Malati cronici, il ruolo dei medici di base percorsi di cura individuali col «Care 3.0»

Intervista della Gazzetta del Mezzogiorno al Presidente Filippo Anelli

domenica 04 agosto 2019

MEDICI DI BASE Sono al centro del percorso riguardante la gestione dei malati cronici " «L'integrazione e l'interazione tra le strutture territoriali e quelle ospedaliere riveste un ruolo centrale nel regolamentare i flussi sia in entrata sia in uscita dall'ospedale, in una logica di continuità assistenziale».

È uno stralcio della delibera del 24 luglio (vedi l'articolo di apertura) che bene inquadra l'esigenza complessiva di ottimizzare la gestione dei pazienti cronici, di coloro i quali cioè necessitano di un trattamento a lunga scadenza o di una riabilitazione. Detto della fase successiva alle dimissioni da un presidio ospedaliero, fondamentale risulta essere (appunto) la coordinazione dell'attività alla base, dal momento che sono tanti i pazienti provenienti dal territorio per i quali il medico di medicina generale richiede un ambiente protetto per attuare o proseguire le terapie.

 L'appropriatezza del trattamento parte da qui, dalla gestione puntuale dei malati cronici, per la cura dei quali il punto di riferimento è il progetto Care 3.0, recepito nel provvedimento della Regione Puglia, predisposto dall'Aress e dal Dipartimento per la Promozione della Salute, che istituisce e disciplina la presa in carico e i criteri per accompagnare nel percorso sanitario le persone affette dalle principali patologie.

Ai medici di medicina generale è affidato il compito di inquadrare le esigenze del paziente e predisporre il per- corso personalizzando i Pdt (Percorsi diagnostici terapeutici), non a caso definiti più specificamente Piani di assistenza individuale (Pai). Secondo le cifre fornite dieci mesi fa dalla Regione Puglia, i soggetti cronici in Puglia (dato del 2015) sono circa il 40% su una popolazione di 4 milioni, con 1 milione di pazienti potenzialmente reclutabili (secondo quanto previsto da Care 3.0, la fase sperimentale riguarderà alcune patologie: ipertensione arteriosa, diabete Mellito di tipo II, Broncopneumopatia cronico-ostruttiva, scompenso cariaco), in media 295 per ciascun medico di medicina generale (sono circa 3.600 in regione, di cui mille in provincia di Bari).

La tendenza però (a parte il fatto che le malattie sono molte di più) è per un aumento progressivo del numero dei pazienti cronici (e siamo già nel 2019, quattro anni in più rispetto alle cifre considerate), considerando l'indice di vecchiaia, che rappresenta il grado di invecchiamento di una popolazione ed è il rapporto percentuale tra il numero degli ultrassessan-tacinquenni ed il numero dei giovani fino ai 14 anni: indica che nel 2018 in Puglia c'erano 162,5 anziani ogni 100 giovani, in linea con il dato della provincia di Bari, dove, su una popolazione di 1.251.994 abitanti, c'erano 165.073 persone nella fascia d'età 0-14 e ben 269.097 over 65.

Inevitabile, dunque, porsi come obiettivo una riorganizzazione strutturale, che contempla (è uno dei punti cardine del modello Care 3.0) la riduzione drastica della mobilità e dei ricoveri ospedalieri inappropriati. «Si tratta - afferma Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo) e della sezione barese della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg) - di una rivoluzione copernicana che non ha eguali al mondo in termini così diffusi, visto che riguarda i 4 milioni di abitanti della Puglia.

 La delibera sul Care 3.0 sostanzialmente condivide un progetto a lungo proposto dalla Medicina generale e definisce uno schema interessante di trattamento. Da un parte conferma un ruolo importante del medico di base nel rapporto col paziente, dall'altra codifica una procedura adesso lasciata alla libera scelta del medico. Noi siamo pronti.

Si sta lavorando sull'informatizzazione del sistema in modo che praticamente in tempo reale, avendo precisamente l'elenco dei malati cronici fornito dalla Regione e verificate le patologie, si possa procedere con la redazione dei Pai e con percorsi di cura che prevedano, tra l'altro, le prenotazioni delle prestazioni fatte al posto del paziente.

Ovviamente si va verso un potenziamento degli studi e, presumibilmente, verso l'aumento dei Cpt, i centri polifunzionali territoriali (in provincia di Bari ce ne sono al San Paolo e a Casa-massima, ndr) con la presenza di medici, e, sempre più, di infermieri, fisioterapisti eccetera, in rete con gli specialisti impiegati, ad esempio, neipoliambulatori. Nei Cpt ad oggi manca sopratutto l'informatizzazione, insomma la possibilità di realizzare concretamente i Pai.

Tra qualche mese si partirà con le sperimentazione, anche attraverso l'integrazione con i Distretti, in modo che ci siano agende riservate ai malati cronici. In quanto agli ambulatori infermieristici, per i quali c'è stata qualche polemica, non è che non siamo d'accordo, ma tutti devono remare nella stessa direzione. Se il modello è il Care 3.0, e lo è, l'ambulatorio infermieristico è fuori da questo schema. È evidente, però, che in una struttura complessa per l'assistenza primaria ci devono essere anche gli infermieri».