Sul territorio pochi farmaci per arginare il Covid-19.

La denuncia dei medici di famiglia

sabato 25 luglio 2020

Doctor 33


I medici di famiglia denunciano: non abbiamo armi per curare a casa i pazienti Covid, ma in vista dell'autunno e della possibile ripresa dell'epidemia è indispensabile che possiamo prescrivere farmaci idonei. Le regioni ora vengono loro dietro. In particolare, sull'idrossiclorochina il coordinatore degli assessori alla salute Luigi Icardi ha chiesto al presidente dell'Agenzia del farmaco Domenico Mantoan di rivedere qualcosa, dopo la retromarcia degli ultimi mesi. I risultati ottenuti sui pazienti in Piemonte dimostrano una certa efficacia, la richiesta è di attivare la nota 648 per la prescrizione off label ed un registro di monitoraggio. Che l'esperienza dei medici di famiglia con il Plaquenil non sia del tutto da rivedere lo conferma Roberto Venesia responsabile area farmaco Fimmg, torinese, che chiede per i mmg più poteri prescrittivi e da "pubblico ufficiale" nel garantire un'efficace quarantena di pazienti positivi o sospetti.

Partiamo dalle terapie, prima di impostarle è necessario individuare l'infezione da coronavirus. «Il sintomo "maggiore" indicativo è la febbre persistente sopra 37,5° accompagnata o meno da disgeusia; secondo il protocollo attivato in Piemonte, nel giovane senza fattori di rischio si usano tachipirina e medicinali periferici per il controllo della tosse. Ma nel paziente "borderline", sopra i 50 anni, se i sintomi persistono dopo tre giorni occorre evitare un possibile peggioramento. Ad aprile, a Torino, abbiamo messo a punto con l'ospedale Amedeo di Savoia e con il gruppo dell'Università guidato dal professor Giovanni Di Perri un protocollo che prevede dopo 3 giorni di sintomi, uno maggiore (febbre) e due tre minori (dolori articolari, tosse) l'uso di eparine a basso peso molecolare, che come anti-trombotico noi medici di famiglia possiamo prescrivere in-label, e di idrossiclorochina, prescrivibile invece off-label, nonché eventuale utilizzo di antibiotici. Con l'idrossiclorochina, antimalarico -ammette Venesia- se somministrata per tempo avevamo osservato risultati positivi, ma dopo una serie di esiti dubbi su numeri ampi uno studio su Lancet lo ha ridimensionato e l'indicazione non è stata ripresa da Organizzazione mondiale della sanità e dall'Aifa. Va detto che lo studio, ritrattato da 3 autori, si riferiva per lo più a pazienti con malattia avanzata, in una fase in cui l'azione antivirale è meno efficace. Per capire meglio aspettiamo esiti di studi randomizzati. Un successivo gruppo di lavoro Fimmg nel disegnare un modello di gestione territoriale per tutta Italia ha "attenzionato" degli antivirali (lopinavir, darunavir) con letteratura promettente che però richiedono ricetta specialistica di infettivologo o pneumologo». In sintesi, al momento, il medico di famiglia al di là degli anticoagulanti non ha armi. «Nell'eventualità di una ripresa pandemica, come si è proceduto al distanziamento, all'acquisto di DPI, alla prova della febbre a distanza, per evitare un secondo lock-down si deve armare la medicina generale, remunerando ore in più di personale di studio per tenere gli studi aperti più a lungo, aiutandola ad investire in misure di sanificazione e sicurezza e soprattutto mettendola in condizione di prescrivere farmaci sulla base di protocolli validati a livello nazionale. In Fimmg - aggiunge Venesia - valutiamo di metterci a disposizione in vista della riapertura delle scuole per praticare i test sierologici al personale». Un lavoro che spetta a una medicina generale "ritrovata" più che alle Usca. «Le unità territoriali sono nate per gestire l'emergenza a casa del paziente sintomatico ma erroneamente qualche Asl sembra vederle come strumento per ridisegnare la continuità assistenziale (per inciso, i colleghi prendono 40 euro l'ora contro 25 del medico di guardia, il che può scoraggiare molti aspiranti mmg)».

Oltre che per le scuole, ricorda il segretario Fimmg piemontese, i medici di famiglia sono disponibili a creare una rete di "sentinelle" del virus atte ad individuare e circoscrivere i focolai. «Questa rete c'è in Puglia e Piemonte, da noi c'è pure l'assistenza domiciliare codificata ai pazienti Covid nell'accordo integrativo firmato di recente. Ora sarebbe opportuno un passo ulteriore, "sovra-regionale", una modifica di legge. Al medico di famiglia si dia il ruolo di pubblico ufficiale quando pone in isolamento i pazienti Covid ed i contatti stretti. Oggi per attestare che il contatto di un paziente Covid-19 non deve andare al lavoro pur se asintomatico c'è bisogno della comunicazione del Servizio di igiene e prevenzione dell'Asl che ha i suoi tempi; il mmg potrebbe accorciare i passaggi burocratici ma per legge non può dichiarare in malattia un assistito che malato non è; sarebbe bene poter disporre dei poteri del Sisp, e porre in isolamento l'assistito e che per le violazioni scattassero in tutta Italia le sanzioni penali».

Mauro Miserendino