Si moltiplica il numero degli obiettori la gravidanza diventa un affare privato
In forte aumento le ragazze tra i 15 e i 17 anni. Ma ormai sono introvabili i medici che accettano
domenica 16 marzo 2014

Antonello Cassano - Repubblica Bari
Il piu' alto tasso di aborti tra le ragazze minorenni nell’intero Centro-Sud. Predominio delle cliniche private nelle interruzioni di gravidanza con giro d’affari milionario. Reparti di ginecologia pieni zeppi di obiettori di coscienza che si rifiutano persino di prescrivere la pillola del giorno dopo. Il tema è tornato alla ribalta negli ultimi giorni. La vicenda di una ragazza romana abbandonata in un bagno d’ospedale a partorire il feto morto ha riacceso la polemica sul mancato rispetto della 194. A quasi 40 anni di distanza dalla sua entrata in vigore, quella legge è ancora difficile da applicare anche negli ospedali pubblici pugliesi.
Il piu' alto tasso di aborti tra le ragazze minorenni nell’intero Centro-Sud. Predominio delle cliniche private nelle interruzioni di gravidanza con giro d’affari milionario. Reparti di ginecologia pieni zeppi di obiettori di coscienza che si rifiutano persino di prescrivere la pillola del giorno dopo. Il tema è tornato alla ribalta negli ultimi giorni. La vicenda di una ragazza romana abbandonata in un bagno d’ospedale a partorire il feto morto ha riacceso la polemica sul mancato rispetto della 194. A quasi 40 anni di distanza dalla sua entrata in vigore, quella legge è ancora difficile da applicare anche negli ospedali pubblici pugliesi.
La mancanza di una corretta informazione sui rischi di rimanere incinta crea forse i danni peggiori. Perché se è vero che gli aborti diminuiscono di anno in anno (nel 2011 erano 9400, l’anno dopo poco più di 9mila, secondo i dati diffusi nel settembre scorso dalla relazione annuale del ministero della Salute) è anche vero che siamo al secondo posto per tasso di abortività. In Puglia, nel 2011, solo il 13 per cento delle donne risultava munito del certificato del consultorio per praticare l’Ivg, interruzione volontaria di gravidanza. La media nazionale è al 40 per cento. Numeri negativi anche per quanto riguarda le recidività (donne che effettuano più di una interruzione di gravidanza) che due anni fa raggiungevano il 32 per cento, la cifra più alta d’Italia.
Sul tema della 194 il sistema pubblico è in grande difficoltà. Non a caso, mentre in Italia il 91,6 per cento delle Ivg fatte nel 2011 è stato praticato negli ospedali pubblici, in Puglia questa percentuale scende al 53 per cento. Il restante 47 per cento delle Ivg regionali è nelle mani delle cliniche private (contro la media nazionale ferma all’8 per cento). Dietro queste percentuali c’è anche un giro d’affari considerevole. Il regno delle private è senza dubbio Bari. Su 3600 aborti (dati del 2011) praticati in città, circa 2600 sono stati fatti dalle cliniche private.
Vale a dire il 72 per cento degli aborti totali. Nello stesso anno il Policlinico è fermo a 272 interventi. Complessivamente il sistema privato convenzionato barese ha ottenuto dall’Asl rimborsi che variano tra i 2 milioni e 800mila euro e i 3 milioni e mezzo di euro.
Ma c’è un dato che è ancora più preoccupante e indica chiaramente la scarsa attenzione sul tema e l’assenza di una corretta informazione sui metodi contraccettivi. La Puglia è infatti la regione del Centro-Sud con il più alto tasso di aborti tra le ragazze con meno di venti anni. Lo dice una ricerca pubblicata qualche mese fa dall’Università di Bari e dall’associazione “La bottega dell’orefice”. Sono state
387 le ragazze fra i 15 e i 17 anni a fare ricorso all’aborto. Di queste, 36 avevano meno di 15 anni. In questa fascia d’età il tasso di abortività medio nazionale è di 6,4 per mille. In Puglia è al 7,7.
E pensare che il momento più buio della 194 in Puglia sembra essere ormai alle spalle. Esattamente un anno fa tutti i ginecologi dell’ospedale San Paolo di Bari dichiararono in massa obiezione di coscienza privando la città dell’unico presidio pubblico, escluso il Policlinico, in grado di praticare l’Ivg. «Da allora — commenta Antonella Morga, segretaria regionale della Cgil Puglia — le cose sono migliorate. Si è costituita un’unità di interruzione di gravidanza più organizzata in quell’ospedale.
Si fanno Ivg anche a Triggiano e la Regione sta provando a intervenire sia sulla riorganizzazione dei punti nascita che sulla necessaria riforma della rete consultoriale. Detto questo, è evidente che i passi in avanti non riescono a colmare le lacune. La Regione deve intervenire nuovamente per difendere la 194, perché se nei nostri ospedali ci sono difficoltà anche a prescrivere la pillola del giorno dopo, vuol dire che c’è qualcosa che non va».
A complicare la situazione c’è anche quel 70 per cento di ginecologi pugliesi che hanno dichiarato obiezione di coscienza. Tra di loro c’è anche chi si rifiuta di prescrivere la pillola del giorno dopo, come è accaduto a Laura, una ragazza barese che pochi giorni fa è stata costretta a vagare per gli ospedali della città pur di ottenere il contraccettivo. Delusa Marida Leuzzi, di “Un desiderio in comune”, associazione in prima fila in difesa della 194: «Da anni denunciamo sempre lo stesso scempio. Ormai siamo scoraggiate. Su tutta questa materia mancano delle direttive da parte della Asl e dell’assessorato regionale alla Sanità. In mancanza di regole chiare ognuno fa quello che vuole. D’altronde all’Asl Bari c’è una contraddizione evidente, visto che a capo del dipartimento materno-infantile c’è il professore Filippo Boscia, obiettore di coscienza dichiarato. Eppure il numero di obiettori non sarebbe un problema. In Puglia ci sono un centinaio di ginecologi non obiettori. Basterebbe organizzarli in pochi presidi pubblici per migliorare la situazione ».