Taranto: Noi, quelli della radioterapia a rate
IL cancro non va in vacanza e ad agosto per i malati di Taranto fare la radioterapia è stata un'odissea.
sabato 03 settembre 2016

replica «non creiamo allarmismi, le macchine si sono fermate solo tre giorni ad agosto. E' la carenza di personale il vero problema ». Al bunker della radioterapia è un via vai. L'ingresso è fatiscente, c'è un ponteggio e una rete di sicurezza per fermare la caduta di calcinacci, ma i pazienti vengono a curarsi qui anche da fuori provincia perché è una delle migliori radioterapie d'Italia. Taranto ha un triste primato: qui ci si ammala di tumore statisticamente di più che nel resto del Paese e il personale del reparto con gli anni si è specializzato. Anna ha 71 anni, era impiegata comunale e quando è andata in pensione ha iniziato a combattere col terribile male. A marzo è stata operata per la seconda volta e deve fare 20-25 sedute di radioterapia. «Mercoledì della scorsa settimana la macchina si è fermata. Mi hanno chiamato dicendo di restare a casa. La stessa cosa è successa venerdì. Così in pratica dei 5 giorni di terapia ne ho fatti solo 3. Mi chiedo se la radioterapia è lo stesso valida in questo modo». Quelli del comitato spiegano che i malati di tumore sono tanti, troppi e i tempi si allungano. Dopo l'intervento si attende anche sei mesi prima di iniziare la terapia, «intanto il cancro continua a divorare le cellule sane - dicono - il tempo per salvare una vita è poco. A Taranto viviamo sulla nostra pelle una grave emergenza sanitaria e affrontarla con macchine che si fermano 2 giorni su 5 significa aggiungere altra sofferenza». A Lecce le macchine per la radioterapia sono 4 e più nuove. A Taranto sono solo due e piuttosto vecchie. Il direttore Rossi assicura che i trattamenti rispettano i protocolli clinici ma ammette «le macchine sono sempre più vecchie e sono iper utilizzate. Una ha 12 anni, l'altra meno di 10. Un acceleratore lineare costa 3 milioni di euro e sostituirlo significa rifare completamente il bunker. Non è una spesa di cui può farsi carico l' Asl. A luglio abbiamo chiesto alla regione di sostituire la più vecchia ma resta il problema del personale. Anche se avessimo più macchine mancherebbero radioterapisti, tecnici di radiologia e fisici, figure strategiche per la giusta calibrazione della terapia. Negli ultimi anni purtroppo c'è stata una crescita esponenziale dell'uso radioterapico ma si fatica a trovare le professionalità da impiegare». Francesco, 69 anni, è un bidello in pensione e viene da Gioia del Colle. A febbraio scorso è stato operato di tumore alla prostata e i medici di Acquaviva delle Fonti gli hanno consigliato la radioterapia a Taranto. «I turnisti diventano degli amici. Medici e infermieri fanno miracoli ogni giorno, ci trattano con i guanti e anche loro si lamentano perché sono pochi e perché le macchine ogni tanto si fermano. Anche a me è capitato di restare a casa quando si è rotto il lettino della macchina. Mi hanno avvisato al telefono e poi ho recuperato la volta successiva con una terapia più lunga». Virginia ha affrontato un viaggio della speranza, «mi hanno operata a Milano e lì mi hanno detto che potevo iniziare subito la radioterapia ma ho finito i soldi e a Taranto dovrò aspettare dei mesi». Di positivo c'è che la radioterapia del Moscati è una delle poche ad aver avuto la certificazione di qualità in Italia. «Proprio per questo - aggiunge il dg Rossi - con sindaco, parlamentari e consiglieri regionali stiamo discutendo di creare al Moscati un polo oncologico più attrezzato, dove concentrare quelle discipline di supporto per le quali ora bisogna andare al Santissima Annunziata». Ma la decisione sul piano di riordino ospedaliero spetta al governatore Emiliano che a fine settembre parteciperà al convegno sull'emergenza sanitaria organizzato a Taranto proprio da Liberi e pensanti.