso discorso vale per le risonanze magnetiche effettuate in ambulatorio, che non devono essere né troppe (perché altrimenti c'è uno spreco di risorse) né troppo poche (perché non si risponde alle esigenze di salute). In Veneto ne vengono effettuate 7,27 ogni 100 abitanti, perfettamente in linea con la «forchetta» ministeriale. In Puglia 4,32, dunque poche (seppur non molto lontani dal target): ma tanto basta per spingere i cittadini verso le strutture private. Infine, l'altro tasto dolentissimo è l'ospedalizzazione pediatrica per asma e gastroenterite: in Veneto 75 ricoveri ogni lOOmila abitanti, in Puglia 219 ed in netto miglioramento. Ma l'inappro-priatezza del ricorso al ricovero è una spia dei gravi problemi esistenti nel sistema della pediatria di base, che poi si riverberano sui pronto soccorso, creando attese lunghissime e proteste.