Equivalenza terapeutica, Milillo: Concetto inventato applicato al risparmio

La spesa farmaceutica, così facendo, può anche ridursi ma a danno della salute o della tasca del cittadino

martedì 28 giugno 2016

Dopo l'Assemblea di Farmindustria e le dichiarazioni fatte dal presidente Massimo Scaccabarozzi nel suo discorso introduttivo, torna al centro del dibattitto il tema dell'equivalenza terapeutica. Un principio che tocca l'industria del farmaco, ma anche e soprattutto la medicina generale che è quella più prossima al paziente. «L'equivalenza terapeutica - ha spiegato il segretario della Fimmg, Giacomo Milillo, intervistato da DoctorNews33 a margine dell'Assemblea di Farmindustria - mina totalmente la medicina generale, sebbene non sia l'unica cosa a farlo». Secondo Milillo non esiste, infatti, una definizione di equivalenza terapeutica ma sarebbe di fatto un concetto assolutamente inventato. «Questo principio - aggiunge - si basa sul fatto che su un foglietto illustrativo l'indicazione prevalente sia uguale ad un'altra. Si assimilano, cioè, due farmaci sulla base del foglietto illustrativo, e questo costituisce un doppio salto mortale d'ignoranza applicato al risparmio». Da non sottovalutare, poi, la risposta di ogni paziente ad un farmaco piuttosto che ad un altro. «Un principio come quello dell'equivalenza terapeutica, può essere anche pericoloso oltre che dannoso per il paziente. Ma è chiaro - spiega Milillo - che quest'ultimo acquista il farmaco che gli viene indicato». 

E aggiunge: «La spesa farmaceutica, così facendo, può anche ridursi ma a danno della salute o della tasca del cittadino». E continuando nelle sue dichiarazioni, il segretario della Fimmg tocca anche il tema dei farmaci innovativi, che arrivano alla medicina generale, però, solo attraverso la visita specialistica. «È necessario - precisa Milillo - che noi medici di medicina generale richiediamo una visita specialistica, per poi attendere che il collega compili un registro cartaceo, con non pochi disguidi anche per il paziente». Solo a questo punto, spiega Milillo, «possiamo prescrivere l'eventuale farmaco innovativo. Ma questo non vuol dire gestire l'innovazione». Una modalità non corretta, dunque, che secondo il segretario della Fimmg andrebbe risolta permettendo ai medici di base, appunto, la compilazione dei registri per i farmaci innovativi, «così da permettere al cittadino di avere direttamente le prestazioni e i farmaci necessari. E allo stesso tempo, garantire la registrazione di tutte le informazioni per valutarne l'appropriatezza».


Rossella Gemma